ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL FOGLIO
(Sezione:  PRIMA PAGINA       )
Mercoledì 6 Agosto 2003

 

An e le sue anime

Ma nel cuore di Fini c’è un leader sconosciuto che raccoglie francobolli

E’ Donato Lamorte, vecchio e fidato consigliere. Ma nella Camelot del segretario i volti noti non mancano

Le correnti? Ormai inutili”


 

Roma. Dentro An c’è chi li chiama, in codice, FOS: Finiani Strettissima Osservanza. Qualcuno altro, con un filo di invidia, “la guardia del pretorio”. E’ il centro del centro del cuore del leader, precluso anche a diversi dei suoi colonnelli, porto al riparo da ogni bufera interna. Sono gli uomini del capo e basta, sollevati dal peso della devozione di corrente. In molti casi è stata un’antica amicizia a favorire presso Fini la loro ascesa, in altri il fiuto politico del leader. Si sommano, nella Camelot di via della Scrofa, rapporti personali e rapporti esclusivamente funzionali. A volte si tratta di personaggi noti, a volte di figure conosciute solo nelle dirette vicinanze del vicepremier. Sono gli uomini (ché, appunto, solo uomini sono) con cui il leader parla e si sfoga e (non sempre) ascolta. E’ un sistema che risponde, logicamente, solo all’estro finiano, dunque indiscutibile.

Un sistema nel quale è centrale il ruolo di Donato Lamorte. A via dello Scrofa sanno da decenni chi è, al contrario del mondo esterno. Settant’anni, geometra e Maestro del Lavoro, la numismatica come passione, raccoglie francobolli e organizza, da capo della segreteria politica, tempi e temi di Fini. “E’ una vita che sta nel partito, nessuno lo conosce come lui. Diciamo che ricorda Fini da bambino”. E Fini ha pubblicamente lodato, nel suo discorso al congresso di Bologna, il suo “prezioso e silenzioso lavoro”.

C’è poi il portavoce, Mario Landolfi. Un passato tra i rautiani, fino alla nomina ha militato in Destra protagonista, “dopo non ho più partecipato a un’iniziativa di corrente”. E’ di fatto membro – un caso perfetto di rapporto funzionale – della Camelot finiana. I due si sentono quotidianamente, Landolfi sa cosa il capo dirà, e spesso lo dice per primo, ma fuori dalla politica praticamente non si frequentano. Militanza comune, vite separate, “né cene né pranzi né vacanze”. E sul sistema correntizio An, dice: “Le tre correnti si devono ripensare, vanno superate. Perché ognuno ha vinto la sfida per la quale era nata: Destra sociale quella dell’identità, Destra protagonista quella della coalizione, Nuova alleanza quella della moderazione e della destra europea”. E siccome oggi “nessuno mette in discussione l’identità sociale di An, nessuno mette in discussione la collocazione di An nella Cdl, nessuno mette in discussione la volontà di An di entrare nel novero delle grandi famiglie europee”, insomma tutti d’accordo con tutti, dunque è il momento di sciogliere le file.

Insieme a Landolfi, ma al contrario di lui con una consuetudine amicale, c’è Andrea Ronchi, che poco tempo fa ha fatto approvare alla Camera una mozione contro la pena di morte. Con Fini si conoscono da tempo (“un’amicizia ventennale: sono un amico prima che un collaboratore”), quando il leader era solo un giovin missino di belle speranze e Ronchi il giornalista di una tivù locale.

Centrale, poi, è il ruolo di Alfredo Mantovano, sottosegretario agli Interni. Cattolico tradizionalista, magistrato, ha sfidato D’Alema a Gallipoli. “Serio, competente, bravo, affidabile”, dicono. “Uno che prima di parlare pensa, e che se parla non lo fa mai a doppio taglio. In An tutti sanno che Fini lo stima”.

Non solo politica, anche tifoseria La Camelot finiana è popolata da diversi altri personaggi. C’è il portavoce del leader, Salvatore Sottile, un ex giornalista del Secolo che da anni è la sua ombra. C’è Giulio La Starza, imprenditore del trasporto aereo. Narrano le cronache di una vivace polemica tra Fini e Storace sulla candidatura alle politiche del 2001. C’è lo stretto rapporto di amicizia che lega il leader a Gabriele Limido, semplice consigliere regionale del Lazio, ma suo coordinatore durante le elezioni nel collegio di Roma 24, che al partito definiscono “finiano doc, doc, doc”.

C’è anche, dicono a via della Scrofa, nel cuore di Fini, il direttore del Secolo, Gennaro Malgieri, che pure formalmente fa parte della corrente di Urso e Matteoli. C’è Gaetano Rebecchini, che è stato presidente della Consulta etico- religiosa di An, e che tra i primi nella capitale, agli inizi degli anni Novanta, aprì a Fini. C’è la pura politica, nella Camelot del vicepremier, così come ci sono pure i rapporti di amicizia. E magari anche quelli di tifoseria. Così a Camelot è stato segnalato Luigi Martini, oggi deputato di An, ieri calciatore della Lazio: quella che vinse lo scudetto del 1974.

 


 

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