ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione:  CULTURA  &  SPETTACOLI     Pag.     102 )
Sabato 5 novembre 2005

e.t.

Incontro ieri con lo scrittore e giornalista Magdi Allam all'indomani della sua partecipazione all'iniziativa in difesa di Israele contro le minacce iraniane

 

 

«Alle radici del terrorismo per combatterlo»

«Un nuovo conflitto bellico? Mi auguro che la mediazione europea vada a buon fine»


 

«Vincere la paura con un'azione collettiva di conoscenza del terrorismo, con il rispetto e l'applicazione delle leggi, l'integrazione e una strategia collettiva che vada alle radici del problema per scardinare quella fabbrica di kamikaze con cui semplici persone si trasformano in robot della morte». Magdi Allam parla a voce alta nel silenzio del gremito uditorio a San Francesco della Scarpa. Ieri sera l'incontro con lo scrittore e giornalista, attuale vice-direttore del Corriere della Sera. Incontro organizzato dall'associazione «Leccelegge», dalla Libreria Palmieri e dall'Ant (l'associazione per la lotta contro i tumori), unite per coniugare cultura e solidarietà.

L'occasione è fornita dall'ultimo libro di Allam, Vincere la paura (Mondadori), con sottotitolo «la mia vita contro il terrorismo islamico e l'incoscienza dell'Occidente», nel quale per la prima volta racconta la sua esperienza di musulmano laico, di cittadino italiano di origine egiziana, da due anni sotto scorta. Giunge in città all'indomani della sua forte e sentita partecipazione alla manifestazione indetta dal Foglio di Giuliano Ferrara davanti all'ambasciata dell'Iran per protestare contro le dichiarazioni antisraeliane del presidente Ahmadinejad.

Presenti all'iniziativa leccese Stefano Dambruoso, esperto di terrorismo all'Onu di Vienna, e il sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano; coordinatore Giancarlo Vallone. «Sono stato alla manifestazione - dice Allam - per riaffermare il diritto all'esistenza di Israele e insieme il valore della sacralità della vita di ogni uomo». C'è anche tempo per un ricordo: dall'86 al '94 Allam ha scritto di fatti mediorientali sulla Gazzetta del Mezzogiorno. «Avevo i calzoncini corti, ma è stata una grande esperienza».

L'Iran può far paura?
«L'Iran è oggi una preoccupazione grossa a livello internazionale per almeno quattro motivi: la sua determinazione di dotarsi di un nucleare che possa essere trasformato in bomba atomica; la sua minaccia nei confronti di Israele coniugata con il possesso di armi di distruzioni di massa, chimiche e batteriologiche, che già possiede; l'atteggiamento assunto nei confronti dell'Iraq che non è di partecipazione al processo di democratizzazione, bensì di sostegno ad azioni estremiste interessate a impedirlo; il sostegno a gruppi terroristici come Hamas, Hezbollah, Jiahd islamica palestinese, che ciascuno nel proprio ambito e in Libano sono contrari a una pace che si fondi nel caso dei palestinesi del riconoscimento del diritto di Israele all'esistenza e nel caso del Libano a una adesione piena ad una democrazia che non potrà esserci se non con la smobilitazione di milizie armate che minacciano l'autorità costituita dello Stato».

Potrebbe paventarsi un nuovo conflitto internazionale?
«Mi auguro che l'Europa, che sta mediando, mantenga un atteggiamento di fermezza affinché non si ceda ai diktat del regime teocratico iraniano. Se tutto ciò non dovesse approdare a risultati soddisfacenti l'intero dossier passerebbe nelle mani delle Nazioni Unite, e qui gli scenari, anche se è presto per anticiparli, potrebbero contemplare misure che vanno dalle sanzioni economiche fino all'esplicito riferimento all'uso della forza».

Il premier israeliano Sharon è in pericolo di vita?
«Non credo, nel senso che la sua coraggiosa iniziativa di smantellare tutte le colonie ebraiche da Gaza lo ha reso molto popolare nel suo paese, anche se ci sono frange estremiste che rappresentano una minaccia. Lo so che non si può quando si parla di terrorismo ragionare in termini quantitativi, è sufficiente un terrorista o un aspirante kamikaze per uccidere decine e decine di persone, ma quello che è certo che il clima politico in cui opera il premier Sharon consente di guardare con maggiore fiducia sul piano negoziale. Le difficoltà maggiori provengono dal campo palestinese dove il presidente dell'autorità nazionale, Abu Mazen, deve fronteggiare l'opposizione di Hamas che disconosce il diritto di Israele all'esistenza, che continua a considerare legittimo il ricorso al terrorismo per patrocinare la propria causa, ed è questo che rappresenta l'ostacolo maggiore al processo di pace». Gloria Indennitate



 

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