ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su IL FOGLIO (Sezione: ANNO IX NUMERO 151 PRIMA PAGINA ) |
MERCOLEDÌ 2 GIUGNO 2004 |
“Manifestare è un diritto, ma la violenza non verrà assolutamente tollerata”
Mobilitati novemila uomini-Roma. “Abbiamo dimostrato tutta l’elasticità possibile nella fase di organizzazione, siamo arrivati a consentire che il corteo passi per Piazza Venezia e lambisca il monumento al Milite ignoto, però non avremo nessuna elasticità in caso di violenza, non solo alle persone ma anche alle cose: non significa dichiarare guerra, ma ricordare che esistono leggi da rispettare che valgono per tutti”. Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno, dice che quella di oggi (come la celebrazione del 4 giugno) “dovrebbe essere una festa, oltre che motivo di soddisfazione e orgoglio per l’Italia, perché non capita tutti i giorni che il presidente degli Stati Uniti, chiunque sia, venga nel nostro paese a manifestare apprezzamento per il lavoro comune che si sta svolgendo contro il terrorismo internazionale. Però la democrazia è bella anche perché ci sono opinioni diverse: è fisiologico. Lo sforzo è far sì che tutti capiscano che il dissenso viene rispettato purché si manifesti nei modi previsti dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato”. Non è questa la forma di dissenso che molti Disobbedienti hanno previsto, a cominciare da oggi. “In realtà, ed è l’aspetto forse più importante a garanzia della sicurezza, c’è stato un intensissimo lavoro di contatti con gli organizzatori delle manifestazioni, una collaborazione finalizzata nel loro stesso interesse a evitare che un dissenso manifestato in modo aspro degeneri in violenza, e sono già stati conseguiti risultati positivi: c’è un’intesa sull’avvio e sulla conclusione del corteo, c’è una predisposizione di misure per evitare problemi durante e dopo lo svolgimento. C’è un dispositivo di rinforzi considerevole, all’incirca novemila uomini nella giornata del 4 e del 5, in numero un po’ inferiore oggi e domani, e tutela per tutti gli obiettivi ritenuti a rischio. Il corteo inoltre sarà uno solo, non più due manifestazioni distinte”. Il corteo sarà uno solo ma con diversi punti di ritrovo e diversi annunci di “infiltrazione” e “mimetizzazione” tra la gente. Anche parecchia aria di sfida. Piero Bernocchi ha detto che, se anche le bandiere americane verranno bruciate, “si tratterà solo di pezzi di stoffa”, per Luca Casarini “qualche vetrina frantumata” non è la fine del mondo, Francesco Caruso si prepara “ad accogliere degnamente il signore della guerra” e i disobbedienti del nord-est faranno in modo “di rendere piuttosto indimenticabile la visita del dittatore”. “Credo che la dialettica principale, per usare un eufemismo, in questo momento sia all’interno della sinistra e soprattutto della sinistra estrema – dice Mantovano – sono frange che si combattono tra di loro, prima ancora di combattere quello che individuano come nemico comune, perché ciascuna è alla ricerca di una leadership nel movimento antagonista: c’è chi tenta di riportare questa guida in un alveo partitico sia pure movimentista come nel caso di Rifondazione, c’è invece chi ritiene che debba essere lasciato fuori da quest’alveo; e comunque queste frange vedono come lontanissime forze della sinistra come i Ds, la cacciata di Fassino dal corteo pseudo pacifista di marzo mi pare sia significativa. Tutti contrasti che è auspicabile si risolvano a casa loro, e che non trovino terreno di scontro per le strade di Roma”.
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