ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (Sezione: PUGLIA & BASILICATA Pag. 6 ) |
Sabato 19 Luglio 2003 |
Carmela Formicola LA SICUREZZA / Il sottosegretario ieri in Puglia
Sulle scarcerazioni facili «striglia» di Mantovano BARI Strade sporche di sangue. Da Bari (dove ieri un altro pregiudicato è caduto sotto i colpi dei killer) a Foggia, il nuovo ruggito della criminalità organizzata terrorizza i cittadini e crea inquietudine nelle istituzioni. Nella lotta alla mafia «ciascuno deve recitare la sua parte», ribadisce il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano. «Sarebbe importante - aggiunge - che una volta che le forze di polizia arrivino a certi risultati, questi risultati fossero consolidati. Ogni riferimento alle scarcerazioni di questi giorni è assolutamente voluto». Una certa tensione ha accompagnato ieri la visita pugliese del sottosegretario che in mattinata ha presieduto la riunione del comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica a Bari e nel pomeriggio a incontrato i vertici di magistratura e forze dell'ordine a Foggia. L'urgenza dell'incontro foggiano è nata dopo l'ennesimo fatto di sangue, il duplice omicidio avvenuto a San Marco in Lamis, mercoledì scorso. «La provincia di Foggia - ha detto Mantovano - da qualche tempo è la più difficile della Puglia con caratteristiche diverse per quanto riguarda la criminalità organizzata. Basta pensare alla criminalità del Gargano e quella del capoluogo». Forte il richiamo alle coscienze e alla mobilitazione della società sana della Capitanata: «Questo territorio deve darsi una sveglia. Non si può delegare tutto alle forze di polizia. È necessario una maggiore collaborazione, maggiori denunce e comportamenti con criteri di trasparenza e di legalità da parte delle amministrazioni pubbliche. Tutte le amministrazioni, indipendentemente dagli schieramenti. È indispensabile comprendere che la lotta alla criminalità non dipende solo dalle forze di polizia». Il sottosegretario non ha certo abbandonato il suo modo sereno di affrontare i problemi ed ha evitato le scintille della polemica. Ma sia l'incontro barese che quello foggiano hanno tradito tensione. A Bari Mantovano ha ribadito che «il lavoro di prevenzione della criminalità è sinergico» e che «ciascuno deve recitarvi la sua parte, le forze di polizia lo stanno facendo oltre ogni limite. Non voglio intromettermi nelle decisioni di altre istituzioni dello Stato, per le quali peraltro esistono rimedi per verificare se siano state prese tutte le misure, tenendo conto delle normative in vigore». E ancora una volta il riferimento è alle recenti scarcerazioni, a dieci tra boss e luogotenenti della città vecchia tornati in libertà per decorrenza dei termini di custodia cautelare. «Non si può non prendere atto che si tratta di una decisione esclusivamente demandata all'autorità giudiziaria, - ha commentato ieri mattina, nella prefettura barese, Alfredo Mantovano - però oggettivamente crea sconcerto, perché non è una decisione di proscioglimento di assoluzione ma è una decisione di scarcerazione di personaggi che sono sotto processo per gravi fatti di sangue». Né convince il sottosegretario la teoria di una lotta alla mafia piegata dagli organici sottodimensionati o da una quantità infinita di carenze. «Oggettivamente vi sono state e vi saranno carenze di strutture, organizzazione e mezzi ma va verificato quando queste carenze costituiscono un alibi. Bisogna verificare in concreto come stiano le cose, quando ci sono norme di legge che consentono per esempio di sospendere la decorrenza dei termini di custodia cautelare in pendenza di dibattimento, in modo da evitare che presunti mafiosi, o personaggi ritenuti tali, vengano messi in libertà».
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