ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA (Sezione: CRONACHE Pag. 22 ) |
Venerdì 19 luglio 2002 |
Paolo Brogi «Proselitismo in cella, massima allerta» Convertito in carcere all’Islam: i terroristi islamici cercano proseliti all’interno dei penitenziari? Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno, risponde che «va evitata la criminalizzazione della conversione: la limitazione della libertà religiosa non sarebbe tollerabile». Però ammette: «L’Islam è una religione complessa, ci sono conversioni che possono destare preoccupazioni, sia dentro che fuori dal carcere. L’attenzione al fenomeno è massima». Nega la presenza nelle carceri italiane dei «professionisti» del proselitismo di cui venne denunciata per la prima volta la presenza in Francia, con un’inchiesta choc sulle pressioni a cui vengono sottoposti detenuti «vulnerabili» perché abbraccino la fede islamica. «Teoricamente, ogni islamico cerca dei proseliti - chiude Mantovano- ma non ci sono segnalazioni di infiltrati». La conversione di Domenico Quaranta, arrestato per terrorismo, ha riaperto il dibattito. Per Mario Scialoja, ex ambasciatore in Arabia Saudita, «ci si converte per cultura o per amore. Quaranta mi sembra un caso umano pietoso». «La conversione è una scelta personale che va rispettata», dice monsignor Sotir Ferrara, commissione Cei per l’ecumenismo. Mentre Anna Conte, convertita all’Islam e sposata con un tunisino in carcere perché sospettato di legami con la rete di Al Qaeda, si difende: «L’America vuole delle risposte. E l’Italia cerca di dargliele. Ma sbagliate. Questa non è giustizia, è politica».
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