ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione: CRONACA  di  LECCE   Pag.     LECCE 5)
Venerdì 13 maggio 2005

Gianfranco Lattante

Primi interrogatori in carcere ai presunti protagonisti della «cupola degli appalti». Tutti respingono le accuse, in maniera ferma e pacata

 

Gli arrestati: «Gare truccate? Impossibile»

Il Procuratore: «Non tutta l'economia è malata. Anzi, l'inchiesta dimostra il contrario»


 

Procuratore Vignola, la magistratura, con sempre maggiore insistenza, torna a mettere le mani nell'ecomonia salentina. Prima la 488, ora l'inchiesta sui presunti appalti truccati. Qual è lo stato della nostra economia?
Siamo giudici di uomini e di fatti che hanno rilevanza penale. Non ho la cultura e la presunzione di fare l'analisi di fenomeni economici: rischierei un'invasione di campo. Oltretutto andrei a dare dei giudizi o a suggerire dei rimedi che, invece, è compito che spetta ad altri: ai politici, agli economisti, agli organismi di categoria, come Assindustria e sindacati. Prendo atto, però, che una persona che stimo per l'estremo acume e l'intelligenza, come il sottosegretario Mantovano, ha parlato di una situazione di malattia grave e quasi irreversibile. Non sarei così forte nell'esprimere questo giudizio. Finchè la magistratura, così come sta facendo adesso, continuerà ad individuare persone ed episodi, vuol dire che non tutto il tessuto industriale e commerciale è malato. Ciò vuol dire, invece, che ci sono tante e tante altre realtà che lavorano in silenzio e al buio, con tanti sacrifici, senza percorrere le vie brevi della truffa o del furto.

Sfogliando le pagine dell'ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere e ai domiciliari la presunta «cupola degli appalti», non compaiono nè politici nè funzionari pubblici. E' da escludere un loro coinvolgimento nella vicenda?
L'indagine per quanto riguarda eventuali collegamenti è ancora in corso. E, al momento, non mi sento di escluderlo, ma neppure di richiamarlo, un possibile coinvolgimento. Certo, i funzionari degli uffici tecnici, come ha osservato anche il sottosegretario Mantovano, non sono fuori completamente dalla vicenda. Ma stiamo valutando, come al solito, la responsabilità di ognuno. Non possiamo creare situazioni di allarme laddove allarme non c'è.

Restiamo all'inchiesta sugli appalti. Emerge un fenomeno nazionale. Vuol dire che l'intero sistema è drogato?
Non mi sento proprio di affermarlo. E' come per le truffe alla 488. Sono decine e decine le indagini: alcune sono giunte al capolinea, altre ancora in corso. Il numero farebbe pensare che il ricorso truffaldino alla 488 sia stato generalizzato. Ma non è così. L'economia salentina, seppur si dibatta fra gravi difficoltà, è fondamentalmente sana. E a questa economia dobbiamo grande rispetto.

E' di ieri la proposta del sottosegretario Montovano di istituire un Osservatorio permanente per motirare gli appalti. Qualcosa del genere è già stato fatto al Nord. Lo ritiene uno strumento utile?
Penso proprio di sì. Tutte le volte che le istituzioni, sia in sede amministrativa che in sede giurisdizionale, aprono gli occhi ed accendono i famosi fari è possibile che vengano fuori elementi di stimolo, di prova o di riscontro. Noi avevamo già in piedi un'indagine prima ancora che il sottosegretario nella famosa inaugurazione al Tar parlasse in maniera così aperta ed esplicita dell'esistenza di un cartello di imprese. Poi, da quell'Osservatorio istituito in Prefettura sono venuti elementi importanti per la nostra attività giudiziaria. Nella sinergia delle forze sane, siano esse amministrative, politiche o sindacali, è possibile dare una ripulita di fondo. Io ho grande fiducia in tutto questo anche perché, grazie al Cielo, il cittadino salentino non respira aria né di mafiosità né di criminalità organizzata. Mi lasci sottolineare, in conclusione, come le operazioni fin qui portate a termine abbiano dato la sensazione di una polizia che funzione, di una magistratura che funziona e, tutto sommato, di un'economia che, seppure fra tanti sacrifici, continua ad andare avanti.

E le banche? Che ruolo hanno in questo scenario gli istituti di credito?
L'economia potrebbe essere portata ad accedere verso questo tipo di condotta truffaldina anche, ad esempio, da una certa attività delle banche. E mi riferisco al Mezzogiorno in generale. L'accesso all'usura, ad esempio, non dico che sia favorito dalle banche, ma un sistema creditizio che dia maggiore possibilità agli imprenditori in difficoltà forse allontanerebbe costoro dall'accesso ai canali di credito illeciti.


    

 

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