ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su IL FOGLIO (Sezione: PRIMA PAGINA Pag. ) |
Giovedi 26 Febbraio 2004 |
Parla Mantovano
Sulla 121 fu raid da “superbanca rossa”, e il Salento oggi paga
Roma. E’ membro del governo, Alfredo Mantovano, e in quanto tale su Antonio Fazio indagato per favoreggiamento reale in truffa aggravata misura le parole. Ma non per questo tace. “Non entro negli aspetti giudiziari. Ma ricordo le testuali parole pronunciate dal governatore della Banca d’Italia in Parlamento il 24 luglio 2003. I prodotti finanziari della Banca 121 ‘non hanno violato la legge, ma l’etica’. Non mi pare sia un giudizio dappoco. Oppure bisogna ritenere che l’etica non sia un valore essenziale, nel rapporto tra banche e clienti, nella fiducia che deve presiedervi e che oggi è tanto scossa dalle sue fondamenta? Ecco quindi che il governatore stesso ha riconosciuto in tempi non sospetti che quei titoli di problemi ne hanno creati eccome”. I vari My Way e For You, e ancora i BTPIndex e BTPOnline che sembravano legati ai “tranquilli” titoli di Stato e invece erano obbligazioni strutturate che videro falcidiato il proprio valore, ebbero un ruolo decisivo nel gonfiare il prezzo che il Monte Paschi pagò per la Banca del Salento, continua Mantovano. “Dice MPS che i risparmiatori coinvolti sono 11.700, non quattro gatti. Bisogna tener conto che la clientela in area pugliese della Banca del Salento era contraddistinta da una forte fidelizzazione storica alla banca, moltissimi erano piccoli risparmiatori o pensionati che se ne fidavano ciecamente. L’avviamento del marchio è stato gonfiato da questo ricco portafoglio titoli piazzato in maniera ‘eticamente scorretta’, per dirla col governatore, e questo portò alla discutibile asta che si concluse con l’acquisizione da parte del Monte Paschi per ben 2.500 miliardi di lire” A Vincenzo De Bustis, direttore generale della banca salentina, riconoscevano tutti una spiccata genialità nel declinare le nuove frontiere del bankig on line con le moderne possibilità della finanza strutturata. “Non ne dubito. Ma è un fatto che quell’asta destava interrogativi. I torinesi del San Paolo si fermarono a 2.200 miliardi. Ma il San Paolo stesso era ed è partecipato nel suo capitale dal Monte Paschi, il presidente di quest’ultimo siede nel consiglio d’amministrazione torinese. Diciamo che qualche sospetto era legittimo. E perché poi Siena rilanciò di ben 300 miliardi?” Un bel favore agli azionisti salentini. “E un pessimo servizio alla clientela e ai risparmiatori locali, che oggi vedono le istruttorie per i loro fidi non più durare un paio di giorni ma qualche settimana, visto che la risposta deve venire da Siena. Siena stessa ha modificato il giudizio appena ha potuto, visto che l’ascesa di Vincenzo De Bustis a direttore generale del MPS ha creato tanti problemi da interrompersi traumaticamente, un anno fa. Era un disegno politico, quello per cui si realizzò l’acquisizione”. Deutsche Bank, Dio gliela mandi buona Ci siamo. “L’ha descritto da par suo Paolo Cirino Pomicino. La regia era diessina e dalemiana, intesa a rafforzare il Monte Paschi per poi farne pilastro della concentrazione con la Banca Nazionale del Lavoro”. Un superpolo bancario “rosso”, è questa illusione che stanno pagando i risparmiatori della 121? “Nella campagna elettorale del 2001 a Gallipoli, diciamo che ho avuto un qualche sentore, per non usare termini più crudi, del peso che poteva esercitare la Banca del Salento ‘riorientata’ dalle direttive provenienti da Siena”. Questo però equivale a dire che negli anni dell’Ulivo al governo la Banca d’Italia non era del tutto estranea, nel dare il suo placet a operazioni come quella senese-salentina, a logiche di tipo parapolitico. “Il prezzo offerto da Siena era più alto. Ma la regia di quella concentrazione e di quel prezzo era politica, Pomicino ha ragione. A Siena hanno cambiato idea quando la conquista della Bnl non si è verificata, e a quel punto l’indirizzo predominante nella Fondazione locale è tornato ad avere il sopravvento su quanto prima aveva disposto la regia politica romana”. Sempre in casa diessina. E quando De Bustis defenestrato da Siena divenne amministratore delegato di Deutsche Bank Italia, che cosa pensò Mantovano? “Che Dio gliela mandi buona”. E in effetti, qualche problemino sta costando anche ai tedeschi, poco avvezzi a essere indagati per scandali finanziari, come gli capita ora per il ruolo giocato negli ultimi titoli Parmalat piazzati in zona Cesarini. Ma il governo fa bene, di fronte a operazioni che ebbero colore politico, a tenersi le armi al piede aspettando il Parlamento per ridisegnare i poteri di vigilanza? “L’iniziativa parlamentare va rispettata. Al momento giusto, sulle norme da definire il governo si farà risentire”.
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