ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su il Giornale (n. 17 Pag. 4) |
Sabato 21gennaio 2006 |
Gian Maria De Francesco LE REAZIONI ALLA DENUNCIA DEL SENATORE DIESSINO
Il Polo stringe alle corde Brutti
da Roma «Massimo Brutti ha utilizzato il Copaco per calunniare e insultare il presidente del Consiglio e per svolgere in quella sede un'operazione di bassa propaganda elettorale poi trovando nel Corriere della Sera la cassa di risonanza mediatica». Il vicecoordinatore nazionale di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto, non ha usato perifrasi per stigmatizzare la sortita del responsabile Giustizia dei Ds giovedì scorso in comitato. Sortita effettuata allo scopo di denunciare al segretario generale del Cesis, Emilio Del Mese, la «campagna di aggressione politica nei confronti dell'opposizione da parte di pubblici ufficiali infedeli o peggio di settori degli apparati» che, secondo Brutti, avrebbero contribuito ad avvelenare il clima delle inchieste giudiziarie su Unipol. Con un chiaro riferimento alle intercettazioni pubblicate dal Giornale e alla deposizione spontanea del premier alla Procura di Roma. «Mai in questi cinque anni il Copaco era stato utilizzato per un'operazione di killeraggio politico di così basso livello», ha aggiunto Cicchitto, componente del comitato, ma assente così come l'ex ministro Maurizio Gasparri nella seduta del Brutti-show finita poi sulle pagine del quotidiano di Via Solferino. Il vicecoordinatore di Forza Italia ha poi precisato che «non risulta in alcuna sede che il presidente del Consiglio abbia sviluppato alcuna attività parainvestigativa di alcun tipo, come dice mentendo Brutti, e tantomeno che i nostri servizi siano stati coinvolti in attività meno che corrette». Cicchitto ha inoltre puntualizzato che l'iniziativa «risponde solo ai meccanismi comunicativi della strategia di Goebbels» evocati dal segretario Ds Fassino e, per la sede scelta, ha implicato la rottura di un accordo istituzionale bipartisan. «Le minacce rivolte agli operatori dei servizi - ha concluso - sono l'inquietante testimonianza di ciò che fermenta in quei bassifondi della sinistra, solitamente impegnata nelle operazioni di diffamazione e aggressione poliziesca». Per l'esponente di Forza Italia «l'angoscia e il nervosismo dei Ds a causa del caso Unipol li porta a venir meno anche alle più elementari norme di correttezza del comportamento parlamentare». Bisogna infatti ricordare che l'articolo 11 della legge di riordino dei servizi segreti vincola al segreto di Stato i componenti del Copaco. La divulgazione al Corriere dei contenuti della seduta, terminata alle 16 di giovedì scorso, ha impedito agli altri parlamentari di intervenire sollecitamente su quella che ambienti di maggioranza definiscono un'operazione di disinformatija. «Il senatore Brutti - ha dichiarato l'ex ministro Maurizio Gasparri, vicepresidente del Copaco - ha utilizzato un delicato organo istituzionale per una bieca operazione di propaganda». Il fatto, secondo Gasparri, è di una gravità sconcertante. «Calunniare senza argomenti concreti è il tipico atteggiamento di una sinistra stalinista», ha ribadito. Il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano (An), ha invece invitato Brutti a rivolgersi alla Procura della Repubblica. «È una delle conferme - ha detto - che nella vicenda che li coinvolge i Ds hanno perso non solo la faccia, ma anche la testa». Il sottosegretario alla Giustizia Jole Santelli si è interrogata sull'«inutile polverone» sollevato dai Ds. «Quali scheletri negli armadi nascondono per avere tanta paura?», ha chiesto. Anche il vicepresidente della Camera, Alfredo Biondi, ha definito «inaccettabile» l'atteggiamento della Quercia sottolinenado che quando «la vernice del buonismo salta, vengono a galla le vecchie usanze».
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