ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (Sezione: Primo pIano Pag. 3 ) |
Giovedì 14 novembre 2002 |
Tonio Tondo
il vertice di lecce /
All'incontro dei ministri e i sottosegretari agli Interni, Pisanu e il collega di Tirana ribadiscono che lotta alla criminalità deve essere forte e continua.
Funziona bene l'accordo tra i due Paesi
Lecce -L'immigrazione deve essere «legale e ordinata». Contro i clandestini occorre «più rigidità». Solo così gli immigrati possono godere degli stessi diritti sociali, sanitari e previdenziali, degli italiani. Il ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, antica scuola democristiana alle spalle, batte e ribatte su questi motivi. E' seduto perfettamente al centro del lungo tavolo, nella sala riunioni del cinquecentesco castello di Carlo V, tra i ministri e i sottosegretari dei Paesi dell'Adriatico e dello Jonio. Il «feeling» è col ministro dell'Albania Luan Rama, giovane, di sinistra e dalla formazione raffinata: «siamo d'accordo con Pi
sanu, la lotta alla criminalità deve essere forte e continua, dal 20 agosto da noi non partono più nessun clandestino, nessun gommone e nessuna prostituta, e questa è una realtà nuova; ad ottobre abbiamo fatto un'operazione antidroga e arrestato otto persone, tre italiani di Bari e cinque albanesi che raffinavano e vendevano eroina in Albania, un successo della collaborazione delle polizie dei due Paesi e di Interforze». Pisanu e Rama preferiscono «campioni albanesi che fanno gol nei campionati italiani, cantanti a Sanremo e uomini che fanno affari legalmente in tutti e due i Paesi» agli irregolari gestiti dalla mafia che vende anche i bambini. Concetti chiari e distinti lontanissimi dai pensieri di molti «No global» che non si pongono il problema della sicurezza come condizione vitale per i regimi democratici.
L'accordo bilaterale tra Italia e Albania funziona bene, la collaborazione sarà rafforzata, e su questo modello altre intese bilaterali potranno essere definite tra i dodici Paesi invitati al vertice. Ma la Turchia non s'è vista. Il leader islamico, Erdogan, trionfatore delle elezioni, era da Berlusconi per premere alle porte dell'Europa. Anche Cipro ha dato forfait: diviso tra turchi e greci, resta nell'impasse. Bulgaria e Macedonia non hanno firmato la dichiarazione congiunta («per motivi formali». ha detto diplomaticamente Pisanu), sottoscritta da Italia, Albania, Bosnia Erzegoniva, Croazia, Grecia, Repubblica federale di Jugoslavia e Slovenia. E' l'eterna contraddizione dei Paesi mediterranei, direbbe Predrag Matvejevic, croato e profondo studioso dei problemi dell'area balcanica: «da un lato la chiarezza e la forma, la geometria e la logica; dall'altra i particolarismi, l'autarchia e il labirinto».
Il piano d'azione E' la parte operativa dell'accordo. E' prevista la creazione di unità miste di polizia per il controllo delle frontiere, il pattugliamento congiunto, fornitura di tecnologie e scambi di personale nei porti e negli aeroporti. L'identificazione degli immigrati avverrà in modo più certo, gli irregolari saranno rimpatriati più sollecitamente. L'Albania ha già predisposto un disegno di legge sull'introduzione delle impronte digitali. Entro due mesi saranno presentati i progetti operativi in sede europea.
Grecia e Turchia ono Paesi caldi nelle rotte degli immigrati clandestini. Dalla Grecia, l'unico partner già solido nell'Europa, insieme all'Italia, partono centinaia di tir. Molti immigrati, sigillati all'interno, sono morti asfissiati. Il sottosegretario Alfredo Mantovano, dopo il vertice, ha detto che con i greci si sta lavorando da un mese. La Turchia sta collaborando. Anche il nuovo partito islamico moderato al potere ha confermato l'impegno ad intese.
Sanatoria e rimpatri Al ministro Pisanu non piace la parola sanatoria. «E' una regolarizzazione», ha ribadito. «Puntiamo a valorizzare la presenza degli stranieri». Le impronte digitali consentiranno di identificare più facilmente gli irregolari. «Le polemiche su questo punto sono incomprensibili». Con gli accordi bilaterali sarà più facile il rimpatrio. I «No global», invece sono convinti che aumenteranno i clandestini e gli arresti.
Rifugiati e asilo politico Sinora è stato riconosciuto lo status di rifugiato politico solo al 6-8 per cento di coloro che hanno presentato una richiesta formale. Un accordo più preciso si sta tentando a livello europeo per avere un'idea condivisa. Spesso la richiesta di asilo politico è presentata in un Paese dell'Ue per ottenere l'ingresso in un altro.
L'area adriatica e jonica è una sorta di imbuto in continuo tramestio. E' stata sempre così da tre millenni: traffici, migrazioni, fughe di popoli, accavallarsi di miti e leggende e guerre in nome di questi miti. Popoli e razze si sono scontrati, mescolati e fusi. L'Adriatico è un mare intimo per milioni di persone. L'Oriente del Mediterraneo ha guardato sempre all'Occidente. Lo hanno fatto anche i tiranni, proprio in nome dei miti. Ora per la prima volta si tenta un discorso di libertà, grazie all'Europa unita. Il ministro Pisanu ha lodato il lavoro di mediazione del ministro danese Bertel Haarder, presidente di turno dell'Ue. «Il lavoro che si sta facendo in questa area interessa l'intera Europa». Quasi tutti i Paesi presenti a Lecce premono per l'ingresso in Europa. Verrà il giorno in cui gli interi Balcani potranno stare saldamente nella democrazia europea. Nessuna fortezza da difendere, quindi. Pisanu ha fatto riferimento ai principi dell'Onu sui diritti dell'uomo, ma realisticamente ha indicato una strada difficile. «Occorrerà - ha detto - portare avanti, insieme ai temi della sicurezza, una cooperazione economica che sostenga la crescita di Paesi dal prodotto interno lordo lontanissimo dagli standard europei».
Carlo Maranelli, geografo pugliese, ha ammonito nel 1920: «chi voglia esaminare, dal punto di vista italiano, il problema dell'Adriatico, deve partire anzitutto da una considerazione obiettiva dei fatti che si svolgono al di là del mare. Prospettare i nostri interessi isolati ...è cosa estremamente pericolosa». Al vertice è stata sottolineata l'importanza del ruolo della Puglia, della sua vocazione e dei rapporti culturali, economici e sociali con i Balcani. Peccato che questi incontri si svolgano ancora in base ai modelli centralizzati, e che non siano previsti spazi per l'iniziativa della Regione.
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