ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Il Gazzettino
(Sezione:   Pag.     )
Domenica 16 Marzo 2003

Cristina Antonutti

UDINE - Il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, allerta le Forze dell’ordine con una formula da anni di piombo: consideratevi in guerra

Terrorismo, rischio di "saldature" in vista

«Il ricatto principale è quello dell’eversione, si chiami Br, Nta o islamica. Oggi, pur senza enfatizzare, la nostra attenzione è massima»


 

Udine

NOSTRA REDAZIONE

Sono parole forti, che riportano agli anni di piombo, quelle che riecheggiano nel cortile della nuova Questura di Udine. «Consideratevi in guerra», sta praticamente dicendo ai poliziotti il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, inaugurando la nuova struttura di viale Venezia. E il terreno di battaglia è quello del terrorismo nazionale e internazionale. A 25 anni dal rapimento di Moro e dal massacro della sua scorta, a due settimane dall'assassinio del sovrintendente della Polfer Emanuele Petri e a pochi giorni dal ritrovamento a Udine di due volantini dei Nuclei territoriali antimperialisti, quella del viceministro suona come una dichiarazione di guerra. «Noi vogliamo una pace vera, che non ceda ai ricatti», afferma. E il ricatto principale è quello dell'eversione. Nazionale e internazionale. Che si chiami Br, Nta o islamica. «Se la difesa vuole essere reale - continua - deve mettere in conto anche l'uso della forza, che in presenza di regole che lo disciplinano non è necessariamente violenza». E rivolto agli agenti: «Se voi non siete veramente in guerra, nessuno potrà essere veramente in pace». E per spazzar via la retorica ricorda Petri, Moro, la sua scorta, ma anche i nomi con cui il questore Francesco Celentano ha appena aperto la cerimonia: quelli dei tre agenti uccisi a Udine nell'attentato di viale Ungheria.

Quando nel palco delle autorità - con in prima fila la candidata a governatore della Cdl Alessandra Guerra e il presidente dimissionario Renzo Tondo (tra i due il prefetto Rosario Salanitri a far da spartiacque) - si "rompono le righe", Mantovano con i giornalisti spiega che lo scenario rispetto a 25 anni fa è cambiato. «Le Brigate rosse alle spalle avevano complicità in alcune frange del sindacato, negli ambienti di lavoro e nelle università. Oggi c'è la ricerca, da parte di quella che continua a sentire se stessa come un'avanguardia, di poter contare sulle retrovie, ma non è detto che questa ricerca vada a buon fine». Il sottosegretario ha fatto una netta distinzione tra Br e gruppi anarchico-insurrezionali. «Il filo conduttore è un generale ribellismo, ma occorre fare distinzioni sul piano investigativo». Gli stessi Nta, secondo Mantovano, in questo momento sono oggetto di analisi e approfondimento. «Vorrei cercare di non sottovalutare il fenomeno, ma anche di non enfatizzarlo. Non necessariamente un volantino chiama in causa gli Nta, in questo momento li stiamo analizzando, ma sono sempre dei volantini. Potrebbe trattarsi di autocandidati».

A Brigate rosse e Nta, si aggiunge la minaccia islamica. Mentre la «la rete è sempre più stretta nei confronti di possibili fiancheggiatori», si sta verificando se le cellule che finora in Italia hanno fornito soltanto supporto logistico per attività eversive all'estero, non possano fare un passo avanti e prendere di mira obiettivi presenti in Italia. «L'attenzione è massima», aggiunge il viceministro facendo riferimento anche anche ai controlli alle frontiere nei confronti degli immigrati: «Con la Slovenia il confine ha avuto incrementi notevoli in termini di sicurezza». E il possibile esodo dall'Iraq in caso di guerra? «Non fasciamoci la testa - esorta - l'Iraq non è il Kosovo».


 

vedi i precedenti interventi