ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (Sezione: Cronaca Lecce Pag. 78) |
Domenica 2 giugmo 2002 |
I risultati del convegno. In vista l'istituzione di un'Agenzia
Il sequestro dei beni è un'arma per battere la mafia, ma occorre una normativa chiara. A sollecitarla sono i dottori commercialisti che ieri mattina si sono riuniti a Lecce per il convegno nazionale dal tema: Sequestro antimafia e amministrazione giudiziaria. Tra il 1982 e il 2001, in Italia, i beni sequestrati a esponenti di organizzazioni mafiose hanno superato il valore di 400 milioni di euro. Un patrimonio di «straordinaria consistenza». E per tutelarlo è necessario trovare adeguate soluzioni. «I beni sequestrati - ha sottolineato il presidente del Consiglio nazionale Francesco Serao - non solo per difficoltà di carattere burocratico ma soprattutto per le incertezze amministrative, finiscono col perdere valore. E questo - ha aggiunto - è ancora più evidente quando si tratta di imprese perché il danno finisce col ricadere sulla comunità con la conseguente crescita della disoccupazione». L'accavallarsi di norme internazionali, comunitarie e nazionale contribuisce ad alimentare l'incertezza. Per esaminare il fenomeno è stata istituita una Commissione nazionale «Misure di prevenzioni patrimoniali». La presiede Antonio Tamborrino che ha coordinato un'indagine condotta su tutto il territorio nazionale. «I dati si riferiscono alla gestione dei beni sottoposti a sequestro preventivo e sono allarmanti. La sola Procura di Palermo - spiega Tamborrino - tra il 1993 e il 2000 ha disposto il sequestro di beni per un valore superiore ai cinque milioni di euro. Se si considera che più della metà dei beni non sono stati destinati e consegnati, è evidente che il procedimento del sequestro preventivo non garantisce una gestione efficiente dei beni sottratti ai clan». Alla richiesta dei commercialisti di rivisitare il quadro normativo attuale, il procuratore Vigna ha auspicato l'istituzione di un'agenzia nazionale che prenda in carico la gestione dei beni per evitare condizionamenti. Il sottosegretario Mantovano ha sottolineato che «la normativa vigente non è da buttare a mare, ma certamente è da riformare per renderla più efficae, evitando che vadano dispersi o resi improduttivi beni che sono diventati di interesse pubblico». |
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