ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su CORRIERE DEL MEZZOGIORNO (Sezione: IN PRIMO PIANO Pag 3 ) |
domenica 4 gennaio 2004 |
Antonio Castaldo
«In banca contano i soldi, non la politica»
LECCE - Di quella manciata di giornii frenetici in cui si decise il destino della Banca del Salento e la sua personale fortuna, Giovanni Semeraro ricorda tutto. Ogni minimo dettaglio. "Venni sballottato da un ufficio all'altro di via Filodrammatici, la storica sede di Mediobanca. E poi a Torino e a Siena. Da un incontro con Rainer Masera, presidente di San Paolo Imi, a un faccia a faccia con Pierluigi Fabrizi, numero uno di Mps, il prezzo della nostra banca lievitò da 1500 a 2500 miliardi di lire. E così vendemmo. Ma fu un'operazione esclusivamente finanziaria. Né di destra, né di sinistra. La finanza è una questione di soldi, non di politica". Al caldo, nella sua villa alle porte di Lecce, Semeraro cerca di curare un brutto raffreddore forse rimediato a bordo campo, durante una delle ultime partite del "suo" Lecce. "Mantovano sostiene che la Banca del Salento era manovrata dal centrosinistra? - domanda dopo un sonoro starnuto - Sono stato il presidente dell'istituto di credito salentino per molti anni. E posso dire che sono amico del sottosegretario, così come sono amico di Giovanni Pellegrino, e l' intervlsta che ha rilasciato ieri al Corriere del Mezzogiorno la sottoscrivo quasi integralmente". Pellegrino ha dichiarato che Lorenzo Gorgoni è amico di Raffaele Fitto. "Non solo è amico di Fitto. Gorgoni è suo cugino. Ma se è per questo ha amicizie anche a sinistra. E' trasversale". E suo figlio Rico, è vero che ha la tessera di An? "Lo smentisco categoricamente. E' simpatizzante del partito di Fini, questo sì. Ma non ha mal fatto politica". Passando a lei, presidente, è o no "un grande elettore del centrodestra" come ha dichiarato l'ex senatore diessino? "Non so se grande, ma alle ultime elezioni dichiarai che se avessi pntuto votare a Gallipoli avrei preferito Mantovano a D'Alema". Per finire, bisogna regolare i conti con il leader della Quercia: "L'ho incontrato solo due volte. Una delle quali fu sulla spiaggia di Gallipoli, quasi per caso. Melo presentò De Bustis, loro sì che erano amici. Ma non per questo si poteva dire che l'istituto di credito che presiedevo fosse orientato politicamente". Il patron del Lecce Calcio, famiglia ricca di interessi, dalla distribuzione dei carburanti alla lavorazione dei tabacchi, ha sempre creduto molto in Vincenzo De Bustis. Forse perché, come Javier Chevanton, anche il finanziere romano è un attaccante nato. "Il dottor Semeraro ha una passione per il ruolo del centravanti", dicono dal suo staff. Ed è forse per questa propensione offensivistica che la Banca del Salento in sette anni si è trasformata da piccolo istituto di provincia al gioiello strapagato dell'hi-tech finanziario che, da Siena a Torino, mandava in sollucchero i banchieri di mezzo Stivale. "Tra Mps e San Paolo si scatenò un'asta al rialzo Ma non l'avevamo cercata noi, erano loro che volevano ac quistare a tutti i costi". Il prezzo pagato da Siena fu alto: 2500 miliardi di vecchie lire, una cifra che suscitò polemiche. "Ma che dividemmo con i l3mila soci dell'azionariato diffuso". In casa Semeraro restò "solo" il 30 per cento. Allora, era il dicembre del 1999, la borsa galleggiava gioiosamente nella cosiddetta bolla speculativa creata dal mercato telematico. "In quell'anno abbiamo emesso Btp online che per il 90 per cento sono stati incassati con un guadagno di quasi il 10 per cento", ricorda l'ex presidente della banca salentina. Tuttavia, secondo le prime stime dell'istituto senese, sono 11.700 i piccoli e grandi investitori che hanno buttato soldi nel pozzo dei desideri di Banca 121. Perdite fino al 60 per cento. "E lo viene a raccontare a me?! - taglia corto l'imprenditore. Anche mio figlio Rico ha perso cento milioni con i Btp tel. Ma finché rischia uno del settore, che conosce i pericoli della borsa, va tutto bene. Se però, per dire, si tratta con piccoli risparmiatori, che magari vogliono investire la propria liquidazione, la banca ha il dovere di mettere sull'avviso il cliente". L'inchiesta aperta dalla Procura di Trani gira proprio intorno a questo interrogativo: fino a che punto era lecito il "pressing" per la vendita di questi titoli? "Parliamoci chiaro. Nel 1999 la borsa andava a mille e sembrava che dovesse continuare così per molti anni. Adesso invece si lamentano tutti perché il mercato è depresso". D'accordo, il rischio. Ma qualcuno parla di malafede, di titoli "ingannevoli", addirittura di un'operazione pliotata per far crescere il prezzo della Banca del Salento al momento della vendita. "Sono fesserie. Gran parte dei titoli contestati sono stati emessi dopo la vendita al Monte dei Paschi di Siena". Gran parte, ma non tutti. E quelli che invece hanno perso i risparmi di una vita con chi se la devono prendere? "Sono gli incerti del settore". Del resto si sa, se ti lanci all'attacco scopri la difesa. E rischi di prendere il gol. Una caterva di gol.
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