ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo comparso su GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO | Martedì 16 ottobre 2001 |
«Le verità dei pentiti anche sui patrimoni» «La nuova legge sui pentiti parla chiaro. Per trovare accesso al programma di protezione, chi decide di collaborare con la giustizia, agli investigatori deve riferire tutto ciò che riguarda le attività di mala e gli illeciti commessi nel loro ambito. Oltre a riferire di omicidi, rapine e quant'altro, insomma, i pentiti devono rendere conto anche dei beni patrimoniali. Vale a dire di come abbiano impiegato il denaro sporco, anche quando questo è stato fatto investire a prestanomi. Perché deve essere chiaro che chi ha un reddito occulto - poniamo di cinquanta milioni al mese - non può essere certo premiato anche con il denaro dello Stato». Quanti sono, nel Salento, coloro i quali hanno chiesto di poter avere accesso al programma di protezione?
Quanto agli ultimi due, non è dato sapere cosa abbiano dichiarato. Ma in Corte d'assise dove si celebra il processo per l'assalto ai furgoni portavalori della Velialpol in cui persero la vita tre guardie giurate, l'ex latitante della Sacra corona ha dichiarato di aver speso durante la latitanza la fetta di denaro, quasi due miliardi, arraffato in quel «colpo». Considerando che si è autoaccusato di altre cento rapine, furti ed estorsioni, è pensabile che se Di Emidio non restituirà quel denaro illecito, la sua richiesta di accesso al programnma di protezione possa essere respinta?»
La lotta alla malavita organizzata torna dunque a parlare anche la lingua delle misure di prevenzione personali e patrimoniali?». Prima dell'incontro con i giornalisti, giusto sul tema «misure di prevenzione personali e patrimoniali», il sottosegretario di Stato si era intrattenuto col prefetto Giovanni D'Onofrio, il procuratore capo Rosario Colonna e l'«aggiunto» Cataldo Motta, il presidente del Tribunale, Giuseppe Tuccari, i presidenti della due Sezioni penali dello stesso Tribunale, Domenico Cucchiara ed Elio Romano, ed i responsabili delle forze dell'ordine (il questore Vincenzo Caso; il comandante dei carabinieri, Giuseppe Zanzarella, e della Guardia di finanza, Giorgio Bartoletti). Toti Bellone |
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