ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su il Giornale (n. 37 Pag. 3) |
Martedì 14 febbraio 2006 |
Anna Maria Greco
Il Polo: un programma da buttare
da Roma Mentre la sinistra è alle prese con le divisioni sull'alta velocità, la Casa delle libertà si prepara a mettere a punto il suo programma. Oggi il premier Silvio Berlusconi incontrerà Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini per preparare le proposte da sottoporre agli elettori. E non sarà un programma in otto punti, ha precisato il portavoce di Palazzo Chigi Paolo Bonaiuti. «Sono solo invenzioni», ha assicurato, senza entrare nei dettagli. In ogni caso - ha anticipato Fini - sarà «un programma molto più scarno rispetto alle 280 pagine dell'Unione, al massimo 15-20 paginette. Dovrà essere sottoscritto da tutti, dopo di che lo presenteremo agli italiani». Per il momento tengono banco le differenze nella sinistra sulle infrastrutture e, in particolare, sulla Torino-Lione. «Sulla Tav cascò l'asino», ha commentato Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di Forza Italia. Romano Prodi ha detto che la Tav si farà, «punto e basta», appoggiato dal leader Ds Piero Fassino ma smentito da Rc, Verdi e Pdci e quindi, dice Cicchitto, «Prodi conta quanto il due di picche». Il programma dell'Unione «è già carta straccia», aggiunge Pier Ferdinando Casini. Per il presidente della Camera, il problema dell'Italia è la sua modernizzazione e la sua competitività, «ma la ricetta del centrosinistra ci consegna a una definitiva marginalizzazione, ci porta definitivamente in Africa, con tutto il rispetto per l'Africa». Se Prodi dice che la Tav si farà, prosegue il leader dell'Udc, allora «lo scriva nel programma». Perché è difficile pensare che si sia verificata «un'omissione casuale: non figura perché non doveva figurare». Per Casini, con la troppa concertazione si bloccano le opere pubbliche e si spinge l'Italia ai margini dell'Europa. Per Gianfranco Fini, vicepremier, ministro degli Esteri e leader di An, Prodi «abbaia alla luna». Se Bertinotti, Diliberto e Pecoraro Scanio dicono che la Tav non si farà, saranno loro a prevalere, perché il candidato-premier dell'Unione «non ha dietro di sé un partito». Il caso Tav, per il ministro leghista Roberto Calderoli, conferma che nel centrosinistra «comandano le ali estreme». E infatti, «è curioso registrare che due leader dei due più grossi partiti della coalizione, come Piero Fassino ed Enrico Letta, che razionalmente sostengono la necessità e l'urgenza dell'opera in questione, debbano soccombere di fronte ai capricci dell'ala estrema della coalizione». L'Unione è contraddittoria per il ministro delle Infrastrutture, Pietro Lunardi. Ma è certo che «per le opere come la Tav sarebbe un disastro se ci fosse un governo della sinistra». E un altro ministro, il titolare dell'Ambiente Altero Matteoli, di An, sottolinea che nel programma dell'Unione la Tav non compare «e questo è un problema per il Paese, di cui spero gli elettori tengano conto». Da una parte, aggiunge, il centrosinistra chiede di spostare il traffico da gomma a ferrovia e dall'altra blocca la Tav, che è «un'opera fondamentale per il Paese al fine di rendere più competitiva l'economia nazionale». Per Isabella Bertolini, vicepresidente dei deputati di Fi, «anche sulla Tav l'Unione è incapace di intendere e di volere. Fassino prova a limitare i danni, ma non ci riesce. Gli obiettivi programmatici dell'Unione non potranno mai esistere per il semplice fatto che il centrosinistra è diviso su tutto». Il programma dell'Unione è ispirato alla canzone di Lucio Dalla «L'anno che verrà», fa notare Alfredo Mantovano di An. Le incertezze sulla realizzazione della Tav, spiega, dimostrano che «c'è tutto e il contrario di tutto». E sono l'«esempio lampante dell'incoerenza del programma dell'Unione che non serve a nulla perché è scritto sull'acqua», incalza un altro ministro di An, il titolare delle Comunicazioni Mario Landolfi. «“Punto e basta” lo diranno gli italiani a Prodi», afferma il sottosegretario di Forza Italia alla Giustizia, Jole Santelli, commentando le parole di Prodi sulla Tav. Quel «librone non serve a nulla e Prodi non riuscirà a piazzare un “pacco” colossale», conclude l'azzurro Maurizio Lupi.
|
vedi i precedenti interventi |