ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
(Sezione: PRIMA PAGINA        )
domenica 4 gennaio 2004

DI MARCO DE MARCO

Lo scandalo dell'istituto salentino

 

BANCHE, AMICIZIE PERICOLOSE


 

Una cosa sono i sospetti, le credenze, i luoghi comuni e un'altra è l'inoppugnabile forza dei fatti e delle testimonianze. Ecco dunque un'ulteriore conferma di che cosa sono le banche italiane, o almeno una parte di esse. Sono luoghi dove quel che conta è la politica e non l'economia; il rapporto di relazione è con il potente e non con il cliente.

Illuminante, a questo proposito, l'intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno dall'ex se natore Ds Giovanni Pelkgrino. Fu lui a presentare il direttore della Banca del Salento De Bustis all'allora Presidente del Consiglio Dalema, ed è lui che sostiene che Gorgoni è amico di Fitto e Semeraro è vicino al centrodestra, mentre suo figlio ha simpatie per An. Tutto questo giro di amicizie è servito forse a produrre efficienza, a immettere energia nel sistema economico nel sistema produttivo Pugliese? A conti fatti l'efficienza è stata solo apparente e i dati statistici confermano che la Puglia continua a guardare da lontano le realtà dell Paese più progredite. In altre parole i magistrati sospettano che gli sforzi siano stati indirizzati a corbellare i risparmiatori. Coloro i quali incapaci di decifrare il complesso linguaggio della finanza si erano affidati a "dizionari" i falsi e ingannatori. I politici non c'entrano? Vedremo. Intanto il sottoseretario Mantovano tira in ballo il suo ex avversario di collegio elettorale, Massimo D'alema. "Ha usato la Banca 121 per fini politici", ha detto senza tema di querela nel vivo di una conferenza stampa. Il Pm che indaga sulla vicenda, interpellato dal nostro giornale, sente odore di bruciato e giustamente si dice pronto ad ascoltare il sottosegretario, qualora avesse qualcos'altro di più concreto da aggiungere. Da parte sua, Mantovano vada fino in fondo e racconti al Pm tutto quel che sa, senza trascurare alcun dettaglio. Sempre al nostro giornale ha detto che è pronto a farlo, si vedrà. Allo stesso tempo, se c'è, D'Alema batta un colpo e, a proposito della Banca del Salento, risponda alle pubbliche accuse che gli sono state Lanciate. Se davvero lo facesse aiuterebbe noi tutti a capire la natura di quel intreccio che teneva insieme banchieri e politici pugliesi. Infine se anche Fitto volesse dirci la sua non potrebbe che far del bene e gli saremmo grati in nome della trasparenza.

Giorni fa il Governatore Fazio ha spiegato che senza uno scatto di moralità non se ne esce. Il problema è che la politica è stata inventata proprio perché la morale non era sufficiente e il mondo non era abitato di soli gentiluomini e gentildonne. Ma se la politica non fa il suo mestiere e invece ficca il naso lì dove non dovrebbe metterlo, ad esempio dietro gli sportelli bancari, il circolo vizioso è bello che chiuso.

Sarebbe sin troppo semplice suggerire ai moralisti di tornare a fare i moralisti, ai controllori di non dare tregua ai controllati, ai banchieri di pensare al credito e ai politici di disegnare gli scenari del futuro e ai magistrati di punire chi infrange la legge. Sappiamo però che le cose sono un po' più complicate tuttavia convince poco, a questo proposito, il ragionamento svolto qualche giorno fa dal "Riformista", l'inutile polemica tra Fazio e Tremonti si sosteneva, non fa altro che creare un vuoto di credibilità istituzionale nel quale può facilmente straripare l'azione dei giudici, esattamente come accaduto con Tangentopoli. La preoccupazione è giusta e condivisibile ma per evitare simile deriva non serve celare i contrasti istituzionali, al contrario occorre sanarli. Se mettiamo una coperta sui conflitti ed invitiamo i giudici a ritirarsi, ci resterà ben poco da fare: forse solo sperare che il 2004 ci renda tutti più buoni. Troppo poco per la verità.