ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (Sezione:LA GAZZETTA DEL FESTIVAL Pag. TARANTO 7) |
VENERDÌ 22 LUGLIO 2005 |
Pasquale D'Arcangelo In prima fila, nella fittissima platea del Palazzo Ducale, il sottosegretario Alfredo Mantovano in rappresentanza del governo
Romeo e Giulietta, «perla» del Valle d'Itria
MARTINA Rappresentare la storia di Giulietta e Romeo, sia nel teatro di prosa che in quello musicale, è garanzia di assoluto successo. Ma quello che ieri sera ha fatto il festival della Valle d'Itria, recuperando dall'oblio un'opera sul tema scritta dal compositore marchigiano Filippo Marchetti e mai più rappresentata già vent'anni dopo il suo debutto, è una delle solite temerarie imprese che servono a restituire una perla allo scrigno del mondo musicale. Doveroso successo, dunque, per l'operazione filologica condotta dal maestro Andriy Yurevych e per la rivisitazione del regista Massimo Gasparon che ha ambientato la vicenda al tempo dell'occupazione asburgica, in una Verona ridondante di soldati e di dame che ricordavano non poco "Senso" ed "Il Gattopardo" di Luchino Visconti. Nel clima generale di festa che accompagna una prima, tra autorità, ospiti illustri, eleganti e belle signore, melomani accorsi da tutta Europa, le circa tre ore di spettacolo sono volate via accompagnate da una musica ricca, scintillante, accattivante capace di sedurre anche chi non è un patito della musica colta. In prima fila, nella fittissima platea del Palazzo Ducale, c'era il sottosegretario Mantovano, in rappresentanza del Governo, accolto al suo arrivo dal presidente del festival, Franco Punzi, e dal direttore artistico Sergio Segalini che ricopre lo stesso incarico al teatro La Fenice di Venezia. Molto attesa la presenza di Nichi Vendola, governatore della Regione Puglia, per la prima volta nel cortile del palazzo Ducale, rispettando l'impegno assunto alcune settimane fa, durante la conferenza stampa. Aveva promesso infatti di non mancare ad una sola prima di quelle messe in cartellone dalla grande scuola di eccellenza che è il festival. Tra le altre importanti presenze, c'erano gli assessori regionali Silvia Godelli e Massimo Ostillio; il presidente dell'Amministrazione provinciale di Taranto, Giovanni Florido; il sindaco di Martina Franca, Leonardo Conserva. Molta attenzione alla riproposta culturale hanno mostrato Cosimo Damiano Fonseca, Giovanni Dotoli, altri grandi rappresentanti del sapere. Tra gli ospiti spiccava la delegazione cinese che ha avviato scambi musicali con altri centri di eccellenza dell'antico celeste impero. Da novembre a maggio, quattro studenti cinesi verranno a studiare in Puglia; subito dopo un insegnante ed un orchestra si recheranno in Cina. Oltre agli attentissimi cinesi, competente partecipazione hanno mostrato i due nomi a cinque stelle della lirica, il soprano Lella Cuberli ed il tenore Nicola Martinucci presenti in platea. Per la Cuberli si è trattato quasi di un ritorno a casa dopo la felice stagione del suo debutto avvenuto nel lontano 1976 con un indimenticabile "Tancredi" diretto da Alberto Zedda. Poi sono venuti altri successi e quel "Barbiere di Siviglia" di Paisiello il cui ricordo viene tramandato da una bella foto pubblicata sul programma di sala, un poderoso volume ricco di saggi curato dalla direzione artistica. Altre testimonianze di un passato ricco di soddisfazioni sono nelle vetrinette disposte lungo il corridoio di accesso al cortile di Palazzo Ducale: ci sono, per esempio, alcuni dei libri provenienti dalla biblioteca personale di Rodolfo Celletti, primo direttore artistico del festival scomparso nello scorso autunno. Per volere di Sergio Segalini e di Franco Punzi gli è stata dedicata questa edizione della prestigiosa rassegna. Pubblico internazionale, in platea ed in tribuna, e classico vestito delle grandi occasioni. Una gara di bellezza con la bellezza della musica che arrivava dalla scena. Applausi convinti e poi tutti via, sciamando verso i locali più alla moda o, gli eletti, verso la grande cena offerta dalla Unioncamere al Park Hotel. Menu tradizionale che rispettava i prodotti locali reinventandoli con il gusto dello chef della casa. I nottambuli non hanno rinunciato, infine, al tradizionale giro notturno tra i vicoli di Martina Franca. Quando è arrivato il giorno, la città parlava ancora di musica: di quella ascoltata, di quella che verrà. Non si archivia tanto facilmente un bel successo.
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