di Barbara Carazzolo
INTERVISTA AL SOTTOSEGRETARIO ALFREDO MANTOVANO
«SALVEREMO I TESTIMONI»
«Ho voluto la bicicletta e ora pedalerò». Non usa mezzi termini Alfredo Mantovano, il sottosegretario agli Interni finalmente incaricato dal ministro Scajola di presiedere la Commissione che gestisce i testimoni e i collaboratori di giustizia.
«La Commissione ora funziona e ha già smaltito gli arretrati», dice il sottosegretario, «41 nuove richieste di ammissione ai programmi di protezione provvisori e la parte relativa all'applicazione dei benefici penitenziari. Resta un gran lavoro da fare, soprattutto per quanto riguarda i testimoni. Per me è una sfida entusiasmante. Dopo aver collaborato alla stesura delle nuove norme, adesso mi trovo nella posizione di chi deve applicarle. Ho una responsabilità doppia e ho tutta l'intenzione di farla funzionare, questa legge».
- Bisognerà cominciare dai regolamenti di attuazione...
«Che sono fondamentali. Ci vorrà qualche mese, perchè alcuni non passano dal Consiglio dei ministri, ma altri sono decreti interministeriali e quindi bisogna coinvolgere, oltre agli Interni, anche il ministro dell'Economia e quello della Giustizia. Ma certi problemi li affronteremo anche in assenza dei regolamenti: qualcosa si può già fare».
- Che cosa, per esempio?
«I testimoni sotto protezione sono 72, più circa 130 familiari. Una ventina sono in una posizione molto delicata, perchè hanno già testimoniato nei vari gradi di giudizio ed è fondamentale che tornino a fare vita normale. Ho intenzione di sentirli uno per uno, di verificare le loro posizioni e richieste e di concordare con loro le scelte da fare. La nuova legge offre molti strumenti: la capitalizzazione, il mantenimento del posto di lavoro nell'amministrazione pubblica, l'acquisto dei loro beni e prezzo di mercato, da parte dello Stato. I regolamenti fisseranno criteri seri e obbiettivi».
- Alcuni testimoni, però, hanno fatto causa allo Stato....
«Questa è, oggettivamente, una sconfitta per il ministero. La Commissione li ascolterà, proprio per capire come possiamo uscire da questa situazioe».
- Abbiamo raccolto testimonianze allucinanti su come sono stati trattati....
«Distinguere il testimone dal collaboratore è anche una questione culturale, che è stata compresa al centro ma non in periferia. Non avrebbero dovuto esserci intoppi, per esempio, per ottenere i nuovi documenti, i nullaosta scolastici, i libretti sanitari. A volte è stato un problema di eccessiva burocratizzazione, che è diventata vessatoria perchè vissuta sulla carne viva del testimone e della sua famiglia. Con la nuova legge ci saranno, finalmente, due sezioni diverse: una per gestire i testimoni e l'altra per i collaboratori. Lo ripeto: il problema principale è di tipo culturale. Ora, questa consapevolezza è maggiore ma dovrà diventare un fatto normale: arrivo a dire che, se nella struttura dovessero comunque permanere delle restistenze, salteranno queste resistenze, non i testimoni. Questo lo dico perchè sia chiaro per tutti».
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