ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (Sezione: CRONACA di COPERTINO Pag. 110) |
Domenica 9 maggio 2004 |
Antonio Tarsi
Migliaia di persone in piazza Castello per l'arrivo di San Giuseppe. Striscioni di benvenuto, ricami ed arazzi sui balconi, e tanti palloncini
«Bentornato in questa terra che ti ama»
Piazza Castello, nelle prime ore del pomeriggio, è già stracolma di gente. Striscioni di benvenuto per San Giuseppe, ricami ed arazzi dai balconi, palloncini e tante bandierine. E gente sui tetti, sul Castello, sui muri di cinta. Una festa da anni annunciata. Presenti i gonfaloni dei Comuni di Copertino, Lequile, Poggiardo, Martina Franca e Lecce, mentre numerosi politici si mimetizzavano tra la gente, in attesa di accogliere il Santo. Tra gli altri la senatrice Maria Rosaria Manieri, il senatore Giovanni Pellegrino, il coordinatore provinciale di Forza Italia Raffaelle Baldassarre, l'onorevole Rino Dell'Anna, i sindaci dei paesi dell'Union 3, il sindaco Adriana Poli Bortone, il primo cittadino di Poggiardo Silvio Astore. Numerosa anche la presenza del mondo della scuola. Tutti pronti per inchinarsi dinanzi alle sacre spoglie di un mistico consegnato da secoli alle glorie degli altari. Alle 18 sono comparsi sotto la Porta che prende il nome dal Santo gli uomini dell'Aeronautica. Segno che san Giuseppe era vicino. I militari lo avevano già accolto nel campo sportivo. A tratti la pioggia fa capolino, si aprono gli ombrelli, ma non scoraggia nessuno. «La pioggia - dice un parroco - nella Bibbia è sempre citata come segno di abbondanza e lo stesso san Giuseppe circa 15 anni fa, dopo una lunga siccità, la fece cadere abbondante sulla nostra città». Ore 18.37: le sacre spoglie, precedute dagli uomini della sicurezza, compaiono dinanzi al Castello. Padre Massimiliano Marsico invita tutti a cantare. Tutti in delirio per il piccolo frate che dialogava con gli umili e parlava senza peli sulla lingua ai potenti della terra. L'urna è ricoperta di petali di fiori. Si scatenano i flash dei fotografi, mentre i cineoperatori assediano letteralmente l'urna. Il primo saluto ai presenti lo porge Nicola Prete, commissario prefettizio della città. «Finalmente è tra noi - dice -l'amatissimo figlio di questa terra che seppe vivere nell'umiltà e percorrere soffrendo il proprio cammino». Il commissario ha poi rivolto speciali ringraziamenti a sua Santità Giovanni Paolo II e a tutti coloro che hanno consentito questo momento. «Abbiamo scelto - ha concluso Prete - il percorso più ideale per il santo, iniziando dal Castello, passando per la casa paterna ed il santuario a lui dedicato. E percorrrendo via Gianserio Strafella che consente di passare davanti alla Chiesa Matrice, dove 400 anni fa venne battezzato». E' stata poi la volta del presidente Lorenzo Ria. «Bentornato in questa terra - ha detto Ria rivolto a san Giuseppe - che ti ha dato i natali, tra la tua gente che ti ama come 41 anni fa». E nel suo saluto al santo è comparsa anche qualche invocazione d'aiuto per il nostro tempo. «Oggi - ha proseguito - le cose sono cambiate, molte cose dilaniano questa nostra società, ma questi giorni rimarranno nella storia civile di questa città, e tu icona dell'emigrante aiutaci a crescere nella democrazia e le diversità siano fonte di unità». Ha quindi preso la parola il presidente Raffaele Fitto. «La vita di san Giuseppe - ha detto - si è sempre ispirata all'umiltà, e proprio quest'insegnamento del mistico copertinese deve restare una costante per tutti i cittadini della regione». E' stata poi la volta dell'onorevole Alfredo Mantovano, in rappresentanza del governo. «Credo che noi tutti rappresentanti delle istituzioni - ha spiegato - siamo qui per quegli stessi insegnamenti con cui san Giuseppe ammoniva in vita chi aveva responsabilità politiche e di governo, motivo per cui ciascuno è grato a questo santo». Infine il rappresentante del governo ha chiuso con una invocazione d'aiuto per l'Italia e Copertino. «Il ritorno di san Giuseppe nella sua città-ha poi aggiunto il padre provinciale Giuseppe Piemontese -realizza in noi il desiderio di poterlo venerare nella sua terra». «Questa peregrinatio josefina - ha proseguito il frate - cade in tempi difficili per Copertino, l'Italia ed il mondo, ma san Giuseppe saprà come aiutare ed incoraggiare tutti noi». Un bentornato al santo in nome soprattutto di chi soffre. Infine ha portato il suo saluto a San Giuseppe ed ai presenti monsignor Domenico Caliandro, vescovo della diocesi di Nardò-Gallipoli. «Da cinque anni - ha detto il vescovo -constato quanto sia forte il vostro amore per il vostro Santo, il quale ha fatto divenire le cose semplici lode per il Signore. E noi lo sentiamo un nostro familiare, un figlio di questa nostra terra, onorati dalla sua grandezza e santità». Alle 19.15 è iniziato da piazza castello il cammino di san Giuseppe verso il Santuario di Santa Maria della Grottella. Quella che il santo chiamava la «mamma mia». Il clero, l'urna, le autorità e tutti i fedeli presenti dietro il Santo dei voli. Dal cielo, intanto, si riaffacciava - senza che nessuno ci facesse caso - la pioggia.
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