ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su il Giornale (n. n. 77 Pag. 6 ) |
Martedì 1 aprile 2006 |
Anna Maria Greco
Il Papa su etica e famiglia ha spaccato il centrosinistra
da Roma Massimo D'Alema che avverte: «Non si può imporre un credo religioso per legge». Fausto Bertinotti che distingue: «Il Papa parla ai cattolici, ma lo Stato riconosca le unioni di fatto». Enrico Boselli che considera il Concordato «ormai superato nei fatti», mentre per Bobo Craxi «l'ennesima ingerenza della Chiesa non mette in discussione i patti concordatari». Il low profile tenuto dall'Unione nella giornata del discorso del Papa in difesa dei valori cristiani della vita, della famiglia e dell'educazione, si sgretola nei commenti del giorno dopo, anche per le picconate della Rosa nel pugno. Ed emergono le contraddizioni interne al centrosinistra. Per il segretario dei Radicali, Daniele Capezzone, i credenti «non si faranno trascinare da nessuno in una crociata contro i diritti civili». Emma Bonino definisce le affermazioni del Papa sui temi etici «un intervento pesante, una vera e propria interferenza». Ma il leader dell'Udeur non ci sta e attacca «il bigottismo laicista di Pannella, Bonino e dell'ammiccante Boselli». Per Clemente Mastella è insopportabile questo cercare consenso scagliandosi contro la Chiesa e «tutto questo nuoce al centrosinistra». Forse, se n'è convinto leggendo ieri le prime pagine di giornali del suo schieramento. Come Il Manifesto che titolava, sotto la foto di Joseph Ratzinger, «Il papa re», spiegando che «infila nell'urna i “principi non negoziabili”», mentre i leader italiani «si illuminano d'immenso». E, all'interno, apriva con «Tutti in ginocchio da Benedetto». Oppure, come la prima pagina di Liberazione, con il titolo: «Il papa (anche qui rigorosamente minuscolo, ndr) sogna lo Stato confessionale e indica tre dogmi non negoziabili». Spiegava l'occhiello che si tratta di «una specie di chiamata alle armi per un partito trasversale cristiano che risponda non alle istituzioni democratiche ma al Vaticano». Lo sforzo di moderazione compiuto dai leader dell'Unione, insomma, viene messo da parte quando si parla al popolo della sinistra. Anche L'Unità, sotto la foto in prima pagina di Ratzinger con i parlamentari del Ppe, scrive che «la destra trascina il Papa in campagna elettorale». E all'interno pubblica l'intervista a Fabio Mussi che afferma: «Anche la laicità dello Stato non è negoziabile». Il segretario dei Ds Piero Fassino, intervenendo in videochat a Corriere.it, spiega che «il Papa è la massima autorità della Chiesa e parla al mondo intero», dunque le sue parole non vanno usate per la campagna elettorale. Sul Concordato, Fassino è distante da Boselli, perchè non ritiene che sia una priorità rivederlo. «Il problema - dice - è rispettarlo e farlo rispettare». Però, aggiunge il leader della Quercia, sulla tassazione dei beni ecclesiastici «deve prevalere il buon senso». Una provocazione a Romano Prodi viene da Alfredo Mantovano di An: «Per evitare la presunta disinformazione della Cdl, si pronunci con chiarezza su vita, famiglia e scuola». Anche per dare la linea all'Unione, dove la Rosa nel pugno «vuole blandire l'elettorato anticlericale, sottraendolo ai Ds e questi ultimi cercano di frenare la potenziale emorragia di voti». La verità, per Riccardo Pedrizzi di An, è che il programma dell'Unione è «la negoziazione stessa dei principi indicati dal Papa», mentre «le chiacchiere e i fariseismi alla Rutelli stanno a zero». E se vince il centrosinistra la legge sulla procreazione assistita, che per la Cdl è «la linea del Piave», verrà «gravemente peggiorata, come minaccia D'Alema». Attacca il presidente della quercia anche Luca Volontè dell'Udc. Dice che «prende fischi per fiaschi, strumentalmente e in perfetta malafede restringe il campo del messaggio della dottrina sociale della Chiesa e il richiamo del Papa ai soli principi religiosi». Mentre la Costituzione afferma «il valore laico e civile per la democrazia, della vita, della famiglia e della libertà di educazione».
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