ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su Gazzetta del Mezzogiorno | Domenica 10 marzo 2002 |
Marco Seclì
L'affondo non risparmia Adriana
CASARANO - Questa volta non le ha mandate a dire. Da mesi bersaglio delle critiche dell'opposta fazione, il sottosegretario all'Interno difende a spada tratta l'operato e i risultati della gestione Congedo: «Erio è simbolo della classe dirigente nuova di cui la destra italiana ha bisogno. E' la migliore garanzia di successo». Poi dal palco Alfredo Mantovano si rivolge direttamente a Mario De Cristofaro, seduto poco distante. E smonta punto per punto le critiche che in mattinata aveva mosso al presidente uscente, contesta le proposte del presidente del consiglio regionale. «Vuoi promuovere una petizione da inviare a Fini per inserire un riferimento alle radici cristiane dell'Europa nella nuova costituzione continentale? Ebbene, non sai che Fini lo ha già fatto?». Ancora: «Come puoi affermare che abbiamo lasciato a Forza Italia l'iniziativa sui temi dell'immigrazione e della sicurezza. Sai come si chiama la nuova legge sull'immigrazione? Fini-Bossi». «E sai chi ha la delega alla sicurezza - dice riferendosi al proprio incarico di governo - un rappresentante di An che poi ti presento». Mai visto un Mantovano così agguerrito, forse perché «le accuse che ho ricevuto in questi mesi da membri del mio stesso partito non le ho mai ricevute neanche dagli avversari appartenenti alla sinistra più massimalista». «Mi si accusa di aver trovato il piatto pronto - dice- non mi sembra che fosse pronto quando mi sono candidato a Squinzano nel '97». E l'affondo non risparmia nemmeno Adriana Poli: «Hai sostenuto sulla stampa che l'approdo di An nel Partito popolare europeo è una saggia decisione, il completamento di un percorso. Come potete allora accusare di centrismo chi rivendica un'autonomia da Forza italia, e nello stesso tempo caldeggiare l'ingresso nel Ppe? Io fautore del partito unico del centrodestra? Sono pronto a dimettermi da qualsiasi carica di An se qualcuno può dimostrarlo. E sapete che sono di parola». «Caro Erio - conclude strappando applausi e grida di disapprovazione - mi dispiace solo che domani sera (questa sera, ndr) gli auguri te li dovrò dare per telefono da Vienna, dove sarò a guidare la delegazione italiana nel convegno dell'Onu sulla droga». Sicurezze da uomo di governo. m.s.
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