ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Il Giornale
(Sezione:  INTERNI     Pag.  14  )
Martedì 20 Aprile 2004

 

I PROTAGONISTI DELLA POLITICA

 L'ex magistrato Mantovano: «Uno psicotest per i giudici»


 

Dopo una maratona tra corridoi e cortili, arrivo alla porta di Alfredo Mantovano. Riprendo fiato nell'ala più solenne del Viminale con stucchi e damaschi. Il sancta sanctorum dell'ordine pubblico. L'austero collaboratore che mi ha guidato a passo militare, dottor Monteduro, dice: «Aspetti, prego». Bussa. Dietro l'uscio c'è il sottosegretario all'Interno di An. L'uomo con la delega alle Forze di polizia. Il capo degli armigeri. Mi preparo all'incontro con un duro. La porta si spalanca e...

«Benvenuto», dice Mantovano con un sorriso malinconico come un verso di Leopardi. Decido di tirarlo su.
     «lieto di conoscerla in carne e ossa. In tv mi ha fatto l'impressione di uno che pensa prima di parlare», dico. Lui tace e analizza. Si chiede se sono sincero o ironico o addirittura lecchino. Dopo avere riflettuto e soppesatO,tira le somme. «Grazie», è la sua meditata risposta. Fa cenno di scegliere tra poltrona e divano. Opto per il divano e siedo. Poi siede lui e attende che sia io a dire qualcosa.
     «Lei è magistrato in aspettativa. Era già di An quando esercitava?», chiedo.
   «Iscritto, no. Ma ho sempre avuto simpatie di destra. A 18 anni ero in Alleanza cattolica, nota per il tradizionalismo», dice.
     «Lefevriano?», chiedo.
     «No. Erano i valori civili a coincidere con quelli della destra».
     «Sentimenti respirati in casa?".
     «Maturazione personale. Già alle elezioni del '72, a 14 anni, andavo ai comizi di Giorgio Almirante».
   «Nel suo curriculum c'è anche qualche molotov?».
     «Neanche una scazzottata. Arrivando qua dei funzionari del ministero sono venuti da me a mettersi in vista. Uno mi ha detto: "Sono sempre stato fascista". Gli ho risposto: "lo mai. Perciò se ne vada"».
   «Lei è un magistrato che si è poi schierato. Lecito pensare che, già prima, le sue sentenze fossero di parte», dico.
   «Tutti possono testimoniare che le mie idee non hanno influito sulle decisioni. Ho preso la tessera un anno dopo relezione alla Camera nel '96», dice.
   «Avete una pessima abitudine:,rirmettervi la toga quando uscite dalla politica. Lo farà pure lei?».
   «Sì, perché se uno ha famiglia deve poterla mantenere».
     «Se fossi di sinistra non vorrei essere giudicato da leÌ».
   «Non tornerò a Lecce, la mia città e sede politica, né in Puglia. Non è detto poi che debba occuparmi di penale. Non ci vedo scandalo se riprendessi a 500 km di distanza in un tribunale civile».
     «Il Cav sostiene che per fare il magistrato bisogna essere mentalmente disturbati. Offeso?», dico.
     «Non l'ha detto in un convegno giuridico, ma in una chiacchierata estiva».
     «Sbaglia a dirvi pazzi?».
     «Se frequentasse magistrati, cosa che non credo, ne sarebbe convinto anche di più», dice e sorride per la seconda volta. Un fuggevole sorriso da Gioconda.
     «È così diffusa la demenza tra voi?», chiedo",
    «Cito casi trattati dal Csm. Un giudice, convertito all'induismo, emetteva sentenze non in nome del popolo italiano, ma di VÌsnù. Un altro, per reati commessi da sconosciuti, faceva sentenze contro ignoti. "CosÌ quando sapremo chi è, c'è già la condanna", diceva».
     «O Signùr. Come ci difendiamo?».
     «Con un serio test di equilibrio psicofisico a chi entra in magistratura. Se lo si fa a un pilota da cui dipende la vita dei passeggeri, non si vede perché non farlo a chi decide della libertà, dunque della vita del prossimo», dice. E concede il suo terzo sorriso. L'ultimo per un po'. Anche perché quel che segue, non invita.

Un momentaccio per stare agli Interni. Br, anarchici, islamici.
«La sconfitta delle Br sembra definitiva. Solo 10-15 sono ancora in libertà».

Gli anarco insurrezionalisti?
«La questione è aperta. Ce ne sono in giro alcune centinaia. Sono gli epigoni estremi della distruttività del '68 e del '77».

Tanti in Sardegna.
«Il caso sardo è a sé, studiato a sé. Un misto. di anarchismo, indipendentismo, vetero marxismo».

Infine, l'islamismo.
«Oltre all' ordinaria amministrazione. Mai come negli ultimi due anni tante manifestazioni. Sindacali, per la pace, ecc. Poi gli stadi. Molti più fronti che negli anni 70».

Si parla da ogni parte di chiudere la «stagione» del terrorismo, amnistiando qua e là.

«Sono contrario a prowedimenti generali. Con oltre cento terroristi liberi in Francia, niente è chiuso».

E il caso Cesare Battisti.
«Quando Battisti dice "non ho nulla da rimproverarmi", prova che tutto è ancora aperto. Oltre al rischio che chi esce in anticipo dia una mano agli attivi di oggi».

