ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (Sezione: Gazzetta Lecce Pag. 74) |
Sabato 1 giugmo 2002 |
g.l.
L'amarezza del Pm Capoccia
Sequestrati, confiscati e poi dimenticati. Strana sorte per i beni che lo Stato sottrae ai mafiosi, incamera, ma che poi dimentica di utilizzare ed abbandona alle incursioni dei vandali. Vi è una legge, invece, che disciplina la destinazione dei beni confiscati e che ne favorisce il trasferimento ad altri enti per essere utilizzati a fini istituzionali o sociali. Ma nel Salento nessuno vuole i beni che erano dei mafiosi. Non si fanno avanti né i Comuni né le associazioni o le comunità che si occupano del recupero dei tossicodipendenti. «Dispiace ed addolora che i beni sequestrati ai mafiosi e confiscati dallo Stato non abbiano alcuna utilizzazione sociale dopo il dispendio di tante energie investigative e il lavoro dei magistrati». E' l'amaro sfogo del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia Giuseppe Capoccia che ha coordinato numerose operazioni che si sono concluse con il sequestro dei patrimoni accumulati con i guadagni della droga e di altre attività illecite. Il pensiero dei magistrato va alla lussuosa villa dell'ex boss di Ugento Michele Scarcella. L'immobile insieme al parco auto del capobastone, oggi collaboratore di giustizia, è passato nel patrimonio indisponibile dello Stato. Ma è rimasto lì. Probabilmente nessuno se n'è accorto se è vero, come è vero, che la villa con piscina è stata saccheggiata dai vandali. Praticamente è stato portato via di tutto: dagli infissi ai sanitari. La villa avrebbe potuto ospitare una comunità per il recupero dei tossicodipendenti. E come messaggio sociale non sarebbe stato niente male: la casa del boss che aveva fatto fortuna con lo spaccio di eroina, trasformata in un centro per il recupero dei drogati. Ma nessuno si è fatto avanti per chiederne l'assegnazione. La splendida villa, probabilmente, si è smarrita nei rivoli della burocrazia, dove non sono ancora chiare le competenze fra Prefettura e l'Agenzia per l'amministrazione dei beni confiscati. Al momento solo per la vecchia fabbrica di mattoni sequestrata e confiscata ad Angelo Vincenti di Surbo è stata decisa una destinazione sociale. Il comune di Lecce ha intenzione di realizzare un campo per ospitare i Rom. Ci sono poi gli impianti sportivi di Squinzano, realizzati da Vito Ancora il presunto cassiere del clan mafioso di Campi: i campetti, dopo il sequestro e la confisca, in attesa di un verdetto definitivo, sono stati assegnati in via provvisoria al Comune che ha già provveduto ad affidarli in gestione. E proprio dei sequestri antimafia si parlerà questa mattina nel convegno organizzato dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei dottori commercialisti. Ai lavori che si aprono alle 9 nell'aula magna della Corte d'Appello di Lecce partecipano il presidente nazionale dei dottori commercialisti, Francesco Serao; il presidente dell'Ordine di Lecce, Rosario Giorgio Costa; e poi ancora Margherita Vallefuoco, commissario nazionale per l'amministrazione dei beni confiscati ad organizzazioni criminali; Pierluigi Vigna, procuratore nazionale antimafia; Alfredo Mantovano, sottosegretario agli Interni; il senatore Alberto Centaro, presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla criminalità organizzata. Verranno presentati i dati di un'indagine svolta dalla commissione «Misure di prevenzione patrimoniali» presieduta da Antonio Tamborrino. Dallo studio è emerso che più della metà dei beni immobili confiscati fra il 1982 e il 2000 non è stata «destinata e consegnata», restando così al di fuori del circuito economico. |
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