Carmela Formicola
Parla il sottosegretario all'Interno, promotore del tavolo che ha portato al documento
Le associazioni si mettono in gioco
«Un commerciante su due paga il pizzo» Mantovano: «Tutti insieme per scongiurare l'isolamento dei commercianti»
Sottosegretario Mantovano, perché nessuna denuncia?
«Il numero delle denunce è inversamente proporzionale alla consistenza del fenomeno. Nelle province dove abbiamo segnali di un fenomeno estorsivo diffuso, le denunce sono prossime allo zero».
È il caso di Bari?
«Anche».
Che valore ha questa dichiarazione di intenti firmata a Roma?
«È un impegno forte che le associazioni di categoria prendono rispetto ai propri associati. Sono loro le vere protagoniste di questa iniziativa».
Della quale lei è il promotore.
«È stato promosso un tavolo di lavoro che ha avuto due, tre approfondimenti, poi si è arrivati a elaborare il testo che è stato sottoscritto a Roma. È importante anche la pluralità dei soggetti coinvolti, vuol dire unità di intenti che non lascia fuori nessuno».
In che cosa si traduce praticamente questo documento?
«È un vero e proprio salto di qualità. Da dieci anni, da quando sono nate, le associazioni antiracket hanno un ruolo rilevantissimo nell'incoraggiamento, nell' assistenza e nell'aiuto alle vittime del racket. Contestualmente, le associazioni di categoria non sono state capaci fino in fondo di svolgere questo ruolo di incoraggiamento e assistenza. Con questa dichiarazione le associazioni prendono degli impegni precisi».
Ad esempio?
«Promuovere al proprio interno la collaborazione con le forze di polizia e la magistratura. Poi stabilire la decadenza dagli incarichi direttivi o la sospensione o la cancellazione dell'associazione per i soci che non denunciano».
Ci sono stati casi di soci «omertosi»?
«Si è verificato un caso, tutt'altro che remoto, di un dirigente di categoria il cui nome era iscritto nei libri mastri delle organizzazioni criminali come soggetto pagante».
Il presidente della Confesercenti, su questo punto, ha manifestato perplessità.
«Venturi ha rivendicato la discrezionalità delle associazioni. Lui dice: la linea di equilibrio non è una linea perfettamente di equilibrio tra la censura nei confronti di quanti non collaborano e il rischio di abbandono di quanti si trovano in uno stato di oggettiva debolezza. L'associazione dovrà allora valutare caso per caso, per evitare l'isolamento totale».
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