ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su Il Gazzettino | Martedì 14 maggio 2002 |
Andrea Bianchi
Legge Bossi-Fini, il voto slitta dopo le amministrative
Ad un anno esatto dalla vittoria elettorale del centrodestra, il disegno di legge sull'immigrazione approda nell'aula di Montecitorio, ieri semivuota. Ma è pressoché certo che il voto finale slitterà a dopo le amministrative. Oltre mille gli emendamenti già presentati. L'obiettivo «primario» della legge, spiega la relatrice Isabella Bertolini (Fi), è quello di «assicurare un'immigrazione regolare, commisurata all'esigenza e alla capacità di accoglienza nel nostro Paese». Per il centrosinistra il disegno di legge è sbagliato. «Va ritirato - dice il verde Paolo Cento - perché di stampo lepenista». L'opposizione, però, non intende lasciare al governo il ruolo di custode della sicurezza dei cittadini. «Non è vero - assicura Francesco Rutelli - che c'è una destra intransigente contro il crimine e il centrosinistra è lassista». Ieri, dopo la relazione della Bertolini, si è svolta la discussione generale. Oggi l'esame sarà interrotto per consentire alla Camera di votare su tre decreti legge: quello con disposizioni fiscali e finanziarie urgenti, quello per il trasporto aereo e quello che introduce disposizioni urgenti per il contrasto all'immigrazione clandestina. La settimana successiva, ultima di campagna elettorale per le amministrative, i due rami del Parlamento sospenderanno i propri lavori. Quindi non ci sarà tempo per approvare i 32 articoli del provvedimento e se ne dovrà riparlare ai primi di giugno. Tra le novità del disegno di legge, l'introduzione del «contratto di soggiorno per lavoro subordinato». Il datore di lavoro dovrà garantire l'alloggio al dipendente ed impegnarsi a pagare le spese di viaggio per il rientro del lavoratore in patria. Il decreto amministrativo di espulsione sarà dichiarato immediatamente esecutivo, anche se impugnato dall'interessato, e sarà eseguito dal questore con accompagnamento alla frontiera a mezzo della forza pubblica. Sarà elevato da cinque a sei anni il periodo di regolare soggiorno necessario allo straniero per ottenere, in presenza delle altre condizioni di legge, la carta di soggiorno, che non ha termine di scadenza. Il testo, inoltre, consente alla Marina militare di fermare ed ispezionare le navi che si ha fondato motivo di ritenere adibite al trasporto di immigrati clandestini, distinguendo i vari casi a seconda della posizione della nave rispetto alle acque territoriali. Il governo, inoltre, sarebbe intenzionato a rendere obbligatorio il rilievo delle impronte digitali dei cittadini extracomunitari e, forse, anche degli italiani. Sarebbe un ritorno alle «vecchie» carte d'identità, che avevano lo spazio per l'impronta del pollice. Il centrosinistra spara a zero sul disegno di legge governativo. L'ex ministro Livia Turco, ieri a Udine per incontrare i vertici locali delle associazioni di categoria, la definisce «un passo indietro», perché «scarica sugli imprenditori il peso dell'accoglienza, riduce il ruolo delle amministrazioni regionali nella politica della casa e, infine, punta a ridurre i diritti degli immigrati favorendo di fatto l'immigrazione clandestina». In aula attacca Cento. «Si tratta - afferma - di una proposta lepenista e socialmente pericolosa, perché crea una concorrenza sleale tra lavoratori italiani e stranieri». Il socialista Buemi ricorda al governo che resta irrisolto il problema del rimpatrio dei clandestini di cui non si conoscono identità e nazionalità. Intanto il sottosegretario Mantovano ha siglato al Cairo un protocollo d'intesa con il governo egiziano che prevede «un più intenso scambio di informazioni» sui natanti sospetti e l'istituzione di un nucleo di polizia egiziana specializzato nella lotta all'immigrazione clandestina. .
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