Dino Martirano
Mantovano (An): no alle scorciatoie Ci sono già benefici per i detenuti
ROMA - Onorevole Alfredo Mantovano, da cattolico e da sottosegretario all’Interno, perché dire no all’indulto se le carceri sono sovraffollate? «L’indulto è una soluzione illusoria. La questione del sovraffollamento è, se è lecito il paragone, come una salita in montagna: si può arrivare in cima seguendo il sentiero oppure tagliare dritto: ma io, che sono un discreto camminatore, so che ogni scorciatoia si può rivelare inutile. Tanto che poi bisogna tornare al punto di partenza».
Fino ai primi anni ’90, quando fu innalzato il quorum per indulto e amnistia, i governi ricorrevano spesso agli atti di clemenza per svuotare le carceri.
«Fino al ’92 c’è stato un indulto ogni 4 anni sempre motivato dal sovraffollamento: e sempre seguito da una decongestione immediata e da un ripopolamento nel tempo massimo di un anno. E la frequenza degli indulti dimostra che il provvedimento non consente di respirare a lungo».
E il messaggio del Papa? La Chiesa indica nel recupero del condannato la vera essenza dell’atto di clemenza.
«Il sistema penitenziario non è privo di benefici per chi è stato condannato in via definitiva. La speranza, il condannato, ce l’ha nel momento in cui, mano mano che si avvicina la fase conclusiva della detenzione, entrano in gioco i benefici della legge Gozzini: si passa dalla detenzione piena alla semilibertà, al lavoro esterno, all’affidamento ai servizi sociali e, nel frattempo, matura la liberazione anticipata. Diciamo che, superata la metà dell’espiazione di una pena significativa, gli attuali benefici premiano la buona condotta e aderiscono a un percorso di recupero. L’indulto, invece, arriva in modo gratuito».
E l’«indultino»?
«E’ un pasticcio. Nasce per aggirare l’ostacolo costituzionale della maggioranza dei due terzi prevista per l’indulto. E poi è già previsto di sospendere l’esecuzione della pena quando mancano 3 anni al termine della stessa con l’affidamento al servizio sociale. Sarebbe più serio parlare di indulto: così, una volta tanto, concordo con i verdi».
E il dissenso interno ad An?
«Non è demonizzabile perché c’è una coerenza che lo rende rispettabile anche se non condivisibile. In passato Alemanno e Urso hanno anche presentato una proposta di indulto per i terroristi e io non ci vedo nulla di male: l’importante è che il dissenso non scalfisca la linea di An».
E auspicabile che i parlamentari di An votino secondo coscienza?
«Se questo significa che ognuno fa come vuole, io non lo auspico. Se esiste un caso in cui viene sollevata la questione di coscienza è ovvio che debba essere rispettato. Ma è improbabile che la linea di An venga modificata».
|