ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (Sezione: BARI CITTA' Pag. 23 ) |
Sabato 6 luglio 2002 |
Carmela Formicola
Il pizzo dei pezzenti
Il sottosegretario ha coordinato ieri, a Bari, il vertice tra i cinque prefetti della regione, per analizzare la situazione su estorsioni e usura nelle cinque province pugliesi e individuare le strategie per prevenire infiltrazioni nell'economia e nella società pugliese. «Se non si conoscono le cause del fenomeno, non si capiscono le sue caratteristiche e dunque non si può agire, non lo si può combattere», spiega Mantovano, ed ecco il motivo dell'incontro. Ma qual è il volto del racket, oggi, in città? «Vittime degli estorsori - risponde il sottosegretario - non sono più le grosse realtà industriali. Non c'è più la tangente milionaria. La fascia più colpita è quella degli operatori commerciali medio piccoli, ai quali vengono chieste somme relativamente modeste perché - ripeto - la logica è pagare meno, pagare tutti».
«Ma è una mentalità che va cambiata. Non è possibile - aggiunge il sottosegretario - che dal 1999 ad oggi nessun barese abbia fatto domanda per l'accesso al fondo che aiuta le vittime dell'usura e del racket. Qualcosa non funziona, evidentemente». Il fondo è stato istituito con la legge «44», una norma che garantisce chi denuncia ed eroga i contributi con una certa celerità. Gestito prima dal commissario nazionale Tano Grasso, ora dal prefetto Gennaro Monaco, il fondo eroga ogni anno milioni di euro, destinati a risarcire le vittime dai danni subiti. «Quello estorsivo è sicuramente un fenomeno frastagliato e difficile da contrastare - dice il sottosegretario - ma senza la collaborazione degli operatori commerciali non andremo da nessuna parte». |
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