ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (Sezione: IN OPRIMO PIANO Pag. 6 ) |
Sabato 31 maggio 2003 |
Tonio Tondo giudici e politica / Aperto a Lecce di Anm e avvocati Mantovano: questo scontro delegittima solo le istituzioni
Lecce L'attesa era per la replica dello scontro al vetriolo tra il ministro della giustizia Roberto Castelli, ruvido leghista, e il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Edmondo Bruti Liberati. Oggetto del contendere, le ispezioni alla procura di Milano decise dal ministro. «Bruti Liberati ha detto che il ministro non deve interferire con l'attività giudiziaria, ma chi decide se interferisco o meno? Lui? Cosa farà, mi manderà l'avviso di garanzia? Vorrà processarmi o imprigionare? Anch'io mi sento minacciato» aveva detto il ministro. Ma Castelli non s'è fatto vedere al convegno sulla giustizia promosso dall'Associazione nazionale magistrati e dall'Avvocatura unitaria. Al suo posto, in rappresentanza del governo, è intervenuto Rocco Buttiglione, democristiano dell'Udc e ministro delle politiche comunitarie. E subito si sono levati i segnali di disgelo. Buttiglione e il presidente dell'Anm sono entrati insieme nel parterre del teatro Politeama, tra i panni rosso porpora delle poltroncine, i fregi e gli stucchi. Prove di dialogo, in nome delle istituzioni da salvaguardare come patrimonio pubblico, sulla scia dell'appello del presidente della Repubblica, Ciampi. Magistrati e avvocati discuteranno per tre giorni su come garantire ai cittadini una giustizia certa, rapida e con un processo equo. «Qualità della giustizia, dei soggetti e del servizio» si legge nel programma. Se ne parla da anni, come da anni si discute sulla selezione e sull'aggiornamento formativo dei magistrati e degli avvocati. L'informatizzazione che aveva promesso velocità nei processi è una chimera. I soldi non ci sono neanche per pagare le aziende che hanno fornito i servizi, ha detto Silvano Berti, presidente dell'organismo unitario degli avvocati. In realtà, non ci stanno soldi neanche per la benzina delle auto dell'antimafia e per pagare gli stenotipisti, con il rischio di bloccare tutto. «Assurdo parlare di riforme in questa situazione» è il grido condiviso. Lodo Maccanico o Schifani, come lo chiamano le opposizioni, le ispezioni e il processo Sme a Milano, con la richiesta del pm Ilda Boccassini di 11 anni per Previti e per l'avvocato Pacifico, di 11 anni e quattro mesi per il giudice Squillante e quattro anni e otto mesi per Verde, sono le questioni che infiammano lo scontro politico, malgrado i segnali di distensione nel confronto ravvicinato del convegno. «Il rapporto tra politici e magistrati è pessimo - ha detto Alfredo Mantovano, sottosegretario all'interno, magistrato a Lecce - non riesco a trovare un'altra definizione. E' in atto uno scontro durissimo che non fa bene a nessuno e rischia di delegittimare le istituzioni. E' un errore arroccarsi sulle proprie posizioni rimproverandosi hai cominciato prima tu. Il dialogo si è interrotto un anno fa con lo sciopero dell'Anm, ora c'è un altro testo sulla riforma che soddisfa meno i magistrati: quali saranno gli strumenti di dissenso e contestazione?» Eppure, non passa giorno senza un appello o un richiamo di Ciampi al dialogo costruttivo. Il presidente lo ha fatto anche ieri, giorno della requisitoria del pm a Milano, con un messaggio. «In ogni mio intervento, anche pubblico, ho costantemente auspicato che i problemi della giustizia vengano affrontati con un intenso confronto parlamentare e con un dialogo tra magistrati e avvocati». E' la tenuta dei principi costituzionali che preoccupa il presidente, con l'equilibrio dei poteri messo a dura prova dagli eventi. «La giustizia non può essere terreno di scontro politico, si rischia il cortocircuito», ha ammonito il presidente distrettuale dell'associazione magistrati, Vincenzo Scardia. Gli stessi concetti espressi dal presidente della Corte d'Appello, Umberto Pagano e dell'ordine degli avvocati Antonio De Giorgi.
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