ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su Il Gazzettino (Sezione: Pag. ) |
Lunedì 23 Giugno 2003 |
Mario Antolini
Immigrati, la Lega insiste: Pisanu si dimetta
Roma NOSTRA REDAZIONE La Lega insiste: Bossi avverte che sull'immigrazione il Carroccio potrebbe aprire una crisi di governo, Calderoli chiede di sostituire il ministro dell'Interno perché non fa abbastanza per fermare i clandestini. La pressione della Lega sull'esecutivo continua ad irritare An e Udc, mentre il ministro Pisanu replica ricordando a tutti che «i naufraghi in mare si soccorrono» e chiedendo di smetterla con le «urla da osteria». Pisanu, questa volta, reagisce con una certa durezza: «Chi sbraita, speculando sugli istinti più bassi, sulla chiusura della gente nelle nostre illusorie sicurezze, non merita risposta». Il centrosinistra chiede un dibattito parlamentare sull'immigrazione ed avverte che non favorirà la liquidazione di Pisanu. Bossi - che ieri si è fatto male ad una caviglia e per questo il consiglio federale della Lega è stato rinviato - riparte all'attacco criticando l'intero governo («Fatto di chiacchieroni»), il ministro Pisanu («Un punching ball, un democristiano d'altri tempi»), gli alleati («Riforme non ne vedo, e noi a stare al governo ci rimettiamo voti») e mettendo in mora lo stesso Berlusconi: «Anche lui sa bene che d'impotenza si muore». Sottolineato che se non saranno prese decisioni su immigrazione, pensioni e devolution, per la Lega «sarà difficile rimanere al governo», Bossi contesta il titolare del Viminale («Mandi le navi per fermare gli immigrati») e replica senza troppa diplomazia al presidente del Senato Pera, secondo il quale «di solito chi alza la voce abbassa la mente»: ebbene, il Senatur risponde che «sulle cose del popolo noi alziamo la voce, eccome. Non ci facciamo impressionare da Pera, da Pira... La Lega sa bene come stanno le cose. Noi la pensiamo così». A Pisanu replica che il problema non è soccorrere i naufraghi ma «non far partire i clandestini». Anche Calderoli va all'attacco: replica a Pisanu che «i naufraghi si soccorrono quando sono veri naufraghi», non quando tentano l'immigrazione clandestina e «simulano la condizione di naufrago per arrivare sulle nostre coste». Per Calderoli, se la legge Bossi-Fini non viene applicata, il rimedio è semplice: si sostituisce il ministro dell'Interno o si affidano i poteri sull'immigrazione a un commissario speciale, che «faccia tutto quello che il ministro non ha avuto il coraggio di fare».Toni che non piacciono agli alleati della Cdl. Il sottosegretario Mantovano (An) ricorda che «l'immigrazione è un fenomeno che si può governare, ma non arrestare» e quindi si dice «favorevole a nuove quote di ingresso», altrimenti «avremo solo nuova clandestinità e nuovi rischi per le vite umane». La tesi è in netta contraddizione con la Lega, ma Mantovano spiega che, anche con l'imminente decreto per l'ingresso di 19.500 immigrati (che si aggiungeranno ai 60 mila stagionali) i lavoratori stranieri restano sempre troppo pochi. Da parte sua, il presidente del Senato, Pera, definisce «responsabile» l'atteggiamento di Pisanu. Quanto alla legge Bossi-Fini «la filosofia - ti ammetto in base ad un contratto di lavoro - che sta alla base è positiva e andrebbe esportata anche in Europa e anche le quote di entrata dovrebbero essere fatte su base europea». Il centrosinistra chiede un dibattito in Parlamento - la Camera deciderà in merito martedì - non, spiega Fassino (Ds), per una discussione faziosa, per scambiare reciproche accuse, ma per «affrontare seriamente con una strategia adeguata» un fenomeno che che è strutturale e che «non si risolve con una battuta e neanche con la politica di un giorno». Rutelli (Margherita) difende Pisanu: le tensioni nella Cdl sull'immigrazione sono figlie della «demagogia insostenibile con cui la destra si è presentata agli elettori, ma questa evidente distinzione di responsabilità politiche non ci spinge, tuttavia, a favorire chi vuole liquidare un ministro che ha finora interpretato con correttezza repubblicana il proprio ruolo istituzionale».
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