INTERVISTA1/
Parla il sottosegretario all'Interno sulla devolution
«Sicurezza, serve cautela»
Mantovano «prevede»: modifiche al testo alla Camera
Come le dita della mano, le materie della Devolution non sono tutte eguali: per alcune ci può essere il più ampio svincolo tra le iniziative delle diverse regioni, su altre - ed è il caso della devolution per la sicurezza - bisogna essere più cauti. La precisazione è di Alfredo Mantovano, esponente pugliese di An, sottosegretario all'Interno.
Sarà difficile convincere la Lega.
«Invece sono fiducioso anche per il precedente, che ho seguito da vicino, della legge sull'immigrazione. Come in quel caso, un conto sono le dichiarazioni che seguono le logiche elettorali e un conto è la sostanza».
C'è stato il vertice politico della Casa delle libertà e la Lega, con Bossi, ha cantato vittoria. Questo «indizio» non la preoccupa?
«In questa fase si sta discutendo solo della cornice generale, non dei contenuti specifici».
Comunque norme da applicare.
«Nel senso che il ministro dell'Interno Pisanu, anche recentemente (all'Anci) ha ribadito precisando la posizione del governo sulla devolution in materia di sicurezza».
Però, mi scusi l'insistenza, se la cornice resta così generica e ministro dell'Interno diventa un leghista (Maroni già lo è stato nel '94), potrebbe interpretare le norme in senso ampio anche per la sicurezza.
«L'iter legislativo è appena cominciato e, a parte la cornice, bisognerà definire il quadro. In questo ambito dovrà essere migliorato l'impianto di riforma del Titolo V della Costituzione (su cui la maggioranza ribadisce il proprio giudizio non positivo) e relative norme di attuazione».
Proprio in riferimento a questo coacervo di questioni, il presidente della regione Puglia Fitto ha chiesto una «riflessione» complessiva. Condivide?
«Sono assolutamente d'accordo. Una riforma così impegnativa e incidente sul territorio (e adesso parlo innanzitutto da meridionale) richiede tutti gli approfondimenti del caso».
Fitto ha anche detto che, da presidente di regione, non farà nè il comandante dei vigilantes nè il direttore scolastico della Puglia.
«Condivido».
Per riassumere le faccio una previsione e mi dice se la condivide: alla Camera le norme sulla Devolution saranno corposamente modificate.
«E' una previsione attendibile anche perchè questa è la prerogativa di ogni ramo parlamentare ed, è ovvio, che l'assemblea dei deputati vorrà esprimere le sue valutazioni».
Sottosegretario, ci siamo capiti... Se le chiedessi non di fare una previsione ma un auspicio?
«Stavolta non posso rispondere perchè come esponente del governo non devo fare auspici».
Come esponente del governo, come si articola la sicurezza nell'ambito del federalismo?
«È un sistema complesso e articolato che richiede comportamenti rigorosi ed una ripartizione dei ruoli in un'ottica di collaborazione e di collegamento tra vari profili».
In concreto?
«Ad esempio in alcune province è solo la polizia urbana che svolge le competenze in materia di infortunistica stradale liberando così da questi impegni le altre forze di polizia nazionale che, più efficacemente, possono concentrarsi sugli altri impegni. Lo stesso discorso vale anche per la vigilanza privata, segmento che sta crescendo di importanza: ad esempio per presidiare i varchi di accesso agli aeroporti, la vigilanza ai palazzi di giustizia ecc. In questa logica va rispettato il ruolo e l'autonomia delle iniziative municipali».
Si sta riferendo anche all'iniziativa messa in campo ad Andria? Lì veramente l'assessore alla Sicurezza on. Sinisi, già sottosegretario all'Interno, è sembrato in verità critico nei confronti del governo dichiarando che non tocca al Comune assicurare questi servizi.
«No. Anzi di quell'iniziativa non si è capito granchè. Sono agenti incardinati nell'ambito della polizia municipale? Non vedo allora la novità. Comunque, da quello che si è letto non ho potuto farmi un'idea precisa. Voglio però replicare, soprattutto a chi ha avuto in passato incarichi in questo settore, che l'esercizio della sicurezza richiede equilibrio, attenzione e misura».
Ad Andria però avvertono l'esigenza di un maggiore presidio del territorio.
«Su questo giungono richieste da tutto il territorio nazionale, da Aosta a Lampedusa ma va anche precisato che dal 1996 al 2001 (ndr, gli anni del centrosinistra) c'è stato un depauperamento delle forze di polizia di 30mila unità. Inoltre che la riforma della leva obbligatoria (votata da tutti) comporterà altri problemi per il reperimento degli ausiliari delle forze dell'ordine».