ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO | Venerdì 19 aprile 2002 |
ECCO LA RISPOSTA DELL'EDISUD ROMA Arriva in Parlamento la «vertenza» dei giornalisti della «Gazzetta». È stata presentata un'interpellanza dai senatori lucani Romualdo Coviello e Giampaolo D'Andrea (Margherita) e soprattutto - come annunciato nella conferenza stampa alla Fnsi (Federazione nazionale della stampa) con deputati e senatori di Puglia e Basilicata - sarà presentata alla Camera un'iniziativa sottoscritta da deputati dei diversi gruppi politici. Anche perché uno dei punti del «piano» di ristrutturazione che i giornalisti della «Gazzetta» maggiormente contestano è la chiusura della Redazione Romana, che ritengono essenziale per il raccordo informativo tra gli avvenimenti nazionali (politici, economici, ecc.) con il «sentire», l'ottica, gli interessi, di Puglia e Basilicata. Nell'interpellanza si critica il piano di ristrutturazione degli «editori siciliani» che «si configura unicamente in termini di impoverimento della redazione» e che «tradisce tutte le promesse di rilancio fatte dall'editore a partire dall'acquisto della testata»; «la chiusura della redazione romana rappresenterebbe un duro colpo al profilo nazionale di uno dei più importanti organi del Sud, gli altri tagli produrrebbero un nuovo colpo all'autonomia culturale e produttiva del Mezzogiorno». L'interpellanza, che sollecita un intervento del governo, è stata finora sottoscritta dai deputati Vendola e Giordano (Prc), dai diessini Caldarola, Sasso, Luongo e Adduce, da Lettieri, Molinari e Boccia (Margherita) e da Potenza (Udeur). L'iniziativa si propone di coinvolgere anche i parlamentari del centrodestra ed il sen. Azzollini (Forza Italia) si è detto d'accordo. Il confronto si è aperto con l'intervento del segretario nazionale della Fnsi Paolo Serventi Longhi (con lui anche i segretari aggiunti Ronsisvalle e Rossi), il quale ha rimarcato lo storico «radicamento» del giornale in Puglia, Basilicata e nel Mezzogiorno ed ha bocciato il «piano» dell'editore sia per l'attacco «spropositato» ai livelli occupazionali (con «ben 15 esuberi su 84 giornalisti») sia per la «linea» ispiratrice. Non c'è l'«adeguato processo riorganizzativo» prescritto dalla legge; per alcune edizioni provinciali c'è una moltiplicazione delle pagine a fronte di pochissimi redattori; sembra si voglia solo tagliare personale scaricando i costi sull'ente previdenziale dei giornalisti, bissando la sforbiciata del «piano di crisi» del '95: «Abbiamo già dato», ha detto Serventi Longhi. Quello di riferimento, per Serventi Longhi, «è certo un mercato difficile ma evidentemente anche appetibile» visto il moltiplicarsi di novità editoriali concorrenti e la "Gazzetta" non può rinunciare alla Redazione Romana. Farne a meno significherebbe ridurre ulteriormente l'informazione nazionale, o «appiattirla» sul prodotto di agenzie o di «service». Peraltro, ha concluso Serventi Longhi, l'editore Ciancio Sanfilippo (maggiore azionista) è stato, fino a pochi mesi fa, presidente della Fieg: «come sindacato dei giornalisti ci batteremo per fare quello che l'editore dovrebbe fare, cioè difendere la "Gazzetta" perché resti quel grande giornale che ancora è». Sono poi intervenuti Felice Salvati presidente dell'Assostampa di Puglia («Quali sono gli obiettivi dell'azienda? C'è il rilancio del giornale?»), Gianni Molinari per quella di Basilicata («Lo stato di crisi sembra essere uno strumento finanziario per l'azienda») e Silvia Garambois per l'Assostampa romana («Sono in corso diverse operazioni di questo tipo per poi sfruttare il lavoro nero»). Quindi, per il Comitato di redazione della «Gazzetta», Amerigo De Peppo, Giuseppe Mazzarino ed Ugo Sbisà. L'on. Nichi Vendola ha individuato nel ridimensionamento dei giornalisti e della qualità della «Gazzetta» l'effetto di una sorta di «rischio di sicilianizzazione» sull'informazione di Puglia e Basilicata e nel Mezzogiorno. Quindi un paragone «operaistico» con la vertenza del «Nuovo Pignone»: quando si tagliano gli operai «si perde il sapere produttivo dell'azienda; nel vostro caso si impoverisce una redazione che ha saputo mantenere il pluralismo nell'informazione e reggere bene alla calata delle grandi corazzate dei quotidiani. In commissione Antimafia sto mettendo a punto una proposta per un'indagine sui giornalisti che operavano nel Mezzogiorno e che sono stati assassinati da mafia e criminalità organizzata, da De Mauro ad Alfano, per capire quello che accade nel sistema informativo meridionale, fino alla deriva di giornali senza...giornalisti». Parole esplicite (il piano editoriale e la chiusura della Redazione Romana è «un attacco intollerabile») anche dall'on. Peppino Caldarola perché «sulla linea politica della "Gazzetta" certo si può dissentire, ma bisogna riconoscere il merito di aver coniugato un tipo di giornalismo che tiene insieme le diverse istanze». L'europarlamentare Domenico Procacci (Margherita) si è detto allarmato per il «tentativo di provincializzazione del Mezzogiorno» frutto di una «colonizzazione, mi dispiace ma il termine è questo», che toglierebbe «al Sud la libertà di parlare» da protagonista. Il sen. Giampaolo D'Andrea (Margherita) ha ricordato infine l'«impegno al mantenimento dei livelli, delle strutture e della qualità informativa» assunto dall'editore nel momento dell'acquisizione della testata dal Banco di Napoli. Erano presenti anche i senatori Antonio Azzollini (Forza Italia, presidente della commissione bilancio), Romualdo Coviello (Margherita), Vito Gruosso (Ds) e Rosa Stanisci (Ds); e i deputati Giovanni Carbonella (Margherita), Franco Giordano (Prc, capogruppo), Mario Lettieri e Giuseppe Molinari (Margherita), Antonio Potenza (Udeur) e Alba Sasso (Ds). Hanno inviato messaggi di solidarietà il sottosegretario all'interno Alfredo Mantovano, gli on. Francesco Amoruso e Antonio Pepe di An; per Forza Italia gli on. Antonio Leone (vice capogruppo), Domenico Spina Diana e Giuseppe Tarantino; l'on. Michele Tucci (Ccd); l'on. Lello Di Gioia (Sdi); l'on. Pino Pisicchio (Ulivo); la sen. Marida Dentamaro e l'on. Massimo Ostillio (Udeur).
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