ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (Sezione: CRONACHE BARESI Pag. 28 ) |
Martedì 19 novembre 2002 |
Nicola Pepe
IL FATTO /
Vertice in prefettura, presente il sindaco. Assegnati al volontariato gli appartamenti confiscati ai boss
Sicurezza, non solo parole
Gli appartamenti del boss come centro per recupero di minori. Dopo le parole, arrivano i fatti. Prima gli accordi, adesso il «contratto» su legalità e sicurezza. Ha preso il via ieri, in Prefettura, con l'insediamento di un'apposita commissione, il patto per la legalità stipulato per la città di Bari che, insieme con i Comuni di Andria, Trani, Barletta
e Molfetta, farà parte di un progetto sperimentale.
Il prefetto, Tommaso Blonda, un mese dopo la presentazione alla presenza del sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, ha riunito attorno a un tavolo i vertici della sicurezza e i rappresentanti del Comune, tra cui il sindaco, Simeone Di Cagno Abbrescia. Gli effetti di questa rivoluzione della sicurezza si toccheranno con mano già dal prossimo mese di dicembre, quando diventerà operativo il vigile di quartiere.
Con l'arrivo dei finanziamenti del Ministero dell'Interno si potrà dare via libera all'ultima fase dei corsi di preparazione cui si stanno sottoponendo gli agenti del Corpo di Polizia municipale. Prima di Natale, l'iniziativa del «vigile di quartiere» partirà con sedici unità ripartite in due quartieri, Poggiofranco e San Paolo.
Lo scopo, insomma, è quello di creare un canale, un'interfaccia, tra il cittadino e la pubblica amministrazione. Ma il principale protagonista - ha detto il prefetto - «dovrà essere il cittadino, che dovrà manifestare la sua collaborazione con tutte le forme di tutela del caso». A che serve, cioé, avere un riferimento istituzionale se le notizie su attività illecite in una determinata zona diventano solo un pettegolezzo da bar?
Il vigile di quartiere sarà la prima realtà che i cittadini potranno constatare piú da vicino. Ma il progetto prevede anche altre due novità: il controllo nelle sale giochi e l'impiego degli immobili confiscati. Tutti argomenti che entreranno a far parte della cosiddetta «crime maping», cioé una mappa del crimine che taglierà a fette il territorio della nostra città in vista dell'imminente piano integrato di controllo del territorio che vedrà in prima linea gli stessi agenti del Corpo di Polizia municipale.
Per quanto riguarda le sale gioco, il prefetto ha precisato che - sulla base dell'elenco fornito dal Comune, incaricato al rilascio delle licenze - sarà effettuato una articolato piano di controllo per la verifica dei requisiti. Se a gestire i «locali ricreativi» saranno persone note agli archivi delle forze dell'ordine o se al posto di videogiochi compariranno soldi e tavoli verdi, scatterà la sospensione o la revoca della licenze.
Sui beni confiscati, infine, c'è una novità. Cinque appartamenti, un tempo di proprietà dei boss Michele Gravina e Battista Lovreglio, e ora nella disponibilitá del Comune, saranno destinati a centri per il recupero dei minori. Locali situati in via Tommaso Fiore, via Napoli, via Montegrappa, via Loiacono e Lungomare IX Maggio saranno «attrezzati» per ospitare le nuove realtà. Un po' come è già accaduto per la villa del boss Lazzarotto e per quella dell'ex patron delle Case di cura riunite (Ccr), Cavallari, assegnata alla Guardia di Finanza. C'é da augurarsi che di qui alla realizzazione non passino anni.
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