ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su Gazzetta del Mezzogiorno | Domenica 10 marzo 2002 |
Marco Seclì
Stasera, per Erio Congedo e Mario De Cristofaro, il verdetto delle urne
CASARANO - Spazio ce n'è in abbondanza. All'Euroitalia è arrivato a malapena un migliaio degli oltre cinquemila iscritti. Quanto basta, però, per trasformare presto il palasport del complesso di Casarano in un catino ribollente. I sostenitori delle opposte fazioni fanno subito capire che aria tira. Dal capoluogo proviene la brigata più agguerrita, rumorosissima, pronta a spolmonarsi per il proprio candidato Mario De Cristofaro («eppure dicono che siete solo in dieci»» dirà il sindaco Adriana Poli Bortone quando gli ultrà le tributeranno un'ovazione). Nella «fossa dei leoni» si segnalano i consiglieri comunali leccesi Paolo Cairo e la pasionaria Chicca Mariano. Dall'altra parte, schierati con Saverio Congedo, soprattutto i ragazzi della Destra sociale di Roberto Tundo rendono pan per focaccia in quanto a veemenza. Tutto come da copione nella giornata d'apertura del secondo congresso provinciale di Alleanza nazionale. E al termine del lungo dibattito il partito si ritrova spaccato a metà. Tra accuse reciproche, sassolini definitivamente tolti dalle scarpe, momenti di vero pathos, la soluzione unitaria, pure auspicata da una fetta consistente di An salentina, si allontana per sempre. La giornata del confronto dialettico si conclude senza vincitori né vinti. Così oggi solo una conta all'ultimo voto stabilirà se il leader dev'essere il presidente del Consiglio regionale o il presidente uscente. Il popolo di An potrà recarsi alle urne dalle 9 alle 20 nei seggi allestiti a Tricase, Matino, Lecce e Carmiano. La relazione di Erio Congedo apre gli interventi davanti ai responsabili provinciali di Forza Italia (Raffaele Baldassarre), Ccd (Salvatore Meleleo), Cdu (Gino Caroppo) e dei Ds Umberto Uccella. «Scusate, sono giù di voce perché influenzato», esordisce l'uscente. «Sarà colpa delle correnti» ironizza un militante sorridendo. In dieci cartelle Congedo rivendica i meriti della sua gestione: un partito che cresce dal 12 per cento delle Provinciali del '99, al 15 per cento delle Regionali dell'anno successivo al 18 per cento delle ultime Politiche. Snocciola le tante iniziative della Federazione, il lavoro svolto sul territorio, nei 90 circoli sparsi in tutta la provincia. I progetti per far crescere il partito (un decalogo che Poli e Mariano definiscono sprezzanti «i dieci comandamenti»). Ma soprattutto respinge con sdegno le illazioni di chi lo accusa di essere un uomo di Destra tiepido: «Agli alleati chiediamo visibilità, già dalle prossime elezioni amministrative. Non è vero che il centrodestra vince solo con un candidato di centro, anzi con gli uomini di Destra si vince e in qualche caso anche senza il sostegno della coalizione». Auspica però una Destra capace di governare e di produrre uomini in grado di farlo perché «a certe ore della giornata può essere persino simpatico e folcloristico, per chi ha questi gusti (e io non li ho), cantare faccetta nera e travestirsi da camicia nera, in una specie di riserva indiana che la sinistra ci lascerebbe volentieri. E non solo la sinistra, ma anche qualche nostro alleato che si mostra tollerante con certi eccessi perché ben consapevole che si tratta di eccessi verbali, che mascherano l'appiattimento sulle sue posizioni». E incalza: «Ma se vogliamo dare risposte serie di governo da Destra dobbiamo convincerci che il tempo delle nostalgie e del ghetto è finito». Siluri allo sfidante. I primi spediti esplicitamente da parte di chi si era imposto la consegna del silenzio in questi lunghi mesi di polemiche. E la risposta non tarda. De Cristofaro non smentisce la sua fama e sfodera un discorso a braccio di poco più di venti minuti. La sua vis oratoria infiamma la platea. Apre citando Dante (Inferno, V canto, quello di Paolo e Francesca): «Il presidente uscente parla di nostalgia? Nessun maggior dolore del ricordarsi del tempo felice nella miseria». E ancora: «Auspico che il termine fascista non venga sempre usato in senso dispregiativo, perché al suo interno contiene il riferimento ai valori della Destra eterna. E a chi ci chiede ancora atti di genuflessione al centro rispondo che siamo stati noi a difendere la democrazia quando le orde barbariche con le bandiere rosse invadevano l'Italia». A Congedo imputa di non essere riuscito a dare un'anima al partito, di essere stato troppo spesso privo di iniziativa politica (sulla sanità, sulla sicurezza, sui temi del sociale), di aver conseguito risultati modesti perché il Movimento sociale con lui e la Poli era arrivato fino al 27 per cento. E ora De Cristofaro vorrebbe un'Alleanza nazionale «al 51 per cento da sola, altro che partito unico».
Tocca le corde più riposte dei militanti di Destra, ricorda i bei tempi andati e punta l'indice contro «il nuovo che avanza», il «neomodernismo e il «neogovernismo». Sottolinea i suoi sacrifici in nome del partito: lasciapassare per Congedo (eletto nel listino delle Regionali e per Ugo Lisi («se ora è deputato lo deve alla mia rinuncia di candidarmi a Lecce»). «Eppure ora sono io il cattivo, sembra che il missino di sempre sia Erio Congedo, o anche il nostro sottosegretario. Mi sembri tanto cultore della Destra che mi viene da chiamarti Alfredo Rauti», dice rivolgendosi ad Alfredo Mantovano, che non fa una piega. Infine detta le sue ricette per rivitalizzare il partito, «per riportare la Destra ai fasti di un tempo» e conclude in un bagno di sudore tra l'ovazione della platea. Sull'ultimo gradone del palasport i suoi fans hanno appeso uno striscione: «Grinta, coraggio, ardore: il Mario che ho nel cuore».
Dopo i due protagonisti principali tocca alla schiera di amministratori e presidenti di circolo, consiglieri provinciali e regionali, parlamentari. Tra i sostenitori di Congedo ricevono applausi convinti per il capogruppo alla Provincia Biagio Ciardo e il consigliere regionale Roberto Tundo, che denuncia l'incoerenza degli avversari: «Qui si dicono popolari e sociali, a Roma stanno con chi vuole confluire nel Ppe, come La Russa e Gasparri». L'onorevole Gabriele Brivuglio (inviato dalla direzione nazionale a presiedere il congresso) deve faticare non poco per contenere la contestazione che scoppia con l'intervento dell'onorevole Achille Villani Miglietta. Il deputato contesta l'incoerenza dell'alleanza De Cristofaro-Poli- Lisi, bacchettandoli senza mezzi termini.
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