BARI «Metterei una tassa
sulle parole, con una sovrattassa
sulle parole inutili senza
immunità nei confronti di
nessuno. Girata direttamente
al fondo indistinto dove si
recupera in caso di calamità
naturale». Non scherza affatto
il sottosegretario Alfredo
Mantovano, infastidito
dall’ennesimo affondo
di Bossi che «ha superato ogni
limite e non può dire
quello che vuole».
Bossi rinfocola la polemica
dopo la presa di posizione
di Berlusconi sull’8
per mille, che aveva rassicurato
gli alleati.
«Come si è detto più di una
volta di recente, mentre in
passato vi era una sorta di
giustificazione rispetto a
queste becere esternazioni
del leader della Lega, da un
po’ di tempo, e qui siamo arrivati
al colmo con quest’ultima
uscita, non si può trattare
più il leader di uno dei 4
partiti dell’alleanza come un
bambino impertinente che
però poi a scuola va bene. Va
trattato come una persona
che deve rispondere di quello
che dice perchè anche le
parole hanno un peso letterale
e che non può passare in
sottordine».
Questa volta ha attaccato
la Chiesa, il mondo cattolico.
Lei cosa dice?
.«Si può commentare un’ opinione,
non si commenta
un’ingiuria.In una partita di
calcio, quando un giocatore
entra a piedi uniti e spezza le
gambe dell’avversario, l’arbitro,
non commenta il fatto,
lo espelle. Bene ha fatto Berlusconi
a ribadire che nessuno
pensa lontanamente di
mettere in discussione l’8
per mille. Mi sembra che
corrisponda al fischio dell’arbitro
».
Alla fine però la corda si
può anche spezzare. Non
le sembra che ci sia nei
confronti di Bossi un po’
troppa comprensione?
«An non tollera minimamente
uscite di queste tipo».
Ma sulle riforme Bossi
vi tiene sotto ricatto?
«Noi avremo un atteggiamento
molto responsabile.
Non appoggiamo le riforme
istituzionali per raggiungere
altri scopi ma perchè siamo
convinti che vadano fatte,
tenendo conto che ciascuno
apporta il suo contributo
e la propria sensibilità. Non
c’è legame con le riforme
che vanno affrontate nel merito
del loro contenuto. I due
piani vanno separati perchè
non mi sembra serio sovrapporli.
Come An poniamo un
problema all’intera coalizione
che non deve soltanto procedere
unitariamente per
raggiungere gli obbiettivi
del programma ma anche
nei rapporti con quelle
realtà di rilievo sociale, storico
e istituzionale e al primo
posto c’è la Chiesa cattolica
».
La verifica non doveva
anche servire a stabilire
regole nei rapporti con gli
alleati?
«Nè in un programma di
governo, nè in un documento
di verifica possono essere
messe nero su bianco regole
di comportamento. È solo
buon senso, non può essere
materia di discussione, è
scontato».
Ma se Bossi non la smette,
ne va di mezzo l’alleanza?
«L’unica cosa da dire è: auguriamoci
che la smetta.
Purtroppo noi scontiamo
con la voglia di emergere anche
l’imminente scadenza
delle europee. Ci sono forze
politiche che si preparano a
questo appuntamento, sottolineando
i propri elementi di
identità in modo civile, altre
in modo incivile».
Bossi minaccia sul federalismo
che può essere penalizzante
per il Sud. Lei
cosa ne pensa?
« È un’altra storia, un discorso
da approfondire, si affronti
il discorso nel merito
senza l’ingerenza di questioni
terze. È inaccettabile il
prendere o lasciare che diventa
una minaccia quando
si mettono in mezzo altre
questioni».