ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO | Venerdì 29 marzo 2002 |
Domenico Russo Rossi
Boom di abusivismo edilizio e discariche irregolari
ROMA La «Divisione ecologia» della Mafia SpA (cioè: abusivismo edilizio, traffico e smaltimento illegale dei rifiuti pericolosi, infiltrazioni mafiose nel sistema degli appalti e del ciclo del cemento, traffici criminosi delle opere d'arte e archeologiche ecc.) ha migliorato i propri «dividendi». Il giro d'affari, stimato dal rapporto di Legambiente, è pari ad una legge Finanziaria: nel 2001 14.255 milioni di euro, quasi 28mila miliardi di lire. Rispetto al 2000, +4,5%. Piatto ricco mi ci ficco ed il numero dei clan è salito a 151 (da 143). Nel Mezzogiorno, soprattutto nelle quattro regioni Sicilia (4.334 illeciti), Campania (4.878), Calabria (4.100), Puglia (2.396), c'è oltre il 50% del «dirty businness». La Puglia è passata dal quinto al quarto posto nella classifica delle «pecore nere». Aumentate persone denunciate (+20,8%) e sequestri (8.273, +21%) segno, secondo il sottosegretario all'interno Alfredo Mantovano, che «le forze dell'ordine, compreso il corpo forestale dello Stato, hanno operato in qualità, perseguendo i reati più gravi che sono quelli che portano ai provvedimenti di sequestro». «Certo - ha detto il presidente di Legambiente Realacci - non era il caso di colpire, come in passato, i barbieri per irregolarità nello smaltimento dei capelli tagliati ai clienti. Ma gli eccessi di devolution come quelli della legge-Obiettivo sono pericolosi». Secondo il rapporto «sotto il cappello del general-contractor» potrebbe nascondersi il sistema imprenditoriale mafioso. Anche il procuratore nazionale antimafia Vigna ha rimarcato il rischio di infiltrazioni mafiose. Pure nella bonifica dei siti inquinati; la mafia ci guadagnerebbe due volte: la prima con l'inquinamento, la seconda «gestendo» la bonifica. Mantovano ha quindi evidenziato «pigrizia» e disattenzione degli enti locali contro l'abusivismo edilizio: «solo il 31% delle informazioni sulle costruzioni illegali è arrivata dai Comuni. Il federalismo non è più poteri con nessuna responsabilità». Le case abusive realizzate nel 2001 sono 28.276, per oltre 3,8 milioni di metri quadrati e un valore di 1.785 milioni di euro; i rifiuti smaltiti illegalmente 1,6 milioni di tonnellate, una montagna con base di 30mila metriquadri (tre campi di calcio) alta ben 1.150 metri. Puglia e Basilicata «abusive» - Soprattutto la Puglia con 3.137 costruzioni (in Basilicata 586) e 626 infrazioni nel ciclo del cemento pari all'8,8% del totale (in Basilicata 164, 2,3%). Il Rapporto contesta per la Puglia soprattutto l'abusivismo con «il timbro della legalità» criticando la normativa regionale che vieta con alcune norme e poi apre deroghe con altre. Scempi sul litorale adriatico da Otranto a Leuca, sulla costa jonica, le cave di marmo a Ruvo, il caso punta Perotti, le ville abusive nella Valle d'Itria, altre nella zona di San Pietro in Bevagna, la lottizzazione a Gravina nel regio tratturo Melfi-Castellaneta. Le pericolose «pattumiere» pugliesi - La Puglia, secondo il rapporto, si «conferma una sorta di eldorado» in questo settore. Citati i casi: fanghi Enel di Cerano-Brindisi sud in un cementificio a Taranto, tre discariche abusive a Brindisi e San Vito, 27 vagoni di rifiuti ospedalieri in transito a Foggia e diretti a S. Nicola di Melfi; fanghi di depurazione smaltiti tra Ordona e Candela nel Foggiano; rifiuti pericolosi nell'ex-Enichem di Manfredonia; due attentati (connessi allo smaltimento illegale) a Comune e Commissariato di Andria, discarica abusiva a Santeramo. Rischio rifiuti anche in Basilicata - Benchè sia l'unica regione del Sud non commissariata per la questione dei rifiuti, è stretta tra regioni «pericolose» (Campania, Puglia e Calabria) ed ha caratteristiche geologiche che potrebbero essere sfruttate per nascondere i rifiuti illegali. Tra i casi scoperti: quattro discariche nella zona di Lauria, due a Trecchina e Lagonegro con fibre di amianto, pericolo amianto anche allo stabilimento ex-Liquichimica di Tito e all'ex-fornace Ierace, e nella zona industriale di Ferrandina e Pisticci; infine un rischio «inondazione radioattiva» paventato dal centro di Rotondella.
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