ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Espresso Sud
(Sezione:  ATTUALITA'   Pag.   26   )
Maggio 2003 - N. 5

 

le interviste di Nicola Apollonio

Alfredo Mantovano "Il potere? Lo trovo pesante e difficile


Riservato, deciso, ma mai scontroso. Ha la battuta sempre pronta, icastica e tagliente. Ma rifugge dall'affibbiare colpi bassi. Sa tirare di fioretto, e di questo quasi si compiace. È un idealista, uno che si scrolla volentieri di dosso l'etichetta del "capo". Anche se poi si comporta da vero leader di un partito, Alleanza nazionale, dove ha bruciato a tempo di record tutte le tappe possibili.

Cattolico convinto e praticante, Alfredo Mantovano è contro l'uso della droga e firmatario di un disegno di legge che regolamenti l'immigrazione ordinaria e che ostacoli, invece, quella criminale. Brilla sempre di luce propria, e i suoi amici dicono che ormai le ossa nel partito se l'è fatte. Gli assidui contatti con le più alte cariche dello Stato gli hanno tolto quella che era una patina provinciale. Adesso naviga a vista. Senza impedimenti.


D. I giornali la definiscono un leader di An. Lei si sente leader?
R. Il leader di Alleanza nazionale è uno solo: si chiama Gianfranco Fini. Io in An ho evidentemente un ruolo, dal momento in cui, nel dicembre del '97, Fini mi chiamò a fare il coordinatore nazionale, facendomi entrare stabilmente nell 'esecutivo del partito.


D. Quanto deve a Fini?
R. Moltissimo. Sia sul piano umano sia sul piano delle gratificazioni dal punto di vista politico.


D. L'accusano d'aver fatto lo sgambetto alla Poli Bortone.
R. Mi sembra che sia un 'accusa priva di qualsiasi fondamento.


D. Ma lei si sente capo?
R. Io spero di essere capace di prendere delle decisioni all 'interno della mia famiglia. D'accordo con gli altri.


D. Perché in politica la gratitudine è così rara?
R. Non credo soltanto in politica, credo dappertutto. C'è un'enfasi su quest'assenza di gratitudine nella sfera politica, ma conosco un pò il mondo della magistratura e mi sembra che il discorso si ponga negli stessi termini. É comunque uno degli effetti del peccato originale.


D. Quali sono i suoi difetti di politico?
R Probabilmente, quello di essere troppo riservato, nel senso che trovo sempre difficoltà all'apertura. Che poi non significa che quando ci provi non cia siano dei risultati. Però, c'è questo dato caratteriale.


D. Meglio essere magistrato o sottosegretario di Stato?
R. Sono due funzioni entrambe impegnative, entrambe piene di responsabilità È difficile fare delle graduatorie. Quello che posso dire è che in questo momento non ho né rimpianti né pentimenti.


D. Che rapporti ha avuto, o ha, coi parroci del suo collegio elettorale?
R. Io non ho collegio elettorale, essendo stato trombato. Mi sono candidato nel collegio di Gallipoli e diciamo che, per fortuna, esiste una distinzione tra la sfera religiosa e quella politica. Se dovessi misurare la mia fede dal comportamento avuto dai parroci del collegio nei miei confronti, diventerei ateo. Grazie a Dio, la fede si basa su altri presupposti.


D. Se avesse battuto D'Alema alle elezioni, l'avrebbero promosso ministro?
R. Con i se non si fa nulla.


D. Qual è, da politico, il più grosso errore che ha commesso?
R. È difficile fare una graduatoria, posto che di errori ne ho fatti tanti. Ogni qualvolta si inizia un 'esperienza nuova, il margine di errore è sempre superiore, perché si tratta di prendere le misure di quella esperienza. Quindi, posso tutt'al più dire qual è la collocazione temporale degli errori, ma mi riesce difficile fare una graduatoria.


D. Chi sono i suoi amici in Alleanza nazionale?
R. Oltre a Gianfranco Fini, certamente Manlio Contento, col quale abbiamo condiviso quella breve esperienza di coordinatori nazionali. Poi Riccardo Migliori, che è un deputato di Firenze di notevole spessore culturale e di grande senso delle istituzioni. Francesco Storace, che ha uno straordinario intuito politico e poi tanti altri.


D. E negli altri partiti?
R. Devo dire che sono veramente ammirato del profilo personale e culturale di Marcello Dell 'Utri. Comunque, è difficile fare un elenco. Ve ne sono molti.


D. E i suoi nemici?
R. Lasciamolo dire ai nemici. Credo che basti aprire le pagine dei giornali, soprattutto locali, per avere una risposta.


D. Perché è così contrario all'immigrazione?
R. Non è affatto vero. Anzi, credo che 1'immigrazione sia un' opportunità per chi viene e una necessità per chi accoglie, cioè per l'Italia e l'occidente che, a seguito del calo demografico, hanno necessità di riequilibrare le risorse umane. Sono sicuramente contrario allo sfruttamento criminale dell' immigrazione e in particolare allo sfruttamento criminale della clandestinità.


D. E alla liberalizzazione della droga?
R. Perché la droga è un male. A differenza del fumo o dell'alcool, in ordine ai quali certamente non ci sono effetti positivi per la salute ma si può distinguere tra l'uso e l'abuso, per la droga questa distinzione non si può fare. L'uso già di per sé provoca delle conseguenze profondamente negative che privano la persona della possibilità di fare scelte consapevoli.


