ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL FOGLIO
(Sezione:ANNO X NUMERO 110 - PAG 2 IL FOGLIO QUOTIDIANO -)
Mercoledì 11 maggio 2005

(ag)

IL LEADER DI AN ALL'ULTIMA PIROETTA

 

 Fini archivia sessant'anni di destra a difesa della vita

ORA VUOLE ABROGARE LA LEGGE SULA FECONDAZIONE ASSISTITA. NEL 1999 VOLEVA CHE FOSSE ANCORA PIU' RESTRITTIVA


 

Roma. Supini, dubbiosi, basiti, adesso tutti si aspettano che Gianfranco Fini argomenti su questo suo improvviso capovolgimento intorno al referendum sulla fecondazione medicalmente assistita. Sul proclama con cui, dopo aver schierato per sette anni il partito che presiede contro la manipolazione degli embrioni e in difesa del diritto naturale, ha anticipato che andrà alle urne per votare tre sì e un no (sull’eterologa). Soprattutto si attende che Fini, il costituente europeo al servizio delle radici cristiane del continente, spieghi le proprie ragioni ai colleghi che con lui hanno condiviso la traiettoria politica e culturale dell’Msi, prima, e di An dal 1994. Non soltanto ai capicorrente del partito, che lo omaggiano purchessia e si avviano al referendum in ordine sparso sotto l’ombra della “libertà di coscienza”. Francesco Storace deciderà cosa fare il venerdì prima del voto. Adolfo Urso, che andrà a votare e sbarrerà i quattro no, è “stupito” della nuova posizione assunta da Fini. Però preferisce tenere distinti il Fini elettore di oggi e il presidente di An che nel 1999, quando la legge 40 faceva il suo ingresso alla Camera, scriveva lettere appassionate al Corriere della Sera proponendo di emendare in senso restrittivo il provvedimento sulla fecondazione. Dentro An o ai suoi confini intellettuali non esiste un’area organizzata in cui individuare gli esponenti delusi dal nuovo corso finiano, c’è però un paesaggio che per ragioni etiche prima che confessionali non capisce più Fini.

Il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano è fra i primi a voler ascoltare le giustificazioni di Fini. “Ho preso una sola tessera di un partito – dice al Foglio – quella di An nel 1997. L’ho voluta dopo aver letto i principi fondanti del partito, fra i quali la difesa della vita dalla manipolazione genetica, dell’essere umano in ogni momento della sua esistenza. A meno che non mi sia distratto, ho poi visto confermati questi principi nella Carta dei valori che approvammo nel 2000 e in sette anni di battaglie parlamentari. Oggi Fini cambia idea? Una cosa legittima, a patto che ci dica perché. Io per ora ho la tessera di An quindi mi attengo agli atti pubblici prodotti dal partito e sostengo la legge 40”.

“Sono raggelato”, dice Gaetano Rebecchini, “Fini lo capisco sempre meno, mi domando: chi glielo ha fatto fare?”. Rebecchini ha promosso e presieduto, fino al 2000, la consulta etico-religiosa nata agli albori di An con l’obiettivo di avvicinare l’ex partito missino al mondo cattolico e al Vaticano in particolare. “Magari Fini ha dei consiglieri inadeguati – prosegue – fatto sta che in poche ore ha smentito pubblicamente, con una dichiarazione politica, tutta la sua attività di vice premier”. L’attuale responsabile della Consulta è il senatore Riccardo Pedrizzi: “S’immagini come posso aver accolto la notizia”. Come altri esponenti di An, Pedrizzi consegna volentieri la svolta di Fini all’ordine delle esternazioni a titolo personale. Però annuncia che “malgrado il prevedibile sbandamento nel partito, la consulta andrà per la propria strada. Che poi è quella della carta fondamentale di An, incentrata sulla lotta al relativismo etico e sulla difesa della vita richiamata con forza dal Pontefice Benedetto XVI”. La pensa così anche Roberto de Mattei, vice presidente del Cnr, consigliere di Fini per la politica estera, uomo di collegamento con la Conferenza episcopale e firmatario del documento del Comitato “Scienza e vita” per l’astensione: “Il mio disaccordo è implicito nella posizione sul referendum che, di fronte alle affermazioni di Fini, non posso che ribadire con più forza: qui non si tratta di una scelta religiosa, né è in gioco una questione di coscienza. Siamo davanti alla necessità, per una destra credibile, di scegliere tra relativismo nichilista e principi etici”.

La verità sulla quale i politici macerano uno scontento non sempre virgolettabile è sostenuta con impazienza dagli intellettuali di riferimento per An. Uno di loro è Marcello Veneziani: “Se questo è Fini, allora è davvero meglio Pier Ferdinando Casini! Fini è uscito dallo stesso alveo individuato come nucleo fondante di An: quello della destra dei valori, in cui anche la componente laica o ghibellina non ha mai rinnegato l’identità spirituale o etica”. “Perfino a voler fare gli americani come piace al centrodestra – conclude Veneziani – si scopre che lì la destra ha una vocazione profonda nella difesa della vita”. Giano Accame, teorico della destra sociale, è d’accordo con Veneziani: “Intanto ricordo che ogni opinione di Fini va filtrata alla luce della prevalente preoccupazione per la propria immagine e convenienza, del suo sbracciarsi in cerca di gradimento personale, in questo caso proveniente dal fronte laico.

Detto questo, e pensando a Giorgio Almirante che sostenne la causa antidivorzista malgrado una situazione familiare complicata, aggiungo che con questa repellente dichiarazione di voto Fini si è posto fuori dalla tradizione etica del suo partito. Ha anche rovinato dieci anni di lavoro per rendersi affidabile come interlocutore dell’universo cattolico e moderato. A questo punto meglio venti secoli di cristianesimo ben portati che venti anni di fascismo rinnegati”.



 

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