ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (Sezione: INTERNI Pag. IN PRIMO PIANO 4 ) |
Venerdì 28 Febbario 2003 |
Domenico Russo Rossi Puglia / Centrodestra con Fitto, ma... E la Poli Bortone chiede
una rete per il Sud d'Europa
Il «no» del presidente della Regione Puglia Raffaele Fitto al trasferimento «nordista» della seconda rete della Rai non trova d'accordo tutti i parlamentari pugliesi del centrodestra. Quasi tutti sostengono le tesi del «governatore», però l'on. Adriana Poli Bortone, europarlamentare di An (oltre che sindaco di Lecce), si contrappone decisamente. «Intanto perchè - è la sua posizione - non trovo nulla di scandaloso se si passa ad una ripartizione territoriale delle tre reti Rai, con una per il nord, una per il centro ed una per il sud. Io facevo parte della commissione di vigilanza quando venne istituita la terza rete Rai, sostanzialmente perchè bisognava assegnarne una all'allora Pci mentre le altre due continuavano a fare riferimento a Dc e a Psi. Sono nate così le tre reti della Rai. Da allora di acqua ne è passata sotto i ponti anche se puntualmente ogni maggioranza entra in fibrillazione quando si tratta di nominare il nuovo cda». Ma perchè sarebbe adesso maggiormente valida una ripartizione delle reti per grandi aree territoriali? «Perchè - è la risposta dell'on. Poli Bortone - la tematica forte di questa fase è il federalismo e l'informazione rappresenta un contenuto fondamentale per un vero federalismo. Perciò è giusto e necessario che il sud possa avere una rete informativa del servizio pubblico aperta verso il sud d'Europa, il Mediterraneo, l'asse (strategico per la nostra Puglia) del Sud-est e dei Balcani. Auspico pertanto che si coaguli una rete di sindaci delle città del Mezzogiono per chiedere al governo che un canale della Rai abbia una vocazione specificatamente meridionale e meridionalista. Il federalismo dell'informazione è essenziale perchè il divario con il nord è aumentato non solo in tema di occupazione ed economia, ma anche su questo versante. Questo non significa, naturalmente, impedire il potenziamento delle diverse sedi regionali della Rai, ma credo che ci sia bisogno anche di una complessiva rimodulazione di queste realtà produttive». Le parole polemiche del sindaco di Lecce verso la posizione del (salentino) governatore regionale, vanno lette anche in chiave di rivalità politica sul territorio? Un altro parlamentare salentino, anch'egli componente della Commissione parlamentare di vigilanza (nella precedente legislatura), il sen.Rosario Giorgio Costa (Forza Italia), esprime pochissime parole ma molto nette: «Condivido in pieno la posizione del presidente Fitto. Non possiamo certo immaginare che ci sia una Rai di Milano, una di Napoli, una di Roma ecc. E poi, se mi consentite una battuta, per noi vale la regola: uno per tutti e tutti per il governatore». Battute a parte, anche gli altri parlamentari del centrodestra che abbiamo sentito (a parte il «no comment» espresso dal sottosegretario Alfredo Mantovano) condividono in pieno le tesi del presidente della Regione. Anche il segretario regionale di An on. Salvatore Tatarella: «Il vero federalismo nasce dal potenziamento delle sedi regionali, mentre la valenza nazionale dell'azienda è bene che resti concentrata a Roma. Oggi le sedi regionali sono sottoutilizzate, potrebbero essere dinamici centri di produzione puntando sulle specificità del territorio. Questa carenza si avverte in particolare nelle regioni del sud: lo spazio informativo sulla Puglia è ad esempio molto limitato». Che ne dice una parlamentare, come l'on. Gabriella Carlucci (Forza Italia), che conosce la televisione e la Rai anche per esperienza professionale diretta? «Ha ragione Fitto. Che significato avrebbe una Rai a Milano? A parte il fatto che in Lombardia c'è già di tutto e di più... E' giusto invece potenziare le sedi regionali che oggi fanno quasi solo l'ordinaria amministrazione mentre potrebbero realizzare molto di più, diventando veri centri di produzione. Con la legge di riforma del sistema radiotelevisivo, in discussione proprio in questa fase, ci sarà l'avvento della tecnologia digitale e con i satelliti ci potranno essere migliaia di canali, spesso tematici. Le sedi regionali devono inserirsi in questa rivoluzione». Il governatore lombardo Formigoni(anch'egli di Forza Italia come Fitto e l'on. Carlucci) è invece un aperto sostenitore del trasferimento della seconda rete Rai a Milano: «E come può - è la replica della parlamentare - dire di no se regalano una rete nazionale alla sua regione? Ma il vero federalismo è potenziare le diverse sedi regionali». Concetto che sottoscrive anche l'on. Carmine De Gennaro(Udc): «Una Rai federale rappresenta un obiettivo importante ma Milano è solo una delle città e delle realtà territoriali. Il federalismo si realizza in maniera compiuta esaltando l'intero territorio, e devono perciò essere potenziate le diverse sedi regionali, confermando in parallelo la centralità nazionale del servizio pubblico radiotelevisivo. Insomma serve una Rai nazionale forte assieme al potenziamento delle sedi regionali che sono tante: Milano, pur se rappresenta una realtà importante, non può racchiudere in sè un'articolazione territoriale che è ben più complessa e ricca». Una posizione più prudente da parte dell'on.Domenico Mennitti, europarlamentare di Forza Italia ma anche esponente di spicco della cultura «azzurra» (come fondatore e direttore della rivista e fondazione Ideazione): «Cerchiamo prima di capire di che si tratta. Come si vuole realmente articolare questa decisione sulla rete Due a Milano? Si tratta del primo atto di una decisione più complessa o si tratta solo di utilizzare meglio una struttura che, col tempo, ha perso un certo ruolo e funzione? In questo secondo caso non sarebbe certo un peccato. Si è trattato comunque di una decisione presa da un consiglio di amministrazione ormai al capolinea, forse per prolungare tramite essa la propria esistenza. Così non è stato. Dunque propongo di attendere che la discussione si riapra nel nuovo CdA, per verificare di che si tratta evitando, nel frattempo, di cadere nelle tante polemiche che strumentalizzano la questione per finalità politiche».
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