ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione: Primo Piano   Pag.  3  )
Giovedì 14 novembre 2002

Danilo Lupo

Fugati i timori della vigilia. Ha prevalso il buon senso

Lecce vince la «sfida»

In piazza anche la protesta dei lavoratori della «Gum»


 

LECCE Cronaca di una giornata di passioni, di colori, e di temuti scontri. Lecce per un giorno ha visto la protesta, anzi due, di migliaia di persone. I «No global» e i lavoratori licenziati dalla Gum, gruppo della grande distribuzione. Si è temuto anche lo scontro tra gruppi alla stazione. I poliziotti non hanno mai perduto la calma, intervenendo al momento giusto. Spiegamento di forze consistente. Tiratori scelti sui terrazzi, volteggio di elicotteri, cani antisommossa in grado di annusare il tritolo. Tutto organizzato con discrezione.

Ma veniamo ai colori. Quelli di sempre. Bandiere rosse, moltissime, quelle di Rifondazione, della Cgil, le verdi degli ambientalisti, striscioni bianchi del Social Forum, i vestiti multicolori degli immigrati. In coda, le bandiere e gli abiti neri degli anarchici. Mamadù, nero vero, senegalese, suona il bongo. «Queste persone - dice - capiscono il valore della dignità umana. Io chiedo solo che si rispetti la mia voglia di migliorarmi». Il corteo ha la faccia di due generazioni, Marcello Petrelli, avvocato, una bella chioma di capelli grigi, il figlio Edoardo, liceale, stessi occhi puliti e gentili del padre. A Firenze sabato scorso, oggi nella loro città. Immancabili le bandiere del Partito marxista leninista, con i profili di Marx, Stalin, Mao, icone usate da decenni. «Eravamo a Genova - dicono i portabandiera, Luigi Draetta e Patrizia Greco - saremo a Praga, vogliamo andare anche a Baghdad, a fare da scudi umani». Roberto Aprile dei Cobas, tiene un comizio continuo lungo quanto il corteo. Le vene del collo quasi gli scoppiano, un nemico ad ogni viale: Bush, Berlusconi, il sottosegretario Mantovano, lo stesso centrosinistra. I giovani vestiti di nero invocano Carlo Giuliani, morto a Genova, e gridano ai poliziotti: «assassini».

La tensione aumenta all'incrocio tra via Trinchese e via Cavallotti, a pochi metri da piazza Sant'Oronzo dove si terrà il comizio. Gli anarchici tentano di guadagnare la «zona rossa» che protegge il castello di Carlo V. Funziona il servizio d'ordine. I poliziotti non si muovono. Volano parole grosse e anche i frutti marci, uno sfiora il questore di Lecce, Vincenzo Caso. La tensione è tutta interna al movimento, i nonviolenti premono sugli «irriducibili» per farli rientrare nel corteo. Un fotografo è preso a male parole, ma reagisce colpendo col casco della moto un giovane manifestante. Confusione e tensione. Alcuni anarchici tentano di incunearsi tra stradine e presidii di poliziotti per avvicinarsi al castello. Si disperdono.

Alle 13, una voce: incidenti alla stazione, tafferugli con il corteo dei lavoratori della Gum. Questi hanno occupato i binari, come gli operai Fiat. Ce l'hanno con i politici che «dicono solo parole». Ed è con un politico, un dirigente di Rifondazione comunista, che scoppia la polemica. Un gruppo di «No global» arriva in stazione: «Vogliamo portare la solidarietà alla vostra lotta» dice Antonio Montillo: applausi e ringraziamenti. Poi aggiunge: «Mi dispiace vedere qui, però, sindacati che hanno firmato il Patto con l'Italia». Sguardi alle bandiere Uil e Ugl. Non lo lasciano finire. Antonio Moscagiuri, un dirigente della Cgil gli toglie il megafono di mano, ma viene spintonato. «Andatevene, la solidarietà va bene, ma questa è la lotta di tutti i lavoratori» dicono i precari della Gum. «Non ci potete cacciare», è la replica. Arriva la polizia, torna la calma e la giornata finisce.


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