ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione: PUGLIA E BASILICATA   Pag.  6  )
Mercoledì 8 Gennaio 2003

Gaetano Campione

Frenato il contrabbando, aumentano sequestri e siringhe

«Puglia, dall'Albania un fiume di droga»
Mantovano: a rischio Monopoli e Fasano


 

BARI Frenato il contrabbando, arriva la droga. La storia criminale della Puglia s'intreccia sempre più con quella dei Paesi che si affacciano sull'Adriatico. Insomma, ieri il Montenegro, oggi l'Albania. Perchè la Piovra del malaffare è come la fisica: non conosce vuoti. Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno, gioca la carta della prevenzione. Soprattutto nel territorio che collega Monopoli e Fasano, lì dove tre anni fa operavano 40 squadre di contrabbandieri: «I segnali che giungono mettono in guardia e consigliano di essere cauti e prudenti, La prudenza non significa non far nulla. Non bisogna fermarsi, ma seguire l'evoluzione delle dinamiche criminali per prevenire l'insediarsi di nuovi centri di attività illecite». Allora, cosa sta succedendo in Puglia?

Dall'altra sponda dell'Adriatico arriva un fiume di droga. Eroina e cocaina stanno soppiantando la marijuana, al punto che nelle farmacie di Monopoli e Fasano si registra un boom di siringhe vendute. Poi, furti nelle abitazioni e rapine. C'è lo zampino degli ex contrabbandieri riciclati. «Non siamo ancora all'emergenza - dice Mantovano, al termine di una riunione tra prefetti, rappresentanti delle forze dell'ordine e delle amministrazioni locali -. È una fase di transizione: ci sono dei germi da stroncare al più presto». Insomma, intervenire subito, con efficacia, in modo da evitare una seconda operazione Primavera («I presupposti erano diversi. Allora la criminalità occupava porzioni di territorio. Oggi non siamo ancora arrivati a questo punto»).

Sicurezza, dunque. Per contraddire il recente passato e per garantire lo sviluppo di zone dalle enormi potenzialità turistiche. Bellezze naturali e tranquillità. Il sottosegretario ha puntato più volte il dito contro l'Albania. Il flusso dei clandestini dal Paese delle Aquile è cessato. I gommoni ora trasportano droga. A Mantovano non piacciono le sceneggiate. Recentemente nel villaggio di Cakran, nella zona di Fier, cuore della coltivazione degli stupefacenti, le autorità albanesi hanno bruciato un grande quantitativo di marijuana. Fumo negli occhi: «Aspettiamo di vedere le fiamme distruggere eroina e cocaina. Di qui la necessità di intensificare i contatti con le autorità di Tirana. Una collaborazione concreta e sostanziale». Meno parole e più fatti. Il problema, però, va inquadrato in una dimensione internazionale. Siamo la frontiera dell'Europa: la villa a mare di Enver Hoxha, il dittatore albanese, ospita un centro multinazionale per combattere i trafficanti; ma se Italia e Grecia fanno la loro parte con uomini, mezzi e finanziamenti, la Germania nicchia.
Dalla droga al lavoro nero. «Dopo la fase della regolarizzazione del lavoro degli extracomunitari e la spinta all'emersione in generale» è arrivato il momento di «tirare le somme e punire i disonesti che, nonostante queste aperture che ci sono state continuano ad occupare dipendenti in nero».

Da febbraio partirà un'operazione di controllo a tappeto, coordinata tra forze di polizia, agenzie provinciali del lavoro, Inps, Inail e vigili urbani. «Si tratta - secondo Mantovano - di una più ampia strategia contro l'illegalità e la illiceità. Quando si parla di lavoro nero si parla anche di denaro che sfugge al controllo e che quindi rinvia al riciclaggio, ai subappalti: combattere questo fenomeno significa avviare un percorso per colpire al cuore la criminalità».


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