ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
(Sezione:    LECCE     Pag.    6)
domenica 31 ottobre 2004

SALAVATORE AVITABILE

Davanti alla platea provinciale di Alleanza nazionale si smorza la polemica sul dopo-suppletive. Forza Italia: fronda anti-Baldassarre 

 Mantovano abbasa i toni: Fitto? Concreto

Il sottosegretario: «Non ha rispsoto al mio attacco? È serio, nell'interesse di tutti convocherrà il Polo»


 

LECCE - Diversi esponenti di Forza Italia sono stati molto duri con il sottosegretario all'Interno e coordinatore regionale di An, Alfredo Mantovano. Ma lui, Raffaele Fitto, il vero leader di Forza Italia in Puglia, è rimasto in silenzio. E ieri a Lecce per l'approvazione del' Pis 11 sUl Barocco pugliese non, ha voluto replicare alla sortita di Mantovano come avevà già fatto venerdì scorso. E il governatore non ha neanche voluto far sapere il suo pensiero sulla convocazione dell'assemblea dei quadri dirigenti della Casa delle libertà allargata a sindaci, consiglieri regionali e parlamentari, come chiesto dal «delfino» di Gianfranco Fini. «Una domanda di politica? Arrivederci...», si è limitato a dire. Ma il silenzio di Fitto, però, non ha irritato Alfredo Mantovano. Tra i due non c'è alcuna «guerra». E Mantovano ha confermato che sarà al suo fianco alle Regionali.

«FITTO CONCRETO» - Ieri sera, all'hotel Tiziano, Mantovano ha convocato un'assemblea dei quadri dirigenti del partito in provincia di Lecce. «Era un incontro già previsto, non c'entrano le suppletive. Sono qui per ascoltare», ha affermato. E ha aggiunto con il sorriso sulle labbra: «Fitto non ha risposto? E' una persona molto concreta e seria, non ho dubbi. Nell'interesse di tutti, gli Stati Generali della Casa delle Libertà devono essere convocati. Lo chiede non solo la base di An ma la realtà dei fatti». Nessuna contrapposizione, dunque, tra Fitto e Mantovano. Anzi tutt'altro. «Sarò impegnato personalmente per sostenerlo alle Regionali del 2005 - ha proseguito -. Il mio documento non riguardava il passato ma era rivolto al futuro.

Dovremmo scegliere candidati credibili anche in base al programma. All'indomani della sconfitta alle Amministrative chiedemmo una seria riflessione a porte chiuse. Non fu fatta. Ora c'è un'altra sconfitta. Non perdiamoci nelle polemiche e facciamo una riflessione su ciÒ che è accaduto perché siamo già in campagna elettorale». Mantovano, però, ha polemizzato con Lorenzo Ria.


SCONTRO CON RIA - Il neo-deputato dell'Ulivo di Gallipoli, intervistato ad «Open», ha criticato le dichiarazioni di Mantovano. «Mi sono sembrate allucinanti, non bisogna infierire nei confronti di chi ha perso ma esprimergli solidarietà. Non mi piace la politica del mostrare i denti dello squalo. Non so se Mantovano avrebbe conseguito più voti di Barba». Mantovano ha risposto con durezza. «Le elezioni non si fanno con i se e con i ma. Alle suppletive ci sono venti punti di distacco, occorre una riflessione. Ritengo che sia di cattivo gusto entrare nelle vicende degli altri partiti e una mancanza di cortesia politica».


VELENI IN FI- Il consigliere regionale Roberto Tundo ritiene che nel centrodestra c'è un forte clima di nervosismo. «Alle critiche di Mantovano in Fi hanno risposto con altre critiche», ha affermato. Per Tundo nella Cdl «si cercano solo capri espiatori. Ecco perché c'è bisogno di una seria riflessione. Cosa aspettiamo? Dovrà svolgersi entro l'anno, i tempi delle Regionali sono ormai vicini. Su Barba Alfredo Mantovano non ha posto alcun veto, né prima e né durante la campagna elettorale. Ha lasciato campo libero al partito. Sarebbe stato imbarazzante se fosse stato al fianco di Barba. Il petroliere è stato il candidato dell'Udc e di Fi, An ha condiviso e non sottoscritto la candidatura.

Occorre con urgenza la convocazione di un'assemblea della coalizione». In Forza Italia, infine, i «veleni,;non mancano. C'è chi chiede - come Fabrizio Camilli, Ivano Lecçisi, Salvatore Perronè,éct Aldo Aloisi . la «testa» di Raffaele Baldassarre. Il motivo? L'incompatibilità tra incarichi istituzionali e di partito.


    

 

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