ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su Il Gazzettino (Sezione: Pag. ) |
Mercoledì, 19 Gennaio 2005 |
Claudia Giannini
Bonino (radicali): «Le gerarchie ecclesiastiche non devono entrare sul piano politico»
Roma NOSTRA REDAZIONE La «zampata di Ruini», la «guerra santa di Ruini», come i giornali hanno definito, nei loro titoli, l'intervento del presidente della Conferenza episcopale italiana sul referendum sulla procreazione assistita, continua a suscitare polemiche e clamori e a dividere, ancora una volta, il Parlamento. In particolare, i radicali, con Emma Bonino trovano «inaccettabile» l'intervento del cardinale, perché «le gerarchie ecclesiastiche possono predicare alle coscienze, ma non entrare sul piano politico». Il cardinale Camillo, lunedì, aveva invitato i cattolici all'astensione nei referendum contro la legge sulla fecondazione assistita, osservando, contemporaneamente, che il Parlamento farà bene a non modificare il provvedimento, poiché, ha spiegato, modificarlo non potrebbe significare altro che peggiorarlo. In difesa del religioso si fa avanti il vicepresidente del Consiglio, l'Udc Marco Follini, che dice: «Davvero quella del Cardinal Ruini sulla fecondazione assistita si può battezzare guerra santa? Capisco bene le esigenze di semplificazione giornalistica. E non mi sfuggono le profonde e radicali differenze che ci attraversano su questo tema, e che possono indurre talvolta a qualche esagerazione. Ma c'è modo e modo, come si usa dire. Personalmente - rileva Follini - condivido, e parlo da cittadino italiano, le considerazioni che il cardinal Ruini ha svolto su questa materia. Ritengo che siano iscritte a pieno titolo dentro una linea di responsabilità e testimonianza che non confligge in alcun modo né con la sovranità dello Stato italiano, né con l'autonomia della politica, né con la separazione delle due sfere, quella civile e quella religiosa». Secondo Pierluigi Castagnetti, cattolico dell'opposizione, invece, Ruini si sbaglia, «non è vero che qualsiasi intervento peggiorerebbe la legge. Ad esempio si potrebbe eliminare il vincolo dei tre embrioni da impiantare lasciando al medico la decisione sul numero», spiega in un'intervista il capogruppo della Margherita, a parere del quale, comunque, «nelle parole del presule non c'è nulla di scandaloso: è una questione di coscienza e i cattolici al referendum possono scegliere anche l'astensionismo». Oltretutto, dice Castagnetti, «non credo si possa parlare di invito all'astensionismo. Il cardinal Ruini ha semplicemente ricordato che tutti i cittadini devono agire secondo coscienza e possono percorrere tutte le strade previste dalla legge». Secondo Alfredo Mantovano, sottosegretario agli Interni e coordinatore per i Problemi dello stato di An, «all'equilibrato e pacato intervento del cardinale si contrappongono i commenti meno pacati e poco equilibrati dei radicali e della sinistra che, probabilmente spiazzati dal contenuto della prolusione, eludono il confronto nel merito col ritornello della presunta ingerenza della Chiesa nella vita della Repubblica italiana». L'azzurro Alfredo Biondi osserva: «Laicamente, penso che il cardinale Ruini abbia tutto il diritto di esprimere la sua contrarietà su eventuali modifiche della legge sulla fecondazione assistita, così come sui referendum». Ovviamente furibondo il leader radicale, Daniele Capezzone, che commenta: «Erano venute parole confortanti domenica un po' da tutti, a cominciare da Silvio Berlusconi. Ora, non vorrei che il diktat di Camillo Ruini inducesse qualcuno a improvvisi colpi di mano. C'è - aggiunge - un preoccupante volo di corvi sulla scadenza referendaria. Da una parte, ci sono quelli che negano di voler puntare su leggine-truffa, ma al tempo stesso hanno fino all'ultimo lavorato per la loro calendarizzazione, con l'evidente retropensiero di accelerarne l'iter in caso di necessità. Dall'altra, vedo manovre di Palazzo sulla data del voto». Anche per il repubblicano Antonio Del Pennino, suggerendo l'astensione, il cardinale Ruini «assume un ruolo politico che rischia, esso sì, di trasformare il referendum in uno scontro tra laici e cattolici».
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