ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione:  CRONACA di LECCE    Pag.   73  )
Giovedì 10 Luglio 2003

 

IL CASO / Il sottosegretario Alfredo Mantovano critica l’assessore alla Sanità Mazzaracchio e chiama direttamente in causa il presidente Fitto

 

«L’Oncologico non può più aspettare»

«Anzichè rimborsare le cure, la Regione investa nella struttura già esistente»


L'Oncologico non può aspettare. L'attesa è stata fin troppo lunga, e il comportamento dell'assessore regionale alla Sanità «francamente sconcertante». Così il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano salta a piè pari Salvatore Mazzaracchio e scrive al presidente della Regione Raffaele Fitto. L'idea, dello scorso aprile, era di combinare un incontro fra l'assessore e una delegazione di Alleanza nazionale per «affrontare la questione delle terapie oncologiche praticate sul territorio, e in particolare nel Salento», per parlare - in altri termini - «dell'avvio definitivo della struttura destinata all'oncologia» vicina al «Vito Fazzi». Ma quell'incontro, più volte promesso, non si è mai svolto. Ecco perché ieri Mantovano ha scritto a Fitto, per sottoporre la sua ipotesi di lavoro direttamente al presidente, «vista la palese inutilità di trattare con altri».

«Il 2 maggio - scrive Mantovano - ho ricevuto dall'assessore la lettera, datata 29 aprile, di disponibilità all'incontro. A seguito di un contatto telefonico con l'assessore e la delegazione di An, si era fissata la data del 5 maggio». Ma a poche ore dall'appuntamento, l'incontro «è stato disdetto dall'assessore, sempre per telefono, con l'assicurazione - continua Mantovano - che sarebbe stato fissato al più presto». Il sottosegretario racconta poi di aver cercato Mazzaracchio altre due volte, «ricevendo la conferma generica dell'impegno a vedersi, senza però ottenere la fissazione della data». Nel comportamento dell'assessore Mantovano individua un «sostanziale rifiuto a individuare, fatte salve le competenze di ciascuno e in un'ottica di raccordo, ipotesi di soluzione per quello che è certamente - continua il sottosegretario - il fronte più doloroso del quadro, oggettivamente critico, della sanità pugliese».

Poi Mantovano sottolinea la discrepanza tra le dichiarazioni rilasciate nei mesi scorsi alla stampa dallo stesso Mazzaracchio e dal direttore generale dell'Agenzia regionale per la sanità (Ares) Mario Morlacco: il primo afferma che l'attivazione dell'Oncologico di Lecce «rientra nel Piano di riordino ospedaliero»; il secondo smentisce dicendo che «Lecce non può avere il polo oncologico perché non lo prevede il Piano di riordino».

Infine, la proposta di un'ipotesi di lavoro, ferma restando l'intenzione di An di «parlarne con gli operatori del settore, per aprire un tavolo con i rappresentanti delle forze politiche e sindacali del territorio». L'ipotesi formulata da Mantovano prevede anzitutto la verifica delle «attuali disponibilità finanziarie pubbliche da destinare alla struttura», per poi «sollecitare e mettere insieme le risorse delle Ausl i cui iscritti rappresentano il potenziale bacino d'utenza dell'Oncologico, di privati interessati, di semplici cittadini finanziatori, al fine di concedere (nella forma giuridica più adeguata, e da individuare) lo stabile dell'Oncologico, così come si trova adesso, a disposizione di un gruppo di operatori». Tale gruppo di impegnerebbe «a dare vita a un dipartimento autonomo di oncologia plurispecialistica» e a stabilire «relazioni organiche con una prestigiosa istituzione scientifica del ramo, per conferire serietà e validità all'operazione, in modo da fare dell'Oncologico salentino la propria filiazione, sul piano operativo e sul piano della ricerca e dell'aggiornamento». Diversi gli esempi riportati: l'Istituto europeo di Oncologia e il San Raffaele di Milano, la Casa sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo. Il gruppo di lavoro dovrebbe pure censire «il numero degli ammalati attualmente in sede e fuori sede per malattie neoplastiche» e «le strutture del territorio nelle quali attualmente viene operata l'assistenza sanitaria e la riabilitazione, nonché le attrezzature disponibili». Non manca il riferimento al coinvolgimento, definito «essenziale», delle associazioni di volontariato che si occupano del settore, ma soprattutto al «presupposto inelubile» dell'esistenza «di un'unica struttura, nella quale si concentrino tutte le risorse umane e strumentali».

E se si parla di disponibilità finanziarie, Mantovano conclude che, «secondo l'Associazione italiana di Oncologia medica, nel 2000 circa 16mila pugliesi hanno varcato i confini pugliesi per motivi oncologici», dei quali almeno settemila sono salentini. «Poiché la Regione versa i rimborsi per le cure eseguite al di fuori dei propri confini - conclude - non sarebbe comunque più conveniente investire nella struttura già esistente e completarla?».


    

 

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