ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO Domenica 5 maggio 2002

Marco Seclì

Le epurazioni e i contrasti in Alleanza nazionale sulla formulazione delle liste e non solo. Parla il sottosegretario all'Interno

 

Mantovano: «Nessun regolamento di conti»
«Ma chi non si confronta col partito si ritrova naturalmente fuori»


La nomea di «generale senza esercito» affibbiatagli da qualche detrattore se l'è messa alle spalle da tempo. E dopo il trionfo della sua linea (e del suo candidato Saverio Congedo) al congresso provinciale, il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, non rinuncia a intervenire sui temi «caldi» che agitano Alleanza nazionale.

Il più rovente, onorevole, riguarda le «epurazioni», in primis l'esclusione dalla lista dell'assessore Ennio De Leo...
«Non ho partecipato all'esecutivo che ha preso la decisione. Ma per spiegarla bisogna fare un passo indietro, tornando al 9-10 marzo, data del congresso provinciale. Per la prima volta, l'elezione diretta da parte di tutti gli iscritti del presidente provinciale conferisce al designato un carico di responsabilità ma anche di autorevolezza. Il responsabile provinciale assume così un ruolo centrale nella vita del partito, persino superiore a quello di un parlamentare. È difficile immaginare, ad esempio, che adesso possa venire con facilità sostituito da un commissario, come avveniva in passato. Di questo nuovo ruolo ha già parlato Gianfranco Fini al congresso nazionale e lo stesso presidente lo ribadirà coi fatti nella sua visita in Puglia di sabato prossimo: nel pomeriggio terrà una riunione proprio con i cinque presidenti provinciali per impostare con loro il lavoro futuro. La premessa significa che chi intende rappresentare elettoralmente An, e chiede di entrare nella sua lista, ha il dovere di raccordarsi col partito. Altrimenti potrà essere il miglior amministratore del mondo, l'assessore più bravo, ma non potrà mai rappresentare An. È come se io, che rispondo per il mio incarico di governo al ministro dell'Interno, tenessi all'oscuro il presidente del mio partito, che ha espresso la mia designazione. I passaggi delicati vengono invece sempre concordati, com'è giusto che sia».

Bene, ma la sua opinione sull'esclusione di De Leo?
«Condivido in pieno la scelta dell'esecutivo provinciale».

Ma bocciare un assessore scelto dal sindaco, non significa bocciare anche quest'ultimo?
«No, perché il sindaco viene eletto dai cittadini ed esercita le prerogative che ne derivano. Poi deve anche raccordarsi con i partiti. Non ci si può meravigliare che, mancando questo collegamento, qualche singola forza politica decida di revocare il rapporto fiduciario con un suo rappresentante in giunta».

Eppure Fini una tiratina d'orecchie a Congedo l'ha fatta. Ha giudicato uno sbaglio non ricandidare De Leo, anche se la sua lettera è arrivata a giochi già conclusi.
«Distinguerei un discorso di merito e uno di metodo. Sul metodo osservo che un atto interno del presidente nazionale, a conoscenza di una cerchia ristretta di persone, evidentemente non andava divulgato. E chi lo ha fatto non tiene conto che An ha dimostrato in modo chiaro di non tollerare le polemiche interne, soprattutto se arrivano all'indomani di un congresso dal responso chiaro. Forse qualcuno stenta ancora a farsi una ragione dell'esito congressuale. Nel merito, invece, ritengo che qualcuno abbia voluto rappresentare al presidente nazionale una verità parziale rispetto a una vicenda che, comunque, considero già chiusa. In ogni caso, Fini sarà qui l'11 maggio e potrà essere informato anche sul rovescio della medaglia».

Il sostegno ad Adriana Poli è però fuor di dubbio...
«Tanto che è proprio il presidente provinciale a guidare la lista di An. Altri, piuttosto, avrebbero potuto spendersi e invece non lo hanno fatto...».