D. L'accusano di non saper perdonare i nemici.
R. La categoria del perdono è la più difficile da esercitare, specie per un cristiano. Però, se lo dicono, può darsi che sia vero. E un fatto su cui riflettere.


D. E' favorevole alla nascita di una Repubblica presidenziale?
R. Questo è uno dei cavalli di battaglia della Destra italiana. È chiaro che una prospettiva del genere deve fare i conti non semplicemente con uno slogan di bandiera ma con l'assetto costituzionale e istituzionale che si è determinato negli ultimi dieci anni. Questo significa che resta forte l'istanza di un esecutivo che abbia la possibilità di decidere. Che poi questo esecutivo sia diretto dal presidente della Repubblica (com'è, per alcuni aspetti, in Francia o negli Stati Uniti) o da un presidente del Consiglio, mi pare che sia un aspetto secondario.


D. Il fascismo è solo di destra?
R. Il fascismo, come ben simboleggia l'immagine del fascio, cioè di realtà diverse che sono legate insieme, è la somma di tutto ciò che c'è stato in Italia fino all'inizio degli anni Venti, cioè di una certa tradizione italiana anche radicata nei valori cattolici, di larga parte del liberalismo che fino a quel momento si era sviluppata, del socialismo di impronta nazionale o nazionalistica, quello che aveva determinato la scissione da parte dello stesso Mussolini prima della Grande guerra, e di una quantità di altre venature che si erano accumulate in quegli anni: dall'interventismo al dannunzianesimo, al futurismo. È difficile parlare del fascismo come qualcosa di unitario e di organico.


D. Quando non fa politica, che fa?
R. Cerco di stare in famiglia, perché ritengo essenziale il dialogo con i familiari, e cerco di leggere qualche libro.


D. Si mostra volentieri in tv?
R. C'è sempre una certa ritrosia all'apparire in pubblico, ma lo considero un lavoro, non una cosa riposante.


D. E' monogamo o poligamo?
R. Rigorosamente monogamo.


D. S'è mai fatto fare oroscopi?
R. No. Mi ricordo sempre quello che fa dire Shakspeare a Giulio Cesare: il guaio non è negli astri ma è negli uomini che degli altri si rendono schiavi


D. Dove va l'Italia?
R. L 'Italia continua a vivere una fase estremamente confusa, nella quale però gli elettori hanno dato delle indicazioni molto chiare, che adesso questo Governo ha la grave responsabilità di tradurre in linee politiche concrete.


D. Si arriverà o no a un fronte delle sinistre?
R. In questo momento, la confusione è grande. All 'interno dello stesso partito dei Ds ci sono delle correnti che hanno matrici e obiettivi difficilmente riconducibili a unità. Credo che tra Giovanni Pellegrino - per parlare di un autorevolissimo personaggio - e Gloria Buffo ci sia una distanza maggiore rispetto a quella che c'è tra un esponente di Forza Italia e un esponente della Margherita.


D. Meglio la generazione dei Fanfani o quella dei Cirino Pomicino?
R. Certamente meglio quella dei Fanfani.


D. In An sono tutte rose e fiori?
R. No. Diciamo che nella realtà politica attuale non esistono isole felici. Esistono delle realtà in cui ci sono degli orientamenti dominanti e delle persone forse migliori di altre, ma non è il mondo migliore possibile.


D. Che pensa di Folena?
R. Mi sembra che la sua stagione politica sia tramontata molto presto.


D. Distribuisce più ricchezza un Paese dirigista o liberista?
R. Per l'esperienza storica, vale la seconda direzione, soprattutto quella più recente. Il che, però, deve far andare oltre anche in questo caso gli stessi slogan, perché l'Italia ha ormai una tradizione consolidata di condizionamento dello Stato nell'economia. Questo significa che non si può smantellare tutto da un momento all'altro. Bisogna passarci con gradualità e introducendo in maniera effettiva i criteri di economicità nella gestione di settori dell'economia che hanno ancora la dominanza pubblica.


D. Se Mussolini rinascesse, per chi voterebbe?
R. Per Forza Italia


D. . La stampa italiana è davvero libera?
R. In questo momento, mi pare che la stampa italiana sia in forte sofferenza. Chi prova ad essere libero, è comunque fortemente condizionato dall 'ideologia e chi, invece, si fa condizionare dall 'ideologia non è libero.


D. Qual è la sua opinione sulla "devolution"?
R. Detta così, è soltanto uno slogan. Adesso inizierà un lungo percorso per dare attuazione a questa riforma federalista dello Stato. Un percorso nel quale però ci si deve preoccupare - più che di disarticolare quello che c'è e che funziona, sia pure con mille limiti - di individuare qualcosa che possa funzionare meglio.


D. La politica ha inquinato la vita sociale?
R. La politica è esattamente il riflesso della vita sociale. Qualche volta un riflesso negativo, in altri casi un riflesso in positivo.


D. . Si può governare l'Italia senza i sindacati?
R. Sarebbe bello, però, poiché esistono, pretendere di prescinderne sarebbe semplicemente folle. Ma anche questa è materia che va regolata. Penso, per esempio, al mio settore, dove soltanto tra le forze di polizia esistono diciotto sigle sindacali. Forse c'è qualcosa da rettificare.


D. Perchè non sostituire lo statuto dei lavoratori con quello dell'impresa?
R. Questa è una bella domanda. Potrebbe essere un obiettivo da raggiungere.


D. Le piace il potere?
R. No. Lo trovo pesante e difficile. Credo che sia più opportuno muoversi in un'ottica di esercizio equilibrato di autorità, quella che si applica


    

 

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