ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (Sezione: IN PRIMO PIANO Nord Barese Pag. ) |
Martedì 15 marzo 2005 |
Gianpoalo Balsamo Nuovi particolari sul blitz delle «teste di cuoio». La squadra sgominata dai carabinieri era formata da due distinti gruppi, un clan di cosentini ed uno di rom
Progettavano un assalto a portavalori
corato Pochi attimi ma decisivi. Una irruzione fulminea nel casolare e per i banditi neanche il tempo di rendersi conto di quello che stava accadendo. Tutti e sei, poco dopo, sono usciti ammanettati, circondati da un gran numero di carabinieri che nel frattempo avevano presidiato ed illuminato a giorno con i lampeggiatori l'intera zona. Insomma, ancora una volta, i carabinieri del Gis (Gruppo intervento speciale) hanno avuto la meglio sui criminali del Gic (Gruppo intervento criminale), così come sono stati definiti i componenti del commando di fuoco sgominato a Corato la scorsa notte. Un «gruppo pericolosissimo», è stato definito dagli inquirenti, composto da sei calabresi (Adolfo Foggetti di 23 anni, Franco Bruzzese di 38, Luca Bruni di 28, Daniele e Carlo Lamanna di 31 e 38 anni e Giovanni Abruzzese di 46, quest'ultimo era latitante), tutti con precedenti penali. Abruzzese e Bruzzese hanno origini «rom» e risiedono a Rende, Bruni e Lamanna farebbero invece parte di un clan cosentino. I due gruppi criminali, secondo l'accusa, si sarebbero alleati per compiere in Puglia rapine ai portavalori. E, probabilmente, il gruppo aveva progettato di compiere a breve l'ennesimo assalto, un colpo simile a quelli che, forse, alcuni degli arrestati avevano già compiuto nel barese e nel foggiano negli ultimi anni. Non è ecsluso, ad esempio, che il commando sia entrato in azione ad ottobre scorso sulla provinciale Sandonaci-Mesagne, nel Brindisino. Certo è i sei banditi, autentici professionisti del crimine, erano disposti a tutto pur di raggiungere il proprio risultato. Anche uccidere e fare una strage. Ne è conferma l'arsenale rinvenuto nella masseria, in contrada «Colonnella», che era diventata la base operativa del gruppo. Quando alle quattro dell'altra mattina è scattato il blitz delle «teste di cuoio» dei carabinieri, nei locali di campagna ubicati lungo la provinciale Corato-Bisceglie, i militari hanno rinvenuto numerose armi (nove kalashnikov, una carabina e due pistole), tremila munizioni, giubbotti antiproiettile, abbigliamento mimetico, ricetrasmittenti e tredici telefoni cellulari. Non solo. In un capannone attiguo, erano anche parcheggiate e pronte per essere utilizzate tre autovetture (Audi «A8» e «A6»), rubate e rinforzate in più parti con lastre in ferro. Una di esse era dotata di tettuccio apribile che, secondo gli inquirenti, serviva per sparare contro il bersaglio di turno. Le indagini, avviate da un apposito pool di uomini del Reparto Operativo di Bari (comandato dal maggiore Vincenzo Trimarco) e della Compagnia Carabinieri di Barletta, è stata coordinata dal sostituto procuratore Luigi Scimè della Procura di Trani. Gli arrestati sono accusati, per il momento, di detenzione illegale di armi clandestine e munizionamento. A seguito della brillante risultato ottenuto dagli uomini dell'Arma, al generale Umberto Pinotti, Comandante della Regione carabinieri Puglia, al colonnello Sabino Cavaliere, Comandante Provinciale e al maggiore Vincenzo Trimarco, sono giunte le congratulazioni anche del sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano che ha rimarcato come questa operazione «contribuisce a riportare serenità in un settore, quello dei trasporti dei valori, particolarmente bersagliato».
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