Il centrosinistra batte sulla questione morale e accusa il Polo di scarsa trasparenza. Il caso De Leo sembra fare il paio con quelli del consigliere Francesca Conte e dell'assessore Capone, esclusi dalle liste di Forza Italia. Sembra quasi una demolizione concordata di quello che l'opposizione definisce «il partito del sindaco».
«Non conosco e non voglio entrare nelle vicende che riguardano altri partiti. Anche se, per quello che mi sembra di capire dall'esterno, esiste in effetti una meccanica simile nelle tre vicende. Tuttavia, pur comprendendo che l'opposizione sia alla ricerca di argomenti dialettici, è del tutto fuori luogo parlare di questione morale. Il partito del sindaco poi, fino a prova contraria, è Alleanza nazionale».

A proposito, lei è fresco di riconferma nell'esecutivo nazionale del partito come responsabile per i problemi dello Stato. Adriana Poli non figura nell'organismo dirigente...
«Ma resta un patrimonio prezioso per An. È un europarlamentare e continuerà ad essere una figura di primo piano».

Il futuro del suo pupillo Congedo sembra invece più roseo che mai. La «promozione» di Tatarella lascia uno spazio aperto nella dirigenza regionale. Congedo avrà un ruolo di punta?
«È il caso di fare un passo dietro l'altro. Congedo è consigliere regionale e presidente provinciale eletto dopo aver battuto un avversario di tutto rispetto come il presidente del Consiglio regionale Mario De Cristofaro; è giovane: quindi il futuro è nelle sue mani».

Stasera (ieri sera, ndr) ha aperto la campagna elettorale a Nardò in favore del vostro candidato sindaco Giuseppe Fracella. Il Polo si presenta diviso, anche se si parla di un accordo all'eventuale ballottaggio. Non è comunque un segno di debolezza? Non si poteva far nulla per evitare la spaccatura?
«Bisognerebbe chiederlo ai rappresentanti della Casa delle libertà di Nardò. La coalizione è salda al governo nazionale, regionale e nelle principali realtà territoriali. Poi ci sono delle specificità locali che spesso presentano ostacoli difficilmente superabili. Noi abbiamo ribadito la piena fiducia a Fracella. Mi auguro che questa frattura possa ricomporsi al più presto»

Passiamo al suo impegno di Governo. La tragedia di San Cataldo ha suscitato molte polemiche. Si parla di colpevole ritardo nei soccorsi...
«Sono sinceramente addolorato per quanto accaduto. Sono in corso delle indagini e non intendo sovrapporre la mia opinione al lavoro del magistrato, il quale proprio attraverso il vostro giornale ha però detto che non sono ipotizzabili allo stato delle responsabilità omissive. Ma al di là di questo, che peraltro conferma le informazioni in possesso del Viminale, non è il caso di fare processi attraverso i mass media. È stata sollevata la questione sommozzatori: a Lecce non c'è un distaccamento di sub, che comunque hanno il compito di intervenire solo in caso di incendio sulle navi. Sul piano nazionale, poi, l'organico dei sommozzatori è di 578 unità, e di queste oggi sono in servizio soltanto 320. È ciò che abbiamo trovato all'avvio dell'esperienza di questo governo. E, poiché la competenza professionale di un sub non si improvvisa, abbiamo già avviato un corso per 80 nuove unità. Ma ci vuole tempo. Ci stiamo però attrezzando con presidi acquatici di superficie dei Vigili del fuoco nei capoluoghi di provincia».

Intanto arrivano i rinforzi per l'estate...
«Nel 2000/2001, per il potenziamento nei mesi estivi di luglio e agosto, c'erano circa 50 unità. Nel 2002 saranno 132 uomini tra Carabinieri, Polizia e Guardia di finanza. Ed è importante sottolineare che saranno aiutati nella loro azione da strutture mobili; infine, quest'operazione è possibile grazie alla disponibilità logistica offerta dagli albergatori».

 

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