ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (Sezione: CRONACA DI LECCE Pag. 71 ) |
Mercoledì 8 Gennaio 2003 |
Marco Seclì
elezioni Ultimatum di An: coalizione a rischio. Intanto in Forza Italia spuntano voci di contrasti tra il braccio destro di Fitto e Baldassarre «Palese si scusi o andrà tutto a rotoli»
Quell'onta va lavata. Rocco Palese dovrà cospargersi il capo di cenere davanti ad Alleanza nazionale, oppure ne andrà dell'equilibrio della coalizione. C'è un nuovo round nel duello Forza Italia-An. Alfredo Mantovano pretende che l'assessore regionale si scusi rimangiandosi l'epressione «macelleria politica» utilizzata per commentare le rivendicazioni del presidente di An, Erio Congedo, sul futuro candidato alla Provincia. «Conosco l'assessore Palese come persona seria ed equilibrata - ha detto ieri a Bari il sottosegretario all'Interno - se ha usato quell'espressione, forse la parola ha tradito il pensiero ed è andata un po' più veloce». Poi l'ultimatum: «Ora attendiamo una parola di rasserenamento, una testimonianza che non pensa ciò che ha detto. Se lo pensasse davvero, si porrebbe un problema politico forte e grave nei rapporti tra Forza Italia e Alleanza nazionale». Perché, sottolinea Mantovano, non si tratta di un'offesa personale al consigliere regionale Congedo, ma di «una pesante offesa al partito del Salento, che Congedo rappresenta come presidente provinciale eletto da tutta la base e perciò con una legittimazione ancora più forte». Nessuna reazione dell'interessato all'ultimatum, per ora. Anche se secondo l'Ansa, che in serata citava fonti a lui «vicine», Palese con le sue dichiarazioni non intendeva offendere né Congedo né la forza politica che rappresenta. Si sarebbe trattato solo di un modo per minimizzare una questione che riguarda i partiti e non il suo ruolo di amministratore regionale. Ma della reale intenzione di fare pubblica ammenda non è dato sapere. Di certo, il braccio destro del presidente Raffaele Fitto è stupito del clamore suscitato dalla «macelleria politica». E della rabbiosa reazione di An, che peraltro gli ha reso pan per focaccia affibbiando l'espressione alla politica della Regione in materia di sanità e servizi sociali. Una frase (forse infelice ma pur sempre una frase) farà davvero crollare la Casa delle libertà? Sulla determinazione di An non si discute. Troppi i punti di frizione, soprattutto tra i vertici salentini del partito (Congedo-Mantovano) e la leadership forzista di via Capruzzi (Fitto-Palese). Dalla querelle sul «Gay pride», al malcontento per le nomine nelle Asl e in Sviluppo Italia, il solco si va approfondendo sempre più. Eppure c'è un'altra chiave di lettura del recente «incidente», che circola con sempre più insistenza tra gli ambienti «azzurri» della provincia. E che vede nell'uscita di Palese un tiro mancino a svantaggio del più accreditato futuro candidato presidente alla Provincia della coalizione, Raffaele Baldassarre. I rapporti tra il presidente provinciale di Fi e l'assessore regionale non sarebbero più idilliaci come un tempo. E la contrapposizione tra i due fedelissimi di Fitto si sarebbe acuita alle ultime comunali leccesi, attraverso una lotta senza quartiere per la caccia alle preferenze. Palese avrebbe dato anima e cuore per sostenere Roberto Marti, mentre Baldassarre correva per Paolo Perrone e Eugenio Pisanò.
Ma a spazzare via qualsiasi malevola teorizzazione ci pensa lo stesso Rocco Palese, che bolla i rumors come pure illazioni. «Io remerei contro Raffaele? - sbotta l'assessore al Bilancio della Regione - certe voci non sono nemmeno degne di replica». E ancora: «Ma se sono già in campagna elettorale per lui. E sono stato il primo».
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