ALFREDO MANTOVANO

Deputato al parlamento italiano
Responsabile di An per i problemi dello Stato


Comunicato Stampa del 8/11/1999


Mantovano (A.N.): presidenza Cicala garanzia per tutti

 

A partire dalle elezioni politiche del 1996 la traduzione nel mondo dei giudici del "paese normale" vagheggiato da D'Alema è consistita nel tentativo di "normalizzare" la magistratura; se una delle cause della vittoria della sinistra è stata la demonizzazione per via giudiziaria dell'avversario (la DC nel 1994, Forza Italia nel 1996), il conseguimento del risultato politico ha reso non più necessario per la sinistra, e anzi addirittura nocivo, il concorso attivo dei p.m. più ultras. È ovvio che la normalizzazione è tanto più efficace quanto più è ampia e quanto migliori sono le sponde interne: il dott. Antonio Martone, da presidente dell'A.N.M., ne fosse consapevole o meno, è stata la più autorevole di queste sponde.
Un'agenzia bene informata come il VeLino qualche giorno fa definiva le dimissioni di Martone una grave sconfitta per D'Alema e per Diliberto, identificando nell'ex presidente dell'A.N.M. il garante di equilibri favorevoli al Governo; la correttezza di questa analisi è confermata da elementi oggettivi: sono apparsi ben strani, per fare solo un paio di esempi, l'avallo dato dal dott. Martone al "pacchetto sicurezza" del governo, e il suo silenzio relativo al dossier Mitrokhin, soprattutto nella fase iniziale della vicenda, quando non era ancora ben chiaro se fossero coinvolti magistrati. Né è un caso la valutazione positiva dell'operato di Martone da parte della stampa più vicina alla sinistra: si legga in proposito l'ultimo numero de L'Espresso. Quella che oggi appare necessaria è una effettiva indipendenza della magistratura, senza collateralismi di alcun tipo, espliciti o impliciti, accompagnata da un riacquistato senso di equilibrio, nel rispetto degli ambiti istituzionali di ciascuno. Anche da questi punti di vista l'elezione del dott. Mario Cicala al vertice dell'A.N.M. rappresenta una garanzia per tutti: come emerge con chiarezza dalle sue prime interviste, che collegano il rischio paralisi nella giustizia alla riforma del giudice unico (e quindi anche alle responsabilità del governo), e non alla riforma del giusto processo, ormai prossima all'approvazione definitiva. .

 

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