ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione:  LA GAZZETTA DI BARI   Pag.  28   )
Mercoledì 19 Marzo 2003

Carmela Formicola

l'aggressione del racket / Drammatica situazione nel quartiere Libertà: un commerciante racconta alla Gazzetta come la criminalità organizzata stia inesorabilmente fagocitando gli esercizi «puliti»

«I clan si sono presi un altro bar»

Il sottosegretario Mantovano: «Denunciate, vi assicuro protezione»


 

«No, non è il bar sulla sinistra, quello è di un vecchio usuraio ed è intoccabile. Il bar è quello più avanti, verso via Fieramosca». L'acquisizione di questo bar è avvenuta in poco più di un anno, sotto gli occhi del nostro interlocutore (del quale per ovvii motivi non pubblichiamo il nome) come degli altri operatori commerciali e della stessa gente del «Libertà». Il meccanismo è molto semplice: il gruppo comincia a ronzare dinanzi al locale, poi comincia a frequentarlo, magari per giocare al lotto (nel caso di ricevitorie) o ai videogiochi, quindi inizia a non pagare le birre, i caffè, i panini consumati. Sperimentata la sottomissione del titolare (legittimamente impaurito), il gruppo comincia a chiedergli soldi, minacciando ritorsioni. In breve tempo il titolare accumula un debito, che lo stesso gruppo gli finanzia a tassi usurari. L'ultimo atto è l'acquisizione dell'attività: nel migliore dei casi il titolare rimane all'interno del locale, più o meno stipendiato.

«Al Libertà molti dei negozi o delle boutique o dei bar sono già nelle mani di questa gentaglia. Quelli puliti ci finiranno prima o poi». Il commerciante del quartiere che ha deciso di raccontare alla Gazzetta la drammatica situazione di uno dei più popolosi rioni cittadini, è pessimista, spaventato, stanco. E ben documentato. Descrive le strade torturate dal racket: via Ravanas, via Dante, corso Mazzini, via Brigata Regina. Poi ci sono zone dove la pressione è minore, ma sempre comunque sotto il controllo dagli uomini dei gruppi nuovi e storici del quartiere. E tutti questi gruppi sono a loro volta coperti dall'«ombrello» del clan Strisciuglio.

Ma perché queste cose non le denuncia alle forze di polizia? «Perché non voglio morire ammazzato», risponde il nostro interlocutore. Saggio? C'è un uomo che non concorda: il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, che da tempo si batte per scuotere le coscienze rispetto a un certo conveniente silenzio. «Se un intero quartiere è sotto estorsione - dice il sottosegretario - se al suo interno si è attivato un meccanismo di infiltrazione nell'economia sana, è lampante che se non c'è collaborazione da questi fenomeni non si esce. La colpa non è delle forze di polizia che non indagano, ma della gente che si ostina a tacere». Mantovano si rivolge quindi ai commercianti del «Libertà», al nostro anonimo interlocutore, al proprietario del bar che ha dovuto cedere la sua attività: «Io sono disponibile a incontrare queste persone, come chiunque stia subendo ricatti estorsivi e usurari. Sono disposto a incontrarli in compagnia del questore o del comandante dei carabinieri, per raccogliere le loro denunce nella discrezione più assoluta. A queste persone io assicuro tutta la protezione possibile, economica e fisica, anche nel caso di danneggiamento dei loro esercizi ricordo ancora una volta che esiste una legge che può risarcire i danni».


 

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