An è contro la grazia a Sofri. Lo volete In galera fino a 80 anni?
«Su Sofri non ho certezze. Posso riferire una sensazione personale. Quando la legge che lo riguardava è stata bocciata,io giUdice penale, ho provato disagio nel vedere parte del Parlamento applaudire il fatto che una persona resti in carcere».

Il grande attentato islamico è solo questione di tempo?
' «Non ci sono segnalazioni su un attentato specifico. Ma si va per deduzioni, l'Italia è particolarmente nel mirino».

Bella notizia, e perché?
«C'è un romanzo diffuso in Egitto da qualche anno. La tesi è che colui che riscatterà l'Islam ha tre nemici: Usa, Israele e Chiesa cattolica. Il vertice della Chiesa è in Vaticano, cioè qui. Il libro, che va a ruba non solo in Egitto, alimenta una mentalità».

Mubarak resta a guardare?
«L'Egitto fa un lavoro serio contro la minaccia terrorista. Non sta a me dire se nelle misure debba rientrare la censura».

La guerra in Irak è un passo contro il terrorismo o l'opposto?
«Uno sforzo concreto per vincerlo. L'Irak sta molto meglio di un anno fa, per ordine, approvvigionamenti, stipendi. Ma è per i fondamentalisti quello che la Spagna del 1936 era per il marxismo sovietico: la frontiera dove concentrare gli sforzi. Cedere, sarebbe perciò una resa al terrorismo».

I terroristi si intrufolano coi flussi extracomunitari?
«Sarebbe poco economico mettere terroristi preparati su un'imbarcazione di dieci metri a rischio di naufragio. Il reclutamento avviene tra immigrati regolari che non avevano questa intenzione».

Facendo accoglienza, come direbbero la Caritas e Gianfranco Fini, ci scaviamo la fossa?
«L'accoglienza è un fatto primordiale, non ci si può sottrarre. Diversa è l'integrazione che dà allo straniero eguali diritti in cambio di rispetto dei nostri valori essenziali. Il voto proposto da Fini è un contributo: isola i malintenzionati; distingue tra religione e politica in chi le confonde».

Magistrato Mantovano, la stragrande maggioranza dei suoi concittadini non ha fiducia nelle toghe. Ha ragione?
«Ahimè, sì. Temo che la tensione morale dei giudici si sia abbassata. Con riflessi più sull' efficienza che sull'imparzialità. Ce ne sono meno di una volta che lavorano 12 ore al giorno». Anche l'imparzialità fa acqua.

«La magistratura si è staccata dalla realtà. Si arroga il diritto di pensare alla politica, Quando si fanno convegni sui sistemi elettorali, Rai-tv, ecc. si esce totalmente dal seminato». I magistrati che si scambiano facezie via internet su Parlamento e governo?
«Li prenderei uno per uno e verificherei il loro carico di lavoro».

Giancarlo Caselli, dopò avere sbagliato tutto a Palermo, è stato promosso a Torino. Logico?
«Facendo certi processi si sono distolte energie a questioni urgenti. Però le sentenze che rigettano le accUse di Caselli non dicono che erano campate in aria, ma che le prove erano insufficienti».

Caselli, tra Palermo e Torino, ha fatto il capo delle carceri. Per molti un limbo in attesa della promozione. È serio?
«Per fortuna il suo successore, Tinebra, sta lavorando bene».

Il ds Luciano Violante è davvero il capo del partito dei giudici?
«Se oggi alzasse il telefono per dire a un magistrato di sinistra: "Fai così", riceverebbe una pernacchia. La magistratura non vuole contatti coi politici. Ormai si ritiene legittimata a dare loro lezionÌ».

Allora il mitico Luciano è un ex capo partito?
«Quando guidava l'Antimafia, forse giocava di sponda con qualche procuratore. Ma è roba di dieci anni fa».

Che pensa di Fini?
«Persona seria che se dice una cosa la fa. Inconsueto in politica».

Perché lo preferisce al Cav?'
«Non ho dovuto scegliere tra i due. Mi sembra però che se uno ha convinzioni di destra, essere in An è coerente con la sua vita».

Che pensa del Cav?
. «Straordinaria resistenza. Dopo la scossa data alla politica italiana, nessuno avrebbe resistito come lui agli attacchi avuti».

È un perseguitato giudiziario?
«Ha subito iniziative giudiziarie volutamente abnormi come l'avviso di garanzia di Napoli per un'accusa infondata. Un danno enorme. Come accusare un medico in un congresso di fare traffico di organÌ».

Se il Cav fosse condannato nel caso Sme, dimissioni?
«Ci saranno polemiche. Ma la Costituzione dice che la responsabilità si ha solo dopo i tre gradi di giudizio».

Col suo ministro, Giuseppe Pisanu, ex dc di sinistra, come va?
«Stima reciproca e condivisione piena del doppio obiettivo: lotta ai terroristi e integrazione degli islamici».

Il suo capo della pollzia, Giovanni De Gennaro, lo era già con la sinistra e ne godeva la fiducia. Lei si fida?
«Ha equilibrio e personalità. È sempre disponibile. Non si nega mai quando alzo il telefono...».

Ci mancherebbe...
«...pronto a ragionare. Uno immagina che il capo della polizia batta i pugni sul tavolo. In lui invece ogni decisione è frutto di ragiona~ mento». «Hu, hu. Della serie: meglio tenerselo buono», dico. Mantovano tace con un enigmati co sorriso


    

 

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