ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (Sezione: Cronaca Lecce Pag. 74) |
Domenica 2 giugmo 2002 |
g.lat.
Un utilizzo sociale per la villa di Scarcella
Il comune di Ugento si attiverà per utilizzare a fini sociali la villa dell'ex boss. A prendere l'impegno è il primo cittadino Eugenio Ozza, dopo le critiche sollevate agli amministratori che non chiedono l'utilizzazione sociale dei beni confiscati. A sollevare il caso era stato il sostituto procuratore Giuseppe Capoccia che, dalle colonne della Gazzetta, non ha nascosto la sua amarezza per la scarsa utilizzazione sociale dei beni sequestrati. «In questi casi - ha aggiunto Vigna - dovrebbe soccorrere la nomina di un commissario ad acta il quale faccia la richiesta di destinazione dei beni confiscati in sostituzione dell'ente territoriale». A Torre San Giovanni di Ugento vi è la villa del boss pentito Michele Scarcella. Da anni l'immobile è passato nel patrimonio dello Stato. Si tratta di una villa lussuosa, dotata di piscina e di maneggio. Eppure nessuno si è fatto avanti per chiederne l'utilizzo. Nè il Comune nè le associazioni di volontariato. Ed adesso l'immobile è in uno stato di abbandono alla mercé di ladri e vandali. Sulla stessa questione è intervenuto anche il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano: «Non è obbligatorio fare il sindaco, ma se una persona ha ricevuto il mandato dagli elettori e viene chiamata a destinare un bene confiscato a scuola materna o caserma dei carabinieri e non lo fa, allora tradisce il mandato che ha ricevuto». Le esternazioni del Sottosegretario e del Procuratore nazionale antimafia, inevitabilmente, raggiungono il sindaco di Ugento, Eugenio Ozza. «Finora il problema non è stato ancora affrontato - spiega il primo cittadino - E non certo per timore di apparire antimafia. La verità è che la villa in questione sorge fuori mano ed occorre attivare un progetto ad hoc. L'assunzione dell'assistente sociale che finora è mancata nel nostro comune ci aiuterà ad individuare una destinazione sociale. Raccolgo, dunque, l'invito per studiare una soluzione che ci consenta di utilizzare l'immobile». L'aggressione ai patrimoni resta un passaggio obbligato nella lotta alla mafia. «E ci sono almeno tre buone ragioni per mettere le mani sulla ricchezza dei clan - spiega Vigna - Il primo: se si impoverisce l'economia criminale si dà respiro a quella legale; il secondo: più l'organizzazione è ricca e più ha la capacità di riprodursi aggregando nuove persone che si trovano in condizioni di disagio; il terzo: la strategia della mafia è orientata allo sfruttamento dell'economia del territorio, anche perché, a seguito delle batoste prese, ha abbandonato l'aggregazione militare». |
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