ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO Mercoledì 1 maggio 2002

Giuseppe Mazzarino

intervista Alfredo Mantovano (An)

 

«Ma contro i no global usata più clemenza»


ROMA - Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno, esponente di punta di An, è magistrato di professione, ma nella impropria «partita» Magistratura-Polizia non tifa per nessuno, per usare la metafora di Fassino.

Ma è in corso uno scontro fra organi dello Stato, come sostiene qualcuno, anche nel governo?
«Mi auguro che non ci sia nessuno scontro, come ha auspicato il Presidente Ciampi e come ai augura il governo, a partire dal ministro dell'Interno. Perché al di là della dialettica su decisioni del governo che interessano l'amministrazione della giustizia e su decisioni dell'autorità giudiziaria che interessano articolazioni del governo come la Polizia, da uno scontro siffatto trarrebbe vantaggio solo l'illiceità».

Ma è sicuro che il governo ed alcune forze non facciano il tifo per i poliziotti?
«Venerdì scorso il mondo è apparso capovolto a molti di noi; e non solo, come qualcuno ha detto, perché 8 agenti sono stati sottoposti a provvedimenti restrittivi mentre i no global artefici di violenze non sembrano essere stati perseguiti con la stessa decisione; la questione grave è che informative delle forze dell'ordine su attività della camorra e della criminalità organizzata stanno avendo a Napoli tempi di attesa molto maggiori di quelli che hanno portato all'arresto degli otto. E' facile che anche un agente non coinvolto si chieda «chi me la fa fare? Il che non significa giustificare eventuali violenze o fare il tifo per i poliziotti contro i magistrati, ma manifestare perplessità sulla proporzione fra i provvedimenti adottati e i fatti contestati».

Le polemiche politiche rischiano di interferire nelle indagini e nell'operato della magistratura?
«Spero proprio di no. D'altra parte nessuno ha contestato all'autorità giudiziaria gli approfondimenti, anzi, tutti hanno chiesto sollecitudine. Le riserve, e non solo di esponenti del governo e della maggioranza - penso all'ex ministro dell'Interno Bianco, a Mastella, Rutelli e a qualche Ds - sono sull'aver adoperato una misura cautelare così grave, e non per esempio la sospensione dal servizio, con motivazioni, il rischio di reiterare un reato derivante da un pericolo di vendetta, che si attagliano più a dei clan camorristi che a poliziotti».

Nelle manifestazioni degli agenti a Napoli c'è chi ha visto gli estremi della radunata sediziosa...
«Io non giustifico quelle manifestazioni, l'ho anche detto privatamente ai diretti interessati, invitandoli ad evitarle, ma neppure è possibile chiudere gli occhi davanti alla difficilissima realtà napoletana; se non ci si cala in quel contesto non si capisce l'accaduto».

C'è il rischio che le tensioni in atto abbiano ripercussioni sulla gestione dell'ordine pubblico?
«Un fatto come quello di Napoli non si può ignorare, né se ne possono ignorare gli effetti; però devo segnalare una circostanza che riguarda tutti, anche la parte più avvertita dell'area dell'antagonismo. Dopo i fatti di Napoli e Genova tutti, forze dell'ordine ed area antagonista incluse, han fatto tesoro dell'esperienza e non si son più ripetuti incidenti. Questo sia per la professionalità e freddezza delle forze dell'ordine che per la maturazione dell'area dell'antagonismo, della quale io non condivido nulla ma che ha riflettuto su come neutralizzare presenze violente tipo black block; e anche il vivace dibattito su come tradurre in politica questo dissenso è un fatto in sé positivo».


 

vedi i precedenti interventi