ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su GAZZTTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione:     Pag.     )
Martedì 7 Gennaio 2003

Marco Seclì

Se si votasse oggi, sarebbero certamente due i candidati alla presidenza della Provincia. Diciotto mesi per la pace. Ma non sarà facile A braccetto verso il divorzio

Frattura sempre più profonda tra An e Forza Italia. Da Lecce fino a Bari


 

La frattura tra Forza Italia e Alleanza nazionale non mostra alcun sintomo che lasci presagire una futura ricomposizione. Anzi, se per le Provinciali si votasse domani, il centrodestra si presenterebbe di sicuro con due candidati alla presidenza. La tensione tra i due pilastri portanti della Casa delle libertà (e tra i rispettivi leader, Raffaele Fitto e Alfredo Mantovano) è salita a livelli di guardia. E la velenosa schermaglia tra l'assessore regionale Rocco Palese e il presidente provinciale di An Saverio Congedo ne è solo la più recente testimonianza.

La spaccatura, così, mette a repentaglio le chances di conquistare palazzo dei Celestini, riproponendo un dualismo in passato quasi sempre foriero di sconfitte. Con una coalizione divisa, né Raffaele Baldassarre (l'«azzurro» accreditato dei favori del pronostico per la candidatura a presidente), né un uomo di An (le ipotesi vanno da Biagio Ciardo a Roberto Tundo, da Mario De Cristofaro allo stesso Congedo) avrebbe grosse possibilità di farcela. Lo sa bene Roberto Tundo, che mette in guardia dalla «sindrome Nardò». «A Nardò ci siamo presentati divisi e abbiamo perso sia noi di An che Forza Italia - avverte il consigliere regionale - credo perciò che siano da evitare candidature distinte. Certo, An non ci sta a recitare un ruolo da subordinato e rivendica pari dignità. Gli alleati stavolta dovranno tenere conto del peso politico del partito salentino, il più forte nell'intera regione ma troppo spesso penalizzato».

Sì, perché Forza Italia è accusata di fare l'asso pigliatutto. E il malumore, già comparso dopo la querelle per le candidature alle ultime Politiche (An si dovette accontentare di soli tre seggi), è tornato forte a proposito delle nomine, di competenza regionale, dei manager delle Asl e di quelle recenti in Sviluppo Italia. A sedere sulla poltrona di amministratore delegato della società a capitale pubblico è stato chiamato l'avvocato salentino Giovanni Portaluri, uomo di fiducia di Fitto. An, che pure aveva delle mire sull'incarico, è rimasta di nuovo a bocca asciutta. Così qualcuno nel partito si chiede: «Se siamo esclusi da ogni scelta che conta, che ci stiamo a fare nella coalizione?»

E l'affondo di Congedo contro Palese e la gestione del governo della Regione indica che ormai An è pronta a sparigliare. L'attacco del presidente provinciale e consigliere regionale potrebbe essere la prima avvisaglia di un terremoto partito da Lecce ma destinato a scuotere anche via Capruzzi.

Certo, il tempo sana tutte le ferite, comprese quelle politiche, e c'è ancora un anno e mezzo prima delle elezioni provinciali del 2004.

Periodo utile anche al centrosinistra per trovare la quadratura del cerchio attorno all'ipotesi Luigi Pepe. «Accreditare questo o quel nome adesso è puro esercizio teorico - taglia corto la segretaria di Rifondazione comunista Antonella Mangia - siamo nella giunta Ria ma fuori dall'Ulivo. Prima di indicare candidati occorre tracciare un bilancio dell'attività svolta dalla Provincia e verificare le condizioni politiche e programmatiche per formare una coalizione. Per il resto, non esprimo giudizi né sulle persona né sulla collocazione politica. Le primarie per scegliere la candidatura? Una forma di pseudodemocrazia che Rifondazione considera inutile se non dannosa alla causa».

E i Verdi? Più che dei nomi, loro sono preoccupati della solidità del futuro schieramento. «Registriamo un pericoloso scollamento sia a livello nazionale che a livello locale su tematiche importanti come l'immigrazione», spiega il responsabile provinciale Mauro Pascariello. Pesa la contrapposizione con Ria a proposito del Regina Pacis (il presidente ha firmato l'appello dell'«Ora del Salento» in difesa della struttura contestata dal Social forum). Ma Pascariello imputa alla Provincia una certa inerzia anche su altre questioni. «L'ente - denuncia - che pure ha inserito le marine di Melendugno nel Piano territoriale di coordinamento individuando quell'area come zona naturalistica da preservare e riqualificare, ha lasciato soli il Social forum e le associazioni ambientaliste nella difesa contro la minaccia di speculazioni edilizie». Per il resto, i Verdi criticano «lo schema dalemiano, secondo cui prima si scelgono i candidati e poi i programmi».

Il percorso è tutt'altro che definito, quindi, anche se non ci sono pregiudiziali verso Pepe. Pascariello, anzi, considera il parlamentare dell'Udeur personalità di indubbio valore «se non altro perché proviene dal mondo delle professioni e non dalla nomenklatura di partito». Ma nemmeno un dalemiano come il segretario Ds Umberto Uccella crede che la partita per la guida della coalizione sia già chiusa. «L'Ulivo - sottolinea - non ha ancora deciso nulla sulla candidatura per la Provincia, anche perché non c'è stato nessun incontro sull'argomento. Ci riuniremo a tempo debito per individuare le procedure più opportune». Primarie? «Una proposta che valuteremo, purché favoriscano la coesione e non la destabilizzazione dell'alleanza». Di sicuro c'è che la Quercia non rivendica alcuna alternanza a palazzo dei Celestini: «Ci preme soltanto che il candidato presidente sia il più autorevole possibile e che abbia una forte influenza anche a Lecce. Perché il capoluogo, dove ultimamente l'Ulivo ha sofferto, avrà un peso decisivo sulla competizione elettorale».